Bidzina Ivanishvili, il miliardario che entra in politica
Da qualche settimana, chi si interessa di politica in Georgia non parla d’altro. Bidzina Ivanishvili, l’uomo più ricco di Georgia (185° al mondo), non si era mai fatto notare in pubblico e conduceva una vita riservata. A inizio ottobre ha dichiarato il proprio ingresso in politica, contestando governo e opposizione
Lo scorso 5 ottobre, l’ufficio stampa del miliardario georgiano Bidzina Ivanishvili ha annunciato l’intenzione del magnate di scendere in politica e creare un partito d’opposizione. Da quel momento, pur non avendo ancora avuto tempo di fondare il partito, l’imprenditore si è trasformato in una delle figure centrali della vita pubblica del Paese.
Grandi speranze
L’enorme risonanza creatasi intorno a questo annuncio è legata ad alcuni fattori, in primo luogo l’estrema marginalità dell’opposizione georgiana. I partiti che dovrebbero opporsi al governo, costituire un’alternativa politica e raccogliere attorno a sé l’elettorato scontento sono invece persi in interminabili conflitti e chiarimenti interni. Le recenti parlamentari suppletive a Telavi hanno mostrato con minacciosa chiarezza che il partito di governo non ha rivali: il Movimento Nazionale Unito (MNU) ha infatti ricevuto l’85% dei voti. Questo rappresenta un monito per l’intero Paese: se le cose non cambiano, nel 2012 questo scenario probabilmente si ripeterà a livello nazionale.
A questo si aggiunge l’enorme autorità personale di Ivanishvili, da molti anni impegnato in beneficenza, nel finanziamento di progetti di stampo sociale e nel mecenatismo. Il tutto in forma anonima, senza attirare attenzione e conducendo una vita così riservata che fino a poco tempo fa quasi nessuno in Georgia sapeva che faccia avesse. Ci sono quindi le condizioni ideali per entrare in politica: un patrimonio di 5 miliardi di dollari, una reputazione di mecenate e sostenitori convinti che, grazie alla sua grande esperienza di management, riuscirà a rimettere in piedi l’economia georgiana.
L’entrata in politica del miliardario ha scosso la parte di società che si colloca su posizioni anti-governative. Come nel 2007-2008, l’opinione pubblica georgiana è divisa: i sostenitori del governo in carica sono convinti che Ivanishvili è al soldo del Cremlino, ingaggiano feroci scontri con i suoi fan sui social network e inneggiano ad ogni tentativo del governo di rendergli la vita difficile. Al contrario, i sostenitori di Ivanishvili ricordano la sua attività benefica, lo considerano un sincero patriota e sperano che riesca a sostituirsi all’attuale governo.
Gli inizi
L’esordio politico di Ivanishvili non è stato dei più riusciti: sulla stampa sono state diffuse due lettere programmatiche in cui criticava aspramente i media d’opposizione, ma anche parte dell’opposizione stessa, definita “pseudo-opposizione” e accusata di complicità sottobanco con il governo. In una successiva intervista, inoltre, il miliardario deve aver cercato di riparare, almeno nei confronti dei media, riconoscendo di essere stato “troppo brusco “ verso di loro, ma la valutazione della “pseudo-opposizione” è rimasta invariata.
Al momento, Ivanishvili si dedica attivamente a dei colloqui per la formazione di un’alleanza con i partiti più filo-occidentali: i repubblicani e i liberal-democratici. A dispetto dell’origine russa del suo patrimonio, quindi, non sembrerebbe un “progetto del Cremlino”. Inoltre, continua a raccogliere intorno a sé rappresentanti del mondo dell’arte e delle organizzazioni non governative.
Nel prossimo futuro, tuttavia, a complicare le sue attività interverrà il suo triplo passaporto russo, georgiano e per ultimo francese, che gli è costato la cittadinanza. Poiché Ivanishvili non ha richiesto al governo la doppia cittadinanza (di norma vietata dalla legislazione georgiana), il suo passaporto valido per la Georgia è l’ultimo ottenuto, cioè quello francese. Finché non avrà ricevuto la cittadinanza, processo che può richiedere molti mesi, l’imprenditore non ha diritto di fondare un partito in Georgia o finanziare forze politiche già esistenti, e non è ancora noto come pensa di uscire da questa situazione. In ogni caso, Ivanishvili si prepara attivamente alla creazione di un partito che prenda parte alle elezioni parlamentari previste per l’autunno 2012 nella speranza di ottenere la maggioranza.
Le reazioni del governo
Che il governo tema l’ingresso in politica di un ricco e carismatico rivale lo testimonia la decisione di privare Ivanishvili della cittadinanza georgiana, ma anche quella di mettere sotto controllo, ufficialmente a causa di alcuni sospetti di riciclaggio, la banca “Kartu”, di proprietà dell’imprenditore. E se nel primo caso, al di là del risvolto politico, l’operazione è giuridicamente ineccepibile, le accuse di riciclaggio sono palesemente fabbricate a orologeria.
È evidente che il governo georgiano è deciso ad impedire al nuovo partito, con ogni mezzo relativamente lecito e legale, non solo di vincere le elezioni, ma anche di prendere voti: al momento, per l’esecutivo è cruciale garantirsi in seguito alle elezioni del 2012 una maggioranza qualificata sufficiente a modificare la costituzione. A complicare i giochi interviene però l’attenzione già conquistata da Ivanishvili presso i circoli diplomatici a partire dall’ambasciatore statunitense John Bass, il quale ha dichiarato che “gli Stati Uniti seguiranno attentamente la situazione di Bidzina Ivanishvili”. Questo significa che ora il governo dovrà fare più attenzione nella scelta delle armi o rischierà di perdere il sostegno degli alleati occidentali.
Prospettive
Ad uno sguardo oggettivo, Ivanishvili non sembra affatto rappresentare un pericolo mortale per il governo. Il parlamento georgiano è attualmente eletto per metà con un sistema proporzionale, per metà con un sistema maggioritario a turno unico. Supponiamo che nella parte proporzionale il futuro movimento riesca ad ottenere il 50%. Sembrerebbe una sconfitta fatale per il governo, ma solo a prima vista. Non bisogna infatti dimenticare che il partito di governo dispone di immense risorse che garantiscono vittorie elettorali nelle circoscrizioni maggioritarie nell’80-85% dei casi. Questo non è dovuto a giganteschi brogli, ma al semplice fatto che contro il candidato della coalizione di governo si presentano spesso 5-6 di un’opposizione incapace di unirsi. Di conseguenza anche se il partito di governo ottiene meno voti dell’opposizione, ad esempio il 45% a fronte del 55% dell’opposizione, il seggio verrà comunque vinto dal partito di governo, perché il 55% dell’opposizione è diviso fra 5-6 candidati. In sostanza, si tratta di un vantaggio enorme, apparentemente inesauribile e, ancora più importante, del tutto legittimo e legale. Per questo è praticamente impossibile che il partito di Ivanishvili possa sostituirsi all’attuale governo a meno che l’opposizione georgiana non cambi completamente. Per come stanno le cose, Ivanishvili ha comunque tutte le possibilità di creare un’alternativa politica, ottenere il 40-45% dei seggi in parlamento e dare una scossa alla scena politica georgiana.