Mladen Šikanjić: Pmi e intelligenza creativa

Le piccole e medie imprese della Bosnia Erzegovina rappresentano una parte imprescindibile del tessuto economico nazionale. Un complesso sistema di tassazione, ad ogni modo, scoraggia l’affacciarsi di nuove realtà, sia locali, sia straniere. In un’intervista Mladen Šikanjić, presidente di Bosnian Business Angels, analizza quali sono le politiche per ridare slancio al settore

10/11/2011, Risto Karajkov -

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Quanta attenzione vi è in Bosnia Erzegovina rispetto alle piccole e medie imprese?

Dal momento che le Pmi sono le più consistenti da un punto di vista numerico, esse rappresentano la maggior parte dei contribuenti e per questa ragione il governo e le varie istituzioni discutono molto riguardo al loro sviluppo. Ad ogni modo, se ci soffermiamo sulle misure specifiche di politica fiscale nei diversi Paesi dell’ex Jugoslavia, escludendo la Slovenia, sfortunatamente il peggior esempio lo si trova proprio in Bosnia dove gran parte del budget statale viene sacrificato per la copertura dei costi di amministrazione, subito seguito dal pagamento di debiti e solo alla terza voce si trova lo sviluppo economico. Una percentuale di questi ultimi stanziamenti viene stabilita da ogni governo (a livello dei 10 cantoni, 2 Entità, Distretto di Brčko e il governo centrale della Bosnia Erzegovina) e poi destinata alle Pmi.

Come la mettiamo invece con le micro imprese?

Secondo i parametri UE la maggior parte delle imprese dei territori dell’ex Jugoslavia rientrano di fatto tra le imprese piccole o micro. Solo una minima parte di esse è di grandezza media. Per quanto riguarda le microimprese in Bosnia si trovano in una situazione difficile, a causa di un sistema molto complesso di tassazione che richiede che le tasse vengano pagate 51 volte all’anno. Non a caso la Bosnia Erzegovina si trova al 142mo posto su 178 Paesi nel mondo per quanto riguarda la complessità del suo sistema contributivo.

Le politiche di sviluppo delle micro imprese in Bosnia sono molto articolate e complesse: c’è infatti un ampio spettro di differenti strategie sia governative sia ai livelli di governo inferiori. Ma queste non contribuiscono molto nel promuovere la competitività e la creazione di un favorevole clima economico, né si è arrivati a cambiamenti di legislazione che potrebbero stimolare nuove opportunità e nuovi posti di lavoro. 

Quali sono a suo avviso i maggiori ostacoli che incontrano le micro imprese?

È necessario più di un mese per registrare una nuova impresa in BiH. Il sistema di tassazione è disarticolato e vi sono molte contraddizioni nelle politiche contributive. Tutto ciò provoca una grossa confusione tra gli investitori e imprenditori stranieri, ma anche tra quelli locali, provocando una carenza di capitale e una crescita economica rallentata. Ritengo che fino a quando non saranno apportate rapide e radicali misure per modificare le attuali condizioni politico-economiche in cui le Pmi si trovano ad operare queste ultime siano condannate ad essere sempre meno.

Qual è la situazione generale per l’accesso al credito delle Pmi?

Vi sono molte opportunità per ottenere un prestito a condizioni favorevoli se l’azienda in questione si dimostra solvente. Il credito agevolato è promosso in entrambe le Entità della Bosnia Erzegovina attraverso due banche di sviluppo investimenti che convogliano i loro fondi, in particolare per attività volte alla produzione e all’esportazione, attraverso alcune banche commerciali. Si dovrebbe menzionare anche che l’Agenzia di Credito per l’Esportazione (ECA) aiuta gli imprenditori di successo. In aggiunta alle due banche di sviluppo, la gran parte delle banche commerciali offre prestiti di breve e medio termine alle imprese in termini, per i parametri della Bosnia Erzegovina, vantaggiosi.

E’ illusorio pensare a organizzazioni di categoria forti delle Pmi della Bosnia?

Io ritengo non solo che le Pmi possano ma piuttosto debbano organizzarsi se davvero vogliono rimanere competitive. È perciò di vitale importanza che esse agiscano assieme, inoltrino le loro richieste ai rami esecutivi, mostrino la loro disponibilità a coalizzarsi.

Relativamente alla tipologia di richieste, io credo che esse debbano individuare attentamente le condizioni che devono essere soddisfatte affinché si possa migliorare l’ambiente di lavoro e quali legislazioni particolari devono essere modificate per raggiungere questo scopo. Le Pmi dovrebbero condividere il loro punto di vista con il governo così come con altri portatori di interesse, in modo tale che entrambe le parti possano trarre beneficio da ciò.

Cosa fa in particolare l’associazione che rappresenta per sostenere le Pmi?

Il nostro network, denominato Bosnian Business Angels, è un’organizzazione non governativa e no-profit, come molti altri network di Business Angels del resto. La maggior parte dei nostri membri sono imprenditori ed investitori, sia in patria sia all’estero. Cerchiamo investitori interessati in potenziali Pmi basate su nuovi prodotti e tecnologie che presentino buone prospettive di mercato e destinate ad essere esportate.

Noi cooperiamo con gli altri partner del nostro network, analizziamo i progetti e le idee sulla base di ciò che riteniamo possa essere interessante per gli investitori. Poi presentiamo i progetti e le idee ai "business angels", oltre che ad altri investitori, si va dai fondi di avviamento, ai fondi di partecipazione privata e ai fondi di capitale a rischio. In questo momento disponiamo di un elenco di molti investitori interessati e di progetti imminenti che, per motivi etici e di privacy dei dati, non possono essere spiegati in modo maggiormente dettagliato.

Di cosa hanno bisogno le Pmi bosniache per essere maggiormente competitive?

Nel secolo scorso siamo passati attraverso la cosiddetta “era atomica”, fino ad arrivare all’era della digitalizzazione. Allo stato attuale a mio parere siamo in uno stadio più avanzato ed abbiamo già raggiunto l’era dell’intelligenza creativa, come ho sostenuto pure nella mia tesi di laurea intitolata “L’influenza della tecnologia e dell’innovazione sull’economia”. Questi trend economici non si possono fermare. Io credo che il vantaggio di ogni Paese risieda nelle sue nuove tecnologie e di conseguenza nei suoi nuovi prodotti.

Oggi abbiamo un quadro dell’economia mondiale nel quale vi è un esubero del 50% di prodotti rispetto a quello che il mercato può permettersi e che pertanto rende la competizione sempre più spietata. Questa non è più una questione di mercato locale, regionale oppure continentale, ma di mercato globale, nel quale ognuno vuole trovare un suo posto al sole.

I piccoli Paesi e le loro economie possono svilupparsi soltanto se le loro Pmi puntano ad ampliare i loro confini, stabilendo nuovi parametri nel senso di nuovi prodotti innovativi. Naturalmente, non si possono non citare a questo punto le cosiddette tecnologie pulite e gli standard ecologici, così come l’esportazione di cibo biologico che, a mio avviso, sarà una delle maggiori richieste dei prossimi 20 anni. Se si analizza statisticamente la domanda per alcuni prodotti non solo nei Paesi in via di sviluppo, si noterebbe una carenza di alcuni prodotti agricoli in molti Paesi, laddove il mercato sarebbe invece pronto ad accoglierli.

Le Pmi nell’Europa sud-orientale dovrebbero abbracciare standard più moderni di business, seguendo i trend attuali, cooperare e accettare allo stesso tempo delle critiche costruttive, così come adottare anche i principi economici basilari di produttività, efficienza ed efficacia.

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