PMI in Montenegro: accettare le regole del mercato
Il governo montenegrino sta facendo molto per sviluppare le piccole e medie imprese nel Paese. Spetta anche a queste ultime ora accettare sfide e rischi del mercato. Un’intervista a Ljlijana Filipović, vice presidente della Camera di commercio del Montenegro
Quale la situazione in Montenegro relativa alle piccole e medie imprese?
Rappresentano il 99% della struttura economica montenegrina, è a loro ascrivibile il 31% delle esportazioni e il 61,8% dei posti di lavoro offerti. Questi dati dicono molto della loro importanza ed è per questo che il loro sviluppo è previsto in numerosi documenti strategici.
Un buon esempio può essere il più recente, la Strategia per lo sviluppo delle Pmi 2011-2015, realizzato dal governo montenegrino. Il piano si propone di aumentarne il numero del 25%, gli assunti del 17% e di crescere l’export dei loro prodotti sino ad arrivare ad una fetta del 35% ed arrivare ad un loro contributo alla creazione del Prodotto nazionale lordo al 50%.
L’obiettivo è quello attraverso riforme di migliorare l’ambiente economico in cui le Pmi operano. Tra i provvedimenti previsti quello di aumentare le linee di credito, la competitività, l’avvio di nuove aziende. Si è già provveduto a posporre il pagamento di tasse sui profitti e dei dazi doganali e la creazione di incentivi per l’assunzione di determinate categorie di disoccupati.
E per le microimprese? Spesso vengono trattate alla stregua delle grandi aziende non certo facilitandone il lavoro…
Secondo il GEM Global Report 2010, le microimprese – cioè quelle che hanno meno di 10 dipendenti – rappresentano la tipologia di azienda più presente nel nostro Paese. Dati relativi al 2010 forniti dal Dipartimento per le tasse del Montenegro dicono che da noi vi sono 27.515 micorimprese e che rappresentano il 54% delle aziende operanti sul nostro territorio.
Le analisi dimostrano che l’ambiente economico per investire in Montenegro è favorevole. Spetta però ai singoli imprenditori cogliere le opportunità esistenti e assumersi il rischio d’impresa. Le cose sono comunque migliorate molto negli ultimi 5 anni.
Quali i maggiori ostacoli allo sviluppo delle Pmi in Montenegro?
Nella discussione pubblica spesso si sottolineano le mancanze da parte del sistema regolatorio e dell’esecutivo che ne è responsabile. In questo senso si crea l’ipressione che il successo – e di conseguenza l’insuccesso – delle Pmi sia esclusivamente legato alla “logistica sociale” e all’ambiente in cui operano.
Io non concordo. Non è un provvedimento amministrativo che riesce a trasformare persone incompetenti in esperti, progetti amatoriali in progetti competitivi.
Certo, vi è la pratica molto diffusa di “socializzare i fallimenti”, dando la colpa all’ambiente in cui si opera. Ma quest’ultimo, pur rimanendo importante, non è mai la principale ragione economica di un fallimento.
La logica dietro a questo tipo di ragionamento è la seguente: se la responsabilità del fallimento dell’imprenditoria privata è l’ambiente economico e quindi le istituzioni che con le loro regole lo creano, allora i fallimenti conseguenti dovrebbero essere coperti dalle stesse istituzioni … ma questo è un ragionamento da economia socialista ed economia pianificata!
Detto questo le maggiori difficoltà che incontrano le Pmi in Montenegro sono l’accesso al credito, un sistema giudiziario poco efficiente, una tassazione alta e una burocrazia inefficace. A questo va aggiunta la mancanza di manodopera qualificata, a partire ad esempio dalla mancanza di ingegneri.
Concentriamoci sull’accesso al credito…
Le PMI ricevono sostegno finanziario dal governo, sotto forma di prestiti da parte di banche commerciali e istituzioni di microcredito e in forma di sovvenzioni.
Il Direttorato per lo sviluppo delle PMI ha promosso, in cooperazione con le banche commerciali, i programmi “Promotion of Competitiveness”, “Government Support and Assistance” e il programma “Job for You”.
Obiettivo principale è quello di fornire un migliore accesso al credito con tempi di rientro tra i 5 e gli 8 anni, con periodo garantito iniziale di non pagamento degli interessi dai 12 ai 24 mesi e bassi tassi di interesse, tra il 3 e il 5%.
Nel 2010 poi è stato istituito il Fondo di investimento e sviluppo del Montenegro con l’obiettivo di promuovere la crescita economica attraverso sostegno finanziario e non finanziario a micro, piccole e medie imprese.
A metà 2011 il fondo aveva sostenuto 201 progetti per un budget totale di 15,7 milioni di euro. Le banche private hanno aggiunto a questi ulteriori 3,9 milioni di euro.
A questo vanno aggiunti gli sforzi del Dipartimento per l’occupazione e del Dipartimento per lo sviluppo delle Pmi, quest’ultimo concentrato in particolare sul finanziare l’accesso ai mercati, le spese di marketing e il miglioramento gestionale delle aziende.
Infine la Banca centrale del Montenegro ha stabilito, coerentemente alle leggi sull’attività bancaria, un regolamento sui servizi di credito garantiti. In linea con il suo ruolo di garante ed in collaborazione con le banche commerciali la Banca centrale si assume i rischi di rientro su crediti concessi a Pmi che non hanno sufficienti garanzie collaterali.
E’ ovvio che non è un problema trovare capitali per idee buone. Ma non bisogna dimenticare che crediti a buone condizioni sono solo un mezzo per la realizzazione di buone idee. Gli incentivi rappresentano opportunità ma non garantiscono il successo del business.
E come la si mette con la burocrazia?
La necessità di una riforma dell’amministrazione è un’attenzione costante delle istituzioni locali ed internazionali. I rappresentanti delle Pmi hanno avuto in questi anni la possibilità di individuare ciò che ritenevano ostacoli amministrativi al loro operare e comunicarlo alla Camera di commercio che a sua volta si è fatta da intermediaria presso le istituzioni competenti a livello governativo.
Il Consiglio per la riforma amministrativa e il miglioramento dell’ambiente economico, istituzione del governo montenegrino, ha poi redatto una legge apposita che ha apportato riforme quali l’eliminazione dell’obbligatorietà di una registrazione annuale delle aziende, la diminuzione dei tempi di risposta del governo nel caso di valutazioni di impatto ambientale, registrazione a catasto di immobili sui quali non si ha diritto d’uso, riduzione della necessità da pare delle corti giudiziarie di verifica di firma sui contratti, diminuzione delle tasse sulla registrazione di contratti di lavoro con stranieri.
Secondo il rapporto annuale della Banca Mondiale il Montenegro, in materia di condizioni favorevoli all’attività imprenditoriale, è passato dal 71mo posto nel 2010 al 66mo nel 2011, mentre posizione competitiva dell’economia montenegrina nel suo complesso dal 62mo nel 2009 al 49mo nel 2010.
Cosa serve affinché le Pmi montenegrine siano più competitive?
Si deve partire dall’accettazione incondizionata della logica di mercato e della filosofia del marketing basata sui bisogni del consumatore. Oltre a questo è necessario focalizzare l’attenzione sulla necessità di tenersi costantemente aggiornati e arrivare alla consapevolezza che questo è un processo che deve andare avanti di continuo; poi è necessario il miglioramento della qualità dei prodotti attraverso l’innovazione basata sulla continua ricerca dei bisogni dei consumatori e l’insistenza sul valore aggiunto che può dare un vantaggio competitivo; poi è necessario introdurre ed adeguarsi agli standard qualitativi internazionali perché senza questi ultimi, ogni imprenditore dovrà fronteggiare l’erodersi del suo mercato interno e l’impossibilità di agire su quello esterno; infine lo sviluppo dell’aspetto tecnologico della produzione e gestione: l’inferiorità tecnologica depriva ogni idea o progetto imprenditoriale di significato e possibilità di successo.
In poche parole, per raggiungere alti livelli di competitività le aziende montenegrine devono porsi gli stessi obiettivi di altre aziende di economie sviluppate. Questo è il punto di partenza del quale tutti gli operatori dovrebbero essere pienamente consapevoli.