Le lotte di giovani avvocati in Georgia
L’Associazione dei giovani avvocati in Georgia (Gyla) è una delle maggiori ONG nel Paese e fornisce assistenza legale gratuita a chi ne ha bisogno. È spesso critica verso il governo e preme per maggiore trasparenza, lottando contro un sistema giudiziario che vede nella capitale un tasso di assoluzioni allo 0,04%. Nostra intervista alla direttrice esecutiva Ekaterine Popkhadze
Gyla è nota per l’assistenza legale gratuita che fornisce. Ricevete molte richieste?
Lo Stato fornisce assistenza legale gratuita solo nei processi penali, ma non in quelli civili, quindi quasi tutte le persone che non si possono permettere un avvocato si rivolgono a noi. Ma lavoriamo nei processi penali anche perché lo Stato assiste solo chi vive sotto la soglia di povertà o si trova in casi in cui la difesa è obbligatoria. L’anno scorso abbiamo fornito 132.000 consulenze.
In che modo la gente viene a sapere del vostro lavoro e dei servizi che offrite?
Prima facevamo pubblicità, ora non serve più. Al momento abbiamo oltre 600 membri e 128 dipendenti, ma spesso ci sono file di 10-20 persone davanti ai nostri uffici. Spesso arrivano direttamente dai tribunali: vanno lì per sporgere denuncia, non sanno come fare e vengono reindirizzate da noi.
Con il vostro lavoro non vi occupate solo di casi individuali, ma cercate anche di influenzare scelte di governo e parlamento…
Sì, e a volte per ottenere ciò che richiediamo dobbiamo rivolgerci alla Corte europea per i diritti umani. Ad esempio, il governo si rifiutava di applicare una legge che garantisce una compensazione alle vittime della repressione sovietica. I tribunali nazionali hanno dato ragione al governo perché la legge non stabiliva le procedure per il pagamento, ma la Corte di Strasburgo ha obbligato il governo a fare gli emendamenti necessari e pagare. Noi abbiamo proposto una commissione speciale che se ne occupasse, ma il governo ha preferito costringere tutte le vittime a rivolgersi ai tribunali per stabilire l’entità della compensazione, probabilmente sperando di avere meno richieste rendendo la vita difficile alle vittime. Allora abbiamo deciso di fornire assistenza gratuita a tutti, e per 4 o 5 mesi abbiamo lavorato moltissimo, avevamo oltre 100 casi al giorno. Sono sicura che ora rimpiangono di non aver formato la commissione.
Che rapporti avete con il governo? Da un lato riempite un vuoto importante lasciato dal governo, dall’altro non perdete occasione per criticarne l’operato…
Come organizzazione abbiamo il compito di difendere i diritti umani e farci sentire in caso di violazioni, ma vogliamo anche avere un rapporto costruttivo con il governo. Ad esempio ci esprimiamo spesso quando si discute una legge, anche attraverso il nostro rappresentante presso il Parlamento, che a volte partecipa anche alle discussioni delle commissioni parlamentari. Purtroppo non posso dire che le nostre opinioni siano spesso prese in considerazione, specialmente quando la legge è molto importante per il governo.
Salendo al governo, Saakashvili sottolineò che voleva il rispetto delle leggi in Georgia. Pensa che le istituzioni e la polizia lo facciano?
Vogliono che i cittadini rispettino la legge, ma quando si tratta di loro… è diverso. Ad esempio, riconosciamo che la situazione è molto migliorata per quanto riguarda la corruzione di polizia e magistratura. Ma quest’ultima non è ancora indipendente, è soggetta a forti pressioni da parte del governo, e i procuratori sono molto potenti.
Che cosa intende?
Come evidenziato anche da molti report di organizzazioni internazionali, il tasso di assoluzioni in Georgia è molto basso, 0,04% per i processi penali a Tbilisi nel 2010. Nella maggior parte dei casi, 85% per i processi penali, gli imputati patteggiano la pena: sapendo che le assoluzioni sono così poche, non si difendono nemmeno se hanno prove della propria innocenza. Quindi i nostri avvocati non possono garantire l’assoluzione persino quando l’accusato è in una posizione potenzialmente di forza, mentre l’accusa può far valere l’offerta di una pena certa, ma molto inferiore.
Abbiamo avuto un arresto per il furto di un pezzo di legno del valore di 20 lari (meno di 10 euro). L’unica prova era la testimonianza della vittima, peraltro contraddittoria. In teoria sarebbe stato facile dimostrare la vaghezza delle accuse, e comunque non si dovrebbe rischiare la prigione per un’infrazione come questa. L’uomo si è dichiarato innocente, ha affrontato il processo e ha preso un anno di prigione. Al momento stiamo ricorrendo in appello, ma lui rimane in prigione. Per un pezzo di legno.
Di recente avete pubblicato i risultati di un’analisi forense che mette in dubbio la versione governativa dei fatti del 26 maggio, quando la polizia disperse con la forza un’ondata di manifestazioni. Che successe quel giorno?
Abbiamo rilasciato un report preliminare, presto pubblicheremo quello definitivo di circa 170 pagine. Chiediamo al governo di investigare con trasparenza su quei fatti. In generale, riteniamo che ci siano state palesi violazioni dei diritti umani e uso eccessivo della forza da parte della polizia, che ha bloccato ogni via d’uscita al preciso scopo di fermare, arrestare e percuotere i manifestanti. Alcuni sono stati picchiati dopo l’arresto. Ci sono stati casi di persone diabetiche a cui sono stati negati i trattamenti appropriati. E di nuovo, come dopo le proteste del 2009, abbiamo avuto un’ondata di arresti di attivisti per detenzione di droga o armi o resistenza ai pubblici ufficiali. Molte di queste accuse sembrano fasulle.
Negli ultimi anni, dopo la Rivoluzione delle rose, in occidente si è creata un’immagine generalmente positiva della Georgia e di Mikheil Saakashvili, come di un uomo amico dell’occidente e amante della democrazia che aveva rovesciato un regime autoritario. Non vi è però il rischio che proprio per questo la comunità internazionale sia più disposta a chiudere un occhio sulle carenze democratiche del Paese?
Sappiamo che il nostro presidente investe molto (e molto denaro pubblico) sulle pubbliche relazioni. Nonostante ciò, in Georgia molte sfere rimangono problematiche: elezioni, libertà dei media, indipendenza della magistratura, diritto alla proprietà… e purtroppo anche la libertà di parola e quella di assemblea sono sotto attacco. Siamo molto grati per il sostegno delle organizzazioni internazionali, ma continuiamo a pensare che spesso dovrebbero essere più critiche verso il nostro governo.