La Croazia in recessione guarda al Medio Oriente
Il nuovo esecutivo di Zoran Milanović si trova ad affrontare uno dei periodi economicamente più difficili per la Croazia, al quarto anno consecutivo di recessione. Mentre aumentano tasse e imposte, Zagabria pensa ad attrarre gli investitori mediorientali
Slavko Linić, neo ministro delle Finanze che a fatica sta cercando di mettere a punto il primo bilancio del nuovo governo della coalizione di centro sinistra, uscita vincitrice alle elezioni politiche dello scorso dicembre, è stato chiaro con i cittadini croati: ciò che ci aspetta è il proseguimento della recessione!
Linić ha così confermato la terribile previsione del Financial Times, pubblicata solo il giorno prima della dichiarazione del ministro, secondo la quale l’Ungheria e la Croazia sono i “principali candidati” per la nuova ondata di recessione del 2012. Ma la dichiarazione di Linić ha di fatto anche smentito l’annuncio fatto in campagna elettorale dalla coalizione Kukuriku (è questo il nome dell’alleanza ora al governo tra il Partito socialdemocratico, i popolari, la Dieta istriana e il Partito dei pensionati) che questo anno il PIL sarebbe cresciuto almeno di un misero 1%.
La poltrona scomoda del ministro delle Finanze
Slavko Linić – 63 anni – si è seduto su quella che è forse la poltrona più scomoda del governo di Zoran Milanović. Politico di grande esperienza Linić è già stato ministro – nel periodo in cui la Croazia era governata dal centro-sinistra, dal 2000 al 2003 – oltre ad essere stato vicepremier e prima ancora sindaco di Fiume, la terza città più grande della Croazia. Tutto ciò però si svolgeva in un periodo decisamente migliore, quando la Croazia non era al quarto anno consecutivo di recessione.
Il problema di Linić, detto metaforicamente, potrebbe essere visto come il dilemma del povero che ha solo un pasto al giorno, e pensa se gli conviene mangiarlo tutto subito oppure dividerlo in colazione, pranzo e cena. Nel 2012 il ministro dovrà ridurre le spese pubbliche per un importo che va dai 5 e i 9 miliardi di kune (da circa 670 milioni fino a 1.2 miliardi di euro), mentre i suoi colleghi neo ministri sono già nel panico e affermano che nei loro ministeri non c’è spazio di manovra per ulteriori tagli.
IVA al 25% e nuove tasse sugli immobili
Uno dei primi passi annunciati dal ministro delle Finanze sarà avvertito, come ulteriore aggravio, da tutti i cittadini. Si tratta dell’aumento dell’IVA che passa dall’attuale 23 al 25%. Sarà questo il secondo aumento dell’IVA da quando è stata introdotta in Croazia nel 1999. All’epoca era del 22% e nel 2009 venne aumentata di un punto percentuale.
La Croazia a partire da marzo, quando entrerà in vigore l’aumento dell’IVA, sarà uno dei Paesi europei con il più alto tasso di questo imposta. Con l’IVA, fino ad ora, si riempiva il budget per oltre un terzo delle entrate statali, ed in effetti è il miglior meccanismo per raccogliere denaro. Tuttavia gli economisti avvertono che un ulteriore aumento dell’IVA è una lama a doppio taglio: con l’aumento dei prezzi si arriverà alla diminuzione del potere di acquisto, caleranno i consumi, e quando accadrà anche le entrate garantite dalla stessa IVA logicamente saranno minori.
Il ministro Linić ha anche annunciato l’introduzione della tassa sugli immobili, e sotto il colpo di questa nuova tassa potrebbero finire, in misura variabile, i proprietari di appartamenti e di case, in particolare di quelli che non sono usati come prima abitazione.
Ma è in realtà molto più facile prendere una decisione sull’introduzione di una nuova tassa o sull’aumento delle vecchie, piuttosto che riscuoterle. E anche se venisse riscosso tutto quello che in questo modo si può racimolare, non sarebbe comunque sufficiente per un normale funzionamento dello Stato. Perché la Croazia è schiacciata da un enorme debito estero che ormai si avvicina alla cifra record di 50 miliardi di euro. Questo significa che ogni cittadino, da quello appena nato all’impiegato, è debitore di 11mila euro. E questo debito va restituito, con gli interessi.
Il neo premier Zoran Milanović e il suo vice Radimir Čačić, ministro dell’Economia, devono quindi progettare un sistema per fermare l’annoso calo di produzione industriale e allo stesso tempo frenare il trend di indebitamento estero che, grazie al pessimo rating croato, è sempre più caro.
Tra le idee più gettonate c’è anche quella di dare in concessione l’autostrada. La Croazia ha quasi 1.300 chilometri di autostrade, e considerate le sue dimensioni è tra i Paesi che ne hanno di più in Europa. Il problema è, però, che la maggior parte dei tratti autostradali, stando al flusso di veicoli, non è conveniente e quindi poco attraente per possibili concessionari. Si pensa anche alla privatizzazione delle Ferrovie croate, alla vendita della grande azienda di assicurazioni “Croatia osiguranje”, persino alla privatizzazione delle carceri e delle case di riposo…
Verso il Medio Oriente per nuovi investimenti
Ma tutto questo, come per le nuove e più alte tasse, non sarà sufficiente per far partire l’unica leva che può far uscire il Paese dalla crisi, cioè l’aumento della produzione e delle esportazioni. Per far questo sarebbero necessari nuovi investimenti che ormai cronicamente mancano. Nel Paese mancano capitali sufficienti e all’estero manca l’interesse per investire in Croazia. Solo nello scorso anno in riferimento a quello precedente, gli investimenti stranieri sono diminuiti quasi dell’80% ed ammontavano a circa 440 milioni di euro.
Il nuovo ministro degli Esteri, Vesna Pusić, ha promosso un’idea interessante sulla possibilità di aprire consolati croati nei Paesi ricchi del Medio Oriente, il cui compito sarebbe soprattutto di cercare di attirare capitali da investire in Croazia. L’idea sembra promettente, perché non molto tempo fa proprio da quella regione era stato dimostrato un certo interesse, ma il governo croato e in particolare la diplomazia croata, non avevano avuto orecchie. Ora si vuole cambiare rotta.
Ma è un percorso che richiede tempo, e questo non gioca a favore della Croazia.