Azerbaijan e Russia ai ferri corti
La disputa sull’energia, parte di un più generale confronto tra Russia e Occidente nel Caucaso, sta portando al deterioramento delle relazioni tra i due paesi. Le possibili conseguenze di un mutamento della politica estera azera. Nostra traduzione
Di Kenan Guluzade*, Baku, per IWPR, 11 gennaio 2007 (titolo originale: "Azerbaijan and Russia at Loggerheads")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall’Asta
Il 2007 in Azerbaijan si è aperto con il deteriorarsi delle relazioni con la Russia. Baku ha smesso di ricevere rifornimenti di gas dalla Russia e ha bloccato il trasporto del proprio petrolio attraverso l’oleodotto Nord per il Mar Nero, che attraversa la Russia. Gli esperti vedono in questo un nuovo e significativo mutamento nella politica estera azera, che si allontana sempre più da Mosca.
Le relazioni tra i due Paesi vicini sono peggiorate alla fine del 2006, a dispetto del fatto che quest’ultimo fosse l’"anno della Russia" in Azerbaijan. Il gigante russo del gas, Gazprom, ha dichiarato che avrebbe aumentato il prezzo del gas per l’Azerbaijan, da 110 a 235 dollari Usa per ogni 1.000 metri cubi, e che avrebbe ridotto le forniture di due terzi. Contemporaneamente i prezzi del gas sarebbero rimasti inalterati per l’Armenia, rivale e nemica dell’Azerbaijan.
L’Azerbaijan ha risposto dichiarando che dall’8 gennaio avrebbe smesso di pompare petrolio verso il porto russo di Novorossiisk, e avrebbe usato il mazut (un olio combustibile di bassa qualità) per compensare la scarsità di gas naturale.
Il presidente azero Ilham Aliev si è scagliato contro la Russia in un’intervista alla stazione radio moscovita Ekho Moskvy, dichiarando: "Ho deciso di trovare un modo, per l’Azerbaijan, di uscire da questa situazione con perdite minime ma anche con dignità. Non posso permettere che l’Azerbaijan divenga un Paese succube di un ricatto commerciale. L’Azerbaijan non è più uno Stato che possa essere forzato a fare le cose. La Gazprom può chiedere 500 dollari o anche mille per il suo gas, questo è un suo diritto. Ed è un nostro diritto rifiutarlo".
Gli analisti a Baku sostengono che la situazione di stallo tra i due Paesi, dopo che negli ultimi anni si era assistito ad un miglioramento delle relazioni, ha cause geopolitiche oltre che economiche. "La Russia sta chiedendo un appoggio da parte dell’Azerbaijan per le sue politiche contro la Georgia, mentre non offre nessuna seria contropartita nella diatriba con l’Armenia sul Karabakh", ha detto lo scienziato politico Ilgar Mamedov. "Il rifiuto dell’Azerbaijan di accettare questa politica regionale ha infastidito Mosca. Ecco perché le relazioni si sono raffreddate".
"Tutto ciò è la continuazione di un grande confronto geopolitico tra la Russia e l’Occidente, gli Stati Uniti in primo luogo", ha sostenuto l’esperto in materia di Caucaso Arif Yunus. "Essendosi assicurata grandi quantità di petrodollari, Mosca ha adottato una politica più aggressiva nel Caucaso meridionale. I politici russi hanno iniziato a sentirsi sicuri di poter recuperare quello che hanno perduto durante gli anni ’90 del secolo scorso".
Yunus ha affermato che Mosca ha fatto male i suoi calcoli, confidando nell’appoggio dell’Azerbaijan per la sua campagna contro la Georgia e ricevendone invece un secco rifiuto.
L’Azerbaijan si è impegnato ad inviare gas alla Georgia a partire dall’11 gennaio, con un accordo siglato in dicembre in virtù del quale la Georgia riceverà un milione di metri cubi di gas al prezzo di 120 dollari ogni 1.000 metri cubi – circa la metà del prezzo richiesto dalla Russia – per un periodo di tre mesi. La Georgia spera anche, in febbraio, di ricevere parte della fornitura di gas destinata alla Turchia del nuovo gasdotto Baku-Tbilisi-Erzerum.
Yunus ha sostenuto che la controversia potrebbe avere conseguenze sfavorevoli per i lavoratori azeri emigrati in Russia, specialmente quelli che commerciano sul mercato russo. Quasi due milioni di azeri vivono in Russia, e le loro rimesse sono la principale fonte di sostentamento per molte famiglie in Azerbaijan. Yunus ritiene che se la disputa dovesse peggiorare, molti di questi emigranti potrebbero essere espulsi dalla Russia.
Alcuni esperti vedono questo litigio come un punto di svolta nella politica estera dell’Azerbaijan. Rauf Mirkadyrov, commentatore politico del quotidiano Zerkalo, ha scritto: "Le forze politiche filo-occidentali possono dare fiato alle loro trombe. Sembra che stiamo assistendo a un nuovo drastico mutamento nella politica estera dell’Azerbaijan".
"L’Azerbaijan ha dovuto decidere le sue priorità in politica estera", ha affermato Arastun Orujlu, direttore del centro ricerche Est Ovest. "Gli attuali eventi mostrano che l’Azerbaijan ha fatto la sua scelta e si è spostato verso l’Occidente".
Orujlu ha detto che la Russia stava cercando di usare il gas come arma politica, ma che questo non aveva impatto nei confronti di un produttore di energia come l’Azerbaijan.
Egli ha predetto che la Russia tenterà di fare nuove pressioni sull’Azerbaijan, forse approfittando della propria influenza in Armenia.
La reazione dell’Azerbaijan alle misure prese dalla Russia è stata dura. Oltre ad aver interrotto il trasporto del petrolio attraverso l’oleodotto Baku-Novorossiisk, e oltre ad aver fornito gas alla Georgia, il governo ha annunciato che avrebbe smesso di trasmettere i canali televisivi russi a partire dal luglio di quest’anno. Come se ciò non bastasse, il presidente Aliev ha descritto la Comunità degli Stati Indipendenti come un’organizzazione "inutile" per l’Azerbaijan.
Yunus ha sostenuto comunque che la diatriba tra Russia e Azerbaijan non sarebbe diventata così grave come quella tra Russia e Georgia, dicendo che le due parti avevano comunque molti interessi comuni.
"Un ruolo lo giocherà anche un certo modo di pensare: meglio stare con la Russia che con l’Occidente democratico, che dimostra sempre di avere dei problemi con le elezioni", ha detto Yunus. "Inoltre non possiamo dimenticare la vasta diaspora azera in Russia. E il fatto principale è che i leader del nostro Paese non hanno una strategia chiara su come sviluppare né la nostra politica estera, né quella interna".
"Tutto dipende dalla situazione politica interna in Russia", ha concluso l’analista politico Ilgar Mamedov. "Putin si atterrà alla sua politica, di mettere l’Azerbaijan sotto pressione, solo finché ciò non metterà a repentaglio i suoi interessi nelle elezioni del 2008. Ma non gli conviene guastare le relazioni con l’Azerbaijan fino al punto in cui è giunto nei rapporti con la Georgia, perché in tale caso il vero risultato dei suoi otto anni di governo sarà quello di avere due repubbliche del Caucaso meridionale completamente staccate dalla Russia."
*Kenan Guluzade è vicedirettore del quotidiano Zerkalo di Baku