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Transnistria: dopo vent’anni, la svolta
Domenica 11 dicembre hanno avuto luogo le elezioni presidenziali in Transnistria, territorio de facto indipendente riconosciuto internazionalmente parte della Moldavia. Igor Smirnov, presidente incontrastato per 20 anni, è uscito sconfitto al primo turno. Mentre gli altri candidati si preparano al ballottaggio, Smirnov non sembra disposto a cedere
Domenica 11 dicembre, oltre 400.000 votanti della Transnistria, regione indipendentista nella Moldavia orientale, sono stati chiamati alle urne per le quinte elezioni presidenziali dall’indipendenza autoproclamata ad inizio anni Novanta. Nonostante le consultazioni non siano riconosciute a livello internazionale, si sono presentati sei candidati. La Commissione elettorale centrale di Tiraspol ha ritardato l’annuncio ufficiale dei risultati fino a mercoledì, anche perché secondo i primi dati Igor Smirnov, l’uomo che ha guidato incontrastato il territorio per 20 anni, sarebbe uscito sconfitto. Secondo i risultati, sono altri due quindi i candidati che si dovrebbero sfidare nel ballottaggio in programma per il 25 dicembre: Evgenij Shevchuk, ex-presidente del parlamento di Tiraspol che ha ottenuto il 38,53% dei voti e Anatolij Kaminski, capo del Consiglio supremo, che ha ottenuto il 26,48% dei consensi, mentre Smirnov si è fermato al 24,82%.
Smirnov non sembra però disposto a rinunciare al potere così facilmente e lunedì ha formalmente richiesto di annullare le elezioni alla Commissione elettorale centrale, la quale dovrebbe esprimersi sul caso venerdì 16 dicembre. Alla base dell’appello di Smirnov vi è l’accusa che rappresentanti del governo russo sarebbero intervenuti illegittimamente nella campagna elettorale.
Secondo l’analista politico Viorel Cibotaru la situazione attuale potrebbe portare a una rivoluzione democratica in Transnistria, visto che la popolazione locale è sempre più delusa dalle politiche di Smirnov. Le potreste potrebbero però essere accompagnate anche da tensioni, visto che buona parte delle strutture amministrative locali sono sotto il suo stretto controllo. Secondo l’analista Arcadie Barbarosie, invece, Igor Smirnov potrebbe infine decidere di ritirarsi dalla vita politica e trascorrere una vita tranquilla da qualche parte in Russia.
La battaglia dopo vent’anni di dittatura
Secondo il sondaggio realizzato in novembre da Socium, Kaminski era il candidato più popolare: per lui si dichiarava pronto a votare il 27% degli intervistati. Seguivano Sevchuk con il 26% e Smirnov con il 21%. Considerati i risultati di quest’indagine, Smirnov aveva vietato gli exit poll nel giorno della consultazione, fatta eccezione per l’agenzia “Vector”, le cui rilevazioni vedevano Smirnov oltre il 47%, Shevchuk oltre il 23% e Kaminski al 22%. Il parlamento di Tiraspol aveva chiesto alla Russia di inviare propri osservatori per monitorare il regolare svolgimento delle operazioni elettorali. Gli osservatori inviati da istituzioni e partiti politici russi, gli unici a presenziare dato il mancato riconoscimento delle elezioni da parte di Chişinău e l’assenza di missioni internazionali, hanno giudicato trasparente lo svolgersi della consultazione, nonostante i soliti problemi con le liste elettorali.
La Russia sostiene Kaminski
Come d’abitudine, l’influenza russa si è fatta sentire. Stavolta Mosca aveva ritirato l’appoggio a Smirnov e sosteneva apertamente Kaminski, leader del partito Obnovlenie (“Rinnovamento”), vicino a Sheriff, principale gruppo economico della Transnistria. Inoltre, Obnovlenie ha firmato un accordo di cooperazione con il partito di Putin Russia Unita.
Dato che la regione separatista non è indipendente dal punto di vista economico, il parlamento guidato da Kaminski aveva chiesto aiuto al Cremlino, che alla vigilia delle elezioni aveva offerto aiuti al settore agricolo per 100 milioni di rubli (in totale, l’aiuto direttamente offerto dalla Russia al governo di Tiraspol nel corso di quest’anno ammonta a 300 milioni di rubli, poco più di 7 milioni di euro).
Smirnov e la cattiva pubblicità
Smirnov deve la sconfitta proprio all’influenza russa nella regione. È dall’estate scorsa che Mosca lo aveva invitato a ritirarsi. Il suo rifiuto aveva attirato molte minacce da parte russa, culminate con lo spettro del blocco dei conti correnti russi appartenenti ai cittadini della regione.
Inoltre, Smirnov era stato severamente criticato dai funzionari russi durante la campagna elettorale. Appena prima del voto, un canale televisivo russo aveva trasmesso un documentario sui suoi affari. Nel film, il leader separatista veniva accusato di incoraggiare il crimine sulla riva sinistra del fiume Dnestr e utilizzare gli aiuti umanitari russi per fini personali. Nonostante i fondi fossero destinati ai pensionati, 160 milioni di rubli erano finiti in prestito alla Gazprombank di Tiraspol, il cui direttore è vicino a Marina Smirnov, figlia di Igor. Smirnov ha risposto querelando il canale per le affermazioni offensive e diffamatorie contenute nel film.
Smirnov è al potere da vent’anni, ovvero sin dalla proclamazione unilaterale d’indipendenza della regione. Secondo il capo dell’amministrazione presidenziale russa Sergej Narishkin, candidarsi al quinto mandato è stato per lui un []e: “Raccomandiamo a Smirnov di lasciare spazio a nuove forze politiche che possano tirare fuori la regione dalla crisi sociale”, aveva sottolineato il funzionario durante una delle sue visite in Transnistria. Subito dopo il voto, Smirnov ha dichiarato alla stampa di aver subito una campagna diffamatoria senza precedenti, ma di fare affidamento sul sostegno della popolazione.
La Transnistria con un nuovo presidente
Secondo Ernest Vardanian, giornalista incarcerato per spionaggio da Tiraspol, questa era la prima volta che in occasione di elezioni presidenziali la Transnistria si trovava di fronte ad una reale alternativa. Anche dopo il primo turno delle elezioni rimane infatti difficile prevedere chi riuscirà ad imporsi e quali saranno le ricadute per i negoziati fra Chişinău e Tiraspol. Ad esempio, Kaminski ha stupito la stampa parlando in romeno dopo aver depositato il proprio voto e dicendosi ottimista che Dio verrà in aiuto a Tiraspol e Chişinău perché possano restare unite: “Auguro salute, pace e prosperità a tutti i cittadini moldavi”. Vardanian ricordà però che in seguito al consistente aiuto ricevuto in campagna elettorale Kaminski potrebbe rimanere uno strumento nelle mani della Russia anche per quanto riguarda i negoziati.
Se invece sarà Evgenij Shevchuk ad ottenere la presidenza dopo il ballottaggio, i rapporti con Chişinău potrebbero migliorare, come lui stesso ha recentemente promesso. Anche quando Smirnov era al potere, Shevchuk era l’unico politico in Transnistria ad andare in visita nell’Unione europea e sembrava più aperto al dialogo con Chişinău. Dopo il voto di domenica scorsa, pur continuando a sostenere l’indipendenza della Transnistria, Shevchuk ha dichiarato di essere disposto a dialogare con qualsiasi politico dall’altra parte del Dnestr. “Aumenteremo i nostri sforzi per stabilire relazioni di buon vicinato e per consentire alla gente di attraversare liberamente il confine. Ci comporteremo in modo più trasparente con i rappresentanti del governo di Chişinău,” ha dichiarato Shevchuk dopo le elezioni.
Vista la presenza di sei candidature, Claus Neukirch, portavoce della missione OSCE in Moldavia, ha espresso ottimismo per la possibilità di un piccolo passo avanti verso maggiore democrazia nella regione. Ma se Smirnov vedrà confermata la sua sconfitta nelle elezioni, nessuno scenario è certo, e secondo lo stesso Neukirch anche le forze dell’ordine tutt’ora fermamente controllate da Smirnov potrebbero esercitare pressioni.