La Serbia dopo il voto

Conclusa la tornata elettorale, i dati ancora preliminari indicano già i possibili scenari per la formazione del nuovo esecutivo di Belgrado. Per i partiti democratici si tratterà di un nuovo difficile test

23/01/2007, Danijela Nenadić - Belgrado

La-Serbia-dopo-il-voto

Boris Tadic e Vojislav Kostunica

Secondo le stime della maggior parte degli analisti le elezioni parlamentari tenutesi il 21 gennaio 2007 in Serbia non hanno portato grandi sorprese. Come atteso, il più forte partito singolo continua ad essere il Partito radicale serbo (SRS), mentre il Partito democratico (DS) ha ottenuto quasi il doppio dei voti che aveva ottenuto alle elezioni tenutesi nel dicembre 2003. Senza dubbio la più grossa sorpresa è rappresentata dal Partito liberal-democratico (LDP) di Ceda Jovanovic che è riuscito ad oltrepassare lo sbarramento 5%, ndt..

Secondo i risultati preliminari della Commissione elettorale della Repubblica (RIK) alle elezioni parlamentari ha votato il 60,55% degli elettori. Sulla base dei primi risultati a disposizione della RIK sei liste hanno superato lo sbarramento e la distribuzione delle forze è la seguente: Partito radicale Serbo (SRS) 28,7% di voti, Partito democratico (DS) 22,6%, Partito democratico della Serbia e Nova Srbija (DSS-NS) 16,3%, G17 plus 6,8%, Partito socialista della serbia (SPS) 5,6%, Coalizione Partito liberal democratico, Alleanza civica della Serbia, Unione socialdemocratica, Lega dei social democratici della Vojvodina (LDP-GSS-SDU-LDSV) 5,3%.

Nella nuova composizione del parlamento parteciperanno anche i partiti delle minoranze nazionali. L’Alleanza degli ungheresi della Vojvodina – Jozef Kasa (SZV) ha ottenuto l’1,57% di voti, la coalizione Lista per il Sangiaccato – dr Sulejman Ugljanin 0,91%, l’Unione dei Rom della Serbia dr Rajko Djuric 0,42% e il Partito dei rom – Srdjan Sajn 0.39%. Secondo i risultati preliminari la coalizione degli albanesi della valle di Presevo non avrebbe ottenuto voti a sufficienza per l’ingresso in parlamento, ma è necessario attendere i risultati finali per poter confermare questo dato.

Le minoranze nazionali avranno i propri rappresentanti anche sulle liste dei grandi partiti che hanno passato lo sbarramento, così sarà per il Partito democratico del Sangiaccato di Rasim Ljajic che ha preso parte alle elezioni con la lista del DS e avrà tre seggi.

Sotto la percentuale di sbarramento, fra gli altri, si trovano il Partito per il rinnovamento serbo (SPO) di Vuk Draskovic, il Partito socialdemocratico di Nebojsa Covic (SDP) e il Movimento Forza Serbia (PSS) del latitante Bogoljub Karic.

Se trasformiamo le percentuali in seggi, nella nuova composizione parlamentare siederanno 81 parlamentari dell’SRS, 65 del DS, 47 della coalizione DSS-NS, 47 della coalizione DSS-NS, 19 del G17 plus, 16 deputati dell’SPS, 15 della coalizione LDP-GSS-SDU-LSDV, 3 del SZVM, 2 dell’SDA e due rappresentati dei partiti rom (Unione dei rom della Serbia e Partito dei rom).

La vignetta di Corax pubblicata su Danas (23 gen.07)

Secondo la valutazione degli osservatori locali e internazionali, le elezioni appena concluse sono trascorse senza grandi incidenti e irregolarità. Marko Blagojevic del Centro per le libere elezioni e la democrazia (CESID) questa notte ha riferito di solo pochi casi di violazione della procedura elettorale che non possono influire sul risultato complessivo. Gli osservatori dell’OSCE hanno valutato che le elezioni parlamentari sono state regolari e ben organizzate, esprimendo la loro soddisfazione per la tranquillità durante la elezioni e la campagna elettorale.

Secondo le stime della maggior parte degli analisti queste elezioni non hanno cambiato molto il quadro politico della Serbia. Zoran Lucic, direttore esecutivo del CESID riferisce che nel paese non è cambiato nulla dal 2003. L’SRS e l’SPS continuano ad avere insieme 1,4 milioni di voti, mentre i partiti del cosiddetto blocco democratico insieme hanno ottenuto 2,6 milioni di voti, che sono circa 200.000 voti in più rispetto le precedenti elezioni. Nelle varie dichiarazioni durante la notte delle elezioni gli analisti hanno stimato che il cosiddetto blocco democratico (DS, DSS-NS, G17 plus) ha una maggioranza sufficiente in parlamento per formare un governo stabile, e in questo processo possono aspettarsi l’aiuto dei partiti delle minoranze nazionali. Però ancora nessuno può con certezza fare un pronostico su come apparirà il nuovo governo, né se suddetti partiti saranno in grado di superare le loro grandi differenze sui programmi e le vanità personali. Allo stesso tempo, è indiscussa la credenza che i colloqui per la formazione del nuovo governo saranno lunghi e pesanti, e che i politici democraticamente orientati si trovano di fronte ad un nuovo test.

Le combinazioni post elettorali sono iniziate subito dopo la pubblicazione dei risultati preliminari. Tutti quelli che nella notte delle elezioni sono apparsi su vari media indicano che, nonostante le numerose differenze, il governo dovrebbe essere formato dai democratici di Tadic, dai popolari di Kostunica e Ilic e dai tecnici di Mladjan Dinkic. Queste tre liste, secondo i risultati avuti fino ad ora, hanno 131 deputati, un numero che gli garantisce una stabile maggioranza in parlamento.

Gli osservatori dell’OSCE

Ricordiamo che il parlamento serbo è composto da 250 deputati, e per un governo di maggioranza è necessaria la metà più un deputato 126 deputati, ndt.. Dall’altra parte, del tutto impossibile appare la formazione di un governo di minoranza in cui entrerebbero il DS, G17 plus e LDP. Ceda Jovanovic e i suoi partner di coalizione molto probabilmente li vedremo all’opposizione perché sia Kostunica che Jovanovic hanno rigettato la possibilità di entrare insieme al governo. I Radicali che, che molti vedono come i vincitori di queste elezioni, nemmeno questa volta hanno la possibilità di formare il governo, né da soli né con l’SPS. C’è pure un calcolo secondo il quale SRS, DSS-NS e SPS potrebbero insieme avere 144 deputati e quindi molto più che una stabile maggioranza, ma su questo si conta poco. In questo senso, la maggior parte degli analisti afferma che una tale mossa sarebbe pessima per Kostunica, che la comunità internazionale non guarderebbe con benevolenza ad una tale mossa, ma anche che i radicali fino ad ora hanno più volte ripetuto che non andranno in coalizione con Kostunica

Allo stesso tempo, nel corso dei colloqui sulla formazione del futuro governo l’insistente rifiuto di Kostunica di dichiararsi sui suoi possibili partner di coalizione suscita un certo sospetto. Tuttavia, gli analisti hanno espresso una buona dose di ottimismo circa il pragmatismo e la comprensione degli interessi di Stato da parte degli attori principali, Tadic, Kostunica e Dinkic.

L’analista politico e presidente di Transparency Serbia, Vladimir Goati, afferma che i colloqui saranno molto difficili e che la battaglia maggiore si condurrà sulla questione del futuro premier, del ministro delle Finanze, della Polizia e della Giustizia. Goati non esclude la possibilità del non raggiungimento di un accordo, cosa che porterebbe a nuove elezioni e stima che ciò andrebbe a svantaggio del blocco democratico.

Presente alla trasmissione televisiva di B92 il giornalista Dragan Bujosevic ha espresso la fiducia che il DS, DSS-NS e G17 plus troveranno interessi sufficienti per formare il governo, dichiarando allo stesso tempo che un tale governo probabilmente non avrà un lungo corso, soprattutto a causa della futura soluzione del Kosovo.

A giudicare dalle prime reazioni dei partiti, tutti sono soddisfatti, eccetto, in modo paradossale, l’SPS che si aspettava un migliore risultato elettorale. I primi a tenere la conferenza stampa sono stati i rappresentanti del SRS, i quali hanno dichiarato che questo partito ha vinto e che la Serbia deve solo avere ancora un po’ di pazienza fino alla loro definitiva vittoria e ottenimento di sufficienti mandati per formare un governo da soli. Benché queste dichiarazioni non corrispondano a realtà, è fuor di dubbio che i radicali abbiano ottenuto un buon risultato e non possono che esserne soddisfatti. Questo partito alle elezioni dell’altro ieri ha ottenuto 1.150.000 voti, dato che rappresenta il loro secondo miglior risultato. Allo stesso tempo, si è dimostrato la credenza errata di alcuni analisti secondo la quale la grande affluenza alle urne sarebbe andata a favore del blocco democratico, ed è risultato altrettanto evidente che gli analisti di qua non sono ancora in grado di prevedere il comportamento degli elettori.

I democratici di Boris Tadic la notte scorsa hanno espresso la loro soddisfazione, soprattutto per il fatto che questo partito ha ottenuto il maggior numero di voti dalla sua fondazione, quasi raddoppiando il suo potenziale di elettori. Ricordiamo che nella precedente composizione parlamentare i democratici avevano 37 deputati, mentre a queste elezioni hanno portato il loro numero a 65. Se trasformiamo questo risultato in voti, il DS a queste elezioni ha ottenuto circa 920.000 elettori in Serbia.

In via non ufficiale sappiamo che il loro obiettivo era di raggiungere un milione di voti, così da ottenere un grande passo avanti sull’intero territorio della Serbia, compreso pure qualche luogo tradizionalmente radicale. Di contro, e in modo inatteso, i democratici perdono a Belgrado dove i radicali, per la prima volta dall’introduzione delle elezioni multipartitiche in Serbia, hanno ottenuto più voti del DS. La differenza della proiezione di 80.000 voti il DS l’ha persa perlopiù proprio nella capitale, dove i voti gli sono stati sottratti dall’LDP che a Belgrado ha ottenuto quasi il 2,5% in più di voti che a livello nazionale.

Questo dato mostra anche il fatto che in Serbia non esistono più luoghi in cui si vota tradizionalmente per un certo partito o blocco, sicché il DS ha pagato lo scotto di una campagna piuttosto debole condotta a Belgrado.

Kostunica nella notte elettorale si è comportato in modo tranquillo, dichiarando di essere soddisfatto dei risultati raggiunti e, come ha precisato, del comportamento degli elettori della Serbia. Anche le sedi di Dinkic e di Jovanovic hanno dichiarato di essere soddisfatti dei risultati. Jovanovic ha avuto più di un motivo per festeggiare, dal momento che erano pochi quelli che in Serbia avevano previsto che passasse lo sbarramento, soprattutto con una così alta affluenza. Jovanovic rivolgendosi ai giornalisti ha dichiarato che il successo della sua coalizione è una vittoria per tutti in Serbia, la vittoria politica di Zoran Djindjic e il segno che in Serbia c’è abbastanza energia positiva per risolvere i problemi.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta