Romania: prigionieri della neve
Neve e tempeste si sono abbattute violentemente sulla Romania. Nella contea di Vrancea, nell’est del Paese, una delle più colpite, la neve ha superato i 4 metri. Numerosi i morti. Molti anziani sono ancora imprigionati nelle proprie case in attesa dei soccorsi
Ottantasei persone hanno perso la vita in Romania a causa della neve a del gelo. Il più giovane governo della Romania (l’età media è di quarantasei anni), appena votato dal Parlamento di Bucarest, si è trovato ad affrontare un’emergenza fatta di situazioni critiche e decine di migliaia di persone isolate o sepolte sotto la neve. Sotto la guida del nuovo primo ministro, l’ex capo dei servizi segreti esterni romeni Mihai Razvan Ungureanu, nominato dal presidente Traian Băsescu, l’esecutivo di Bucarest ha dovuto reagire alla crisi in una Romania congelata da temperature che hanno raggiunto e superato i 20 gradi sotto zero.
Prigionieri sotto la neve
Dentro le case sepolte dalla neve si trovano persone decedute per il freddo o per la mancanza di cibo dopo giorni di nevicate continue, ma nonostante la drammaticità degli eventi, c’è chi ancora sta aspettando i soccorritori. Nella corsa contro il tempo per salvare più vite, anche la mancanza di fondi gioca un ruolo pesante. Marian Oprişan, il presidente della contea di Vrancea (nell’est della Romania), la più colpita insieme alla contea di Buzau, ha annunciato che, dopo ripetuti tentativi di parlare al telefono con il presidente Băsescu, ha inviato a quest’ultimo una lettera con la quale dichiara che fermerà le operazioni di soccorso a causa della mancanza del denaro necessario alle operazioni di pulizia delle vie d’accesso. Secondo Oprişan, circa 99mila persone sono isolate nella contea di Vrancea. Molte sono sepolte vive nelle loro case, coperte da neve che in alcune zone ha superato i quattro metri.
Allo stesso tempo non smettono di giungere testimonianze drammatiche, raccolte via telefono, di cittadini intrappolati nelle proprie case. Molti dei villaggi rimasti isolati sono abitati in gran parte da anziani. Circolano immagini che mostrano anziani curvi sotto il peso degli anni, che camminano sui tetti nel tentativo di spalare enormi accumuli di neve. Si tratta di gente di campagna, che sbarca il lunario allevando animali, che prende dai pozzi l’acqua di cui ha bisogno e d‘inverno brucia legna per riscaldarsi. Ma ora anche queste operazioni basilari si rivelano impossibili: non si può uscire di casa e fuori c’è un mare bianco e ostile.
Strade chiuse anche a livello nazionale, treni e aerei cancellati mentre in molte contee anche le scuole hanno mandato gli studenti a casa.
Oltre 50mila tonnellate di alimenti e acqua sono state donate ai sinistrati di Vrancea. I soccorritori alpini usano gli sci per raggiungere alcune zone isolate. Soldati, gendarmi e impiegati del ministero dell’Interno lottano da giorni contro le tempeste di neve per pulire le strade e arrivare alle persone bloccate. Alcuni raccontano casi drammatici di anziani malati che piangono mentre ricevono cibo, acqua e medicine. Altri non hanno potuto raggiungere i cimiteri per seppellire i loro cari morti durante la tempesta. ”L’apocalisse bianca”, sembra, durerà ancora qualche giorno. Ora si è spostata dal sud-est all’ovest del Paese. E il peggio sembra non essere ancora arrivato. Perché lo scioglimento di tutta questa neve porterà ad inondazioni che potrebbero avere conseguenze drammatiche.
In questi giorni il primo ministro Ungureanu ha avvertito che non si può pagare all’infinito la pigrizia e che è inammissibile arrivare sulle strade di alcune località e vedere i militari che puliscono mentre i diretti interessati se ne stanno al caldo. Ma i suoi critici ritengono inappropriate le sue dichiarazioni, considerando che l’eccezionale quantità di neve impedisce l’operatività persino alle macchine e che alle persone anziane spesso non resta che pregare. Comunicazioni carenti e scarso coordinamento hanno poi ritardato molti interventi. Alcuni sindaci, addirittura, non sapevano cosa significasse il “codice arancione” di allarme, ha raccontato al quotidiano Evenimentul zilei il colonnello Marcel Sorin Lucaciu, capo dell’ispettorato generale per le situazioni di urgenza.
Non solo neve
Il primo ministro Ungureanu, però, ha tentato di girare a proprio favore la difficile situazione. “In tali situazioni non bisogna lamentarsi”, ha detto il neo-premier “ma lavorare”. Nei giorni scorsi, oltre a promettere aumenti di stipendi e salari in questo anno elettorale, Ungureanu aveva dichiarato di puntare “sulla buona fede dei cittadini di questo Paese che non hanno girato le spalle, non si sono lamentati e non si sono scoraggiati”.
Insomma bisogna essere duri con i tempi che corrono. E non si parla solo di neve, ma anche crisi economica. La scelta del presidente Băsescu di nominare il capo dei servizi segreti come nuovo premier, dovrebbe tranquillizzare la situazione, sostengono alcuni. “Diamogli una chance”, dicono altri. Ma l’opposizione non lesina critiche e continua a chiedere elezioni anticipate e a boicottare le sedute del parlamento.
Nel maggio dell’anno scorso, in un’intervista a Pro tv Ungureanu, all’epoca capo della SIE (i servizi segreti per l’estero) raccontava che “la raccolta di informazioni a carattere economico rappresenta un obiettivo naturale di ogni servizio di spionaggio”, vantandosi poi che le spie romene sono “molto brave”. Ora, come primo ministro, avrà l’occasione di poter utilizzare direttamente i rapporti che i servizi elaborano sui pericoli che minacciano l’economia o la stabilità della moneta nazionale, il leu.
Nel frattempo Ungureanu ha uniformato l’orario di ufficio per gli statali: tutti al lavoro dalle 8 alle 16. Si parlava poi della decisione del premier di togliere dagli uffici degli impiegati del governo icone religiose o vari diplomi appesi sui muri. Ma Ungureanu ha smentito queste voci. Tra informazioni e controinformazioni, la nomina del nuovo premier è riuscita a destabilizzare anche l’opposizione. Anche se l’opposizione non ha partecipato al voto per il nuovo governo, il social-democratico Victor Ponta ha affermato che potrebbe sostenere l’attuale esecutivo su quindici progetti europei, sociali e di anti-corruzione.