Montenegro: la lotta alla violenza domestica diventi una priorità

Buone leggi, ma nessuna implementazione da parte di istituzioni che raramente operano in modo coordinato. Ed una società che continua a minimizzare il fenomeno. Un approfondimento sulla violenza domestica in Montenegro

09/12/2011, OWPSEE/Redazione -

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Alcune attiviste dell'Ong montenegrina SOS Nikšić

L’estensione del fenomeno della violenza domestica in Montenegro è sconosciuto. Impossibile saperlo non essendovi uno sforzo serio di raccolta dati e esistendo pochi studi analitici in materia.

Una delle poche indagini esistenti, realizzata nel 2010 dall’ong SOS Nikšić, parte proprio dalla mancanza di elementi analitici in materia evidenziando come non tutte le istituzioni coinvolte forniscano dati statistici o utilizzino metodologie di raccolta omogenee che possano poi favorire la comparazione dei dati.

Le statistiche fornite da Monstat, ente statistico nazionale, dicono che sono donne un terzo delle vittime di tutti i crimini penali, il 75% tra le vittime di violenza domestica e il 95% di casi di violenza sessuale.

Nel 2010 la polizia montenegrina ha ricevuto 385 denunce di violenza domestica, il 79,6% di queste vedeva le donne come vittime. Tra i responsabili di tale violenza il 94% erano uomini, il 31% dei quali già denunciati in precedenza per casi simili.

“Il Montenegro rimane una società fortemente tradizionale e le ragioni chiave della violenza domestica sono da ricercarsi nel modello patriarcale delle relazioni famigliari, modello che accetta la violenza come mezzo per imporre la disciplina in seno alla famiglia stessa. La società ha un’alta soglia di accettazione nei confronti dei comportamenti violenti. Normalmente sono gli uomini, siano essi mariti, padri o partner i responsabili di tali violenze”, affermano i rappresentanti di SOS Nikšić, un’organizzazione che dal 1998 fornisce consulenza e rifugio a donne vittime di violenza domestica e che dal 2009 ha aperto e gestisce una casa protetta.

Una questione privata

Secondo i rappresentanti di SOS Nikšić prevale in Montenegro la tendenza a minimizzare il fenomeno e a far ricadere la responsabilità su quanto accade dal responsabile alla vittima.

Dalla ricerca menzionata precedentemente emerge come un cittadino su tre in Montenegro ritiene che la violenza domestica sia una questione privata, mentre uno su cinque ritiene che sia la vittima colpevole per quanto accade.

“Il periodo della transizione ha portato ad una diminuzione degli standard sociali ed economici della popolazione e questo – combinato con le guerre – ha portato all’aumento delle tendenze aggressive e violente negli uomini. Un forte ruolo hanno inoltre il ripetersi di modelli comportamentali da genitori a figli” affermano i responsabili di SOS Nikšić.

Buone leggi, non implementate

Il quadro legislativo in merito al fenomeno della violenza domestica non è particolarmente lacunoso. Nel 2002 alcuni emendamenti al Codice penale hanno inserito la violenza in seno alla famiglia come perseguibile penalmente. Nel luglio del 2010 poi il Montenegro ha adottato una Legge sulla prevenzione della violenza domestica, simile a legislazioni già esistenti in altri Paesi della regione. Nel giugno 2011 il parlamento ha poi adottato la Strategia sulla prevenzione della violenza domestica.

SOS Nikšić sottolinea però come questo quadro legislativo certamente all’altezza manchi di adeguata implementazione.

“I ministeri competenti – ministero del Lavoro, dei Servizi sociali, degli Interni e della Salute – non hanno adottato ancora i regolamenti attuativi, e questo di fatto rallenta l’implementazione delle previsioni legislative, in particolare in merito agli aspetti cruciali che riguardano misure restrittive per chi si renda responsabile di violenze e misure protettive per le vittime”, afferma SOS Nikšić, aggiungendo poi che quando si arriva alle sentenze penali l’approccio è solitamente molto morbido.

Secondo l’organizzazione un altro problema risiede nel fatto che le istituzioni incaricate dell’implementazione della legislazione hanno capacità, risorse e competenze limitate.

Il sistema di protezione è particolarmente deficitario per quanto riguarda donne che appartengono a gruppi sociali vulnerabili. Per esempio le donne rom si trovano ad affrontare molti pregiudizi e sono poche informate in merito ai loro diritti. Tra i gruppi più colpiti anche quello di sfollati e rifugiati, con legami familiari e sociali più deboli e con meno probabilità di ricevere aiuto.

“Lo stato non considera la violenza domestica come una sua priorità. In passato gli sforzi sono stati concentrati esclusivamente sulla creazione di un quadro normativo adeguato, in linea con gli standard internazionali, grazie all’interesse di entrare nella famiglia Euro-Altlantica”, afferma SOS Nikšić.

Le istituzioni latitano

Altro problema che riguarda le istituzioni nazionali, e sottolineato dalle organizzazioni della società civile che si occupano del fenomeno, è il fatto che centri di assistenza sociale, polizia, procuratori e giudici non sono sufficientemente integrati in un sistema di funzionamento unico e coordinato e mancano loro adeguate regole procedurali che indichino chi faccia cosa e quando.

Secondo SOS Nikšić la collaborazione con le istituzioni non è a livello soddisfacente. IN questi anni di attività l’istituzione con cui hanno collaborato meglio è stato il dipartimento di polizia di Nikšić mentre le maggiori difficoltà sono state riscontrate nella collaborazione con il centro per i servizi sociali. Sarebbe proprio questa istituzione il vero anello debole della catena nella protezione delle donne vittime di violenza. Case protette, sostegno sociale alle vittime, integrazione di queste ultime nella società sarebbero infatti tutti ambiti propri dei servizi sociali.

In Montenegro oltre a SOS Nikšić vi è un’altra Ong che si occupa di diritti delle donne – Women Safe House Podgroica -e che gestisce una Casa protetta nella capitale del Paese. Ma come minimo sarebbe necessaria un’altra casa protetta, per il nord del Montenegro. Sino ad ora il lavoro delle case protette esistenti è stati finanziato da donatori internazionali. Ciononostante, nel maggio 2011, il primo ministro montenegrino ha espresso l’intenzione che tutte le case protette destinate a garantire le vittime, siano esse donne o bambini, di violenza domestica vengano sostenute dallo stato.

SOS Nikšić riceve circa 100 richieste di aiuto all’anno. Il 95% di queste ultime rientrano nel capitolo violenza domestica. Women Safe House Podgorica riceve invece circa 250 donne all’anno.

La ricerca del 2010 realizzata da SOS Nikšić contiene una serie di raccomandazioni, molte di queste si concentrano sul fatto che mancano programmi educativi adeguati e campagne di informazione/prevenzione. Si nota inoltre che mancano programmi di valutazione dei danni causati dalla violenza domestica e della violenza nei confronti delle donne e campagne informative sulla legislazione e sulle pene comminate a chi si rende responsabile di tali atti.

“I media giocano un ruolo cruciale. Allo stato attuale forniscono solo informazioni molto limitate che non riescono a comunicare la voce degli esperti e a far emergere in modo articolato ed approfondito le cause e le conseguenze della violenza domestica. Di solito la questione è seguita in modo superficiale, senza alcuna analisi in profondità. Inoltre, l’approccio sensazionalistico, spesso mette in ulteriore politico le vittime di tali violenze”, fanno notare da SOS Nikšić.

Articolo realizzato da più autori in collaborazione con Oneworld SEE

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