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Grecia, il 6 maggio alle urne
La Grecia è entrata in campagna elettorale. Il 6 maggio gli elettori daranno un nuovo governo al Paese, dopo la parentesi dell’esecutivo tecnico guidato da Lukas Papademos. Nonostante il terremoto sociale prodotto dalla crisi, il panorama politico è però statico, e i partiti tradizionali vengono nuovamente dati in testa nei sondaggi
La Grecia sta per uscire dal gesso del governo tecnico e si riaffida al responso delle urne. Con le elezioni politiche fissate al 6 maggio e annunciate ieri dal premier Lukas Papademos, che ha chiesto al presidente della Repubblica Karolos Papulias di sciogliere il parlamento e di dare così inizio alla campagna elettorale, si vedrà se e come il Paese più a rischio bancarotta dell’Unione europea riuscirà a superare la peggiore crisi economica dal dopoguerra e a mantenere i patti stabiliti con la troika del Fondo monetario internazionale, della Banca centrale europea e della Commissione europea.
“Il mio governo”, ha dichiarato nel suo discorso alla nazione mercoledì sera Papademos (ex vicepresidente della BCE, e ancora prima direttore della Banca di Grecia) “ha dimostrato, nei suoi cinque mesi di durata, che le forze politiche possono collaborare fra loro. Abbiamo assicurato alla Grecia il secondo megaprestito internazionale di 130 miliardi di euro, abbiamo ridotto il debito pubblico. E’ una preziosa eredità che lasciamo ai partiti”.
A differenza di quanto accade in Italia, quello di Papademos è stato un governo in cui solo il primo ministro era un “tecnico”, affiancato da ministri provenienti dai maggiori partiti, anche se il principale schieramento d’opposizione, il centrodestra di Antonis Samaras, ha voluto “sporcarsi le mani” al minimo con i tagli imposti ai greci negli ultimi mesi: il suo partito, Nuova Democrazia, ha accettato solo tre dicasteri (fra cui i più rappresentativi sono quelli alla Difesa e agli Esteri).
Sondaggi, tutto come prima
Ma come reagiranno con il loro voto i greci impoveriti dai pacchetti “lacrime e sangue” imposti dall’Ue? Gli ultimi sondaggi sembrano smentire un allontanamento in massa dalla politica tradizionale: secondo quello commissionato dalla tv privata Mega, la più diffusa in Grecia, alla domanda “Chi ritiene il candidato più adatto al ruolo di premier?” 24,3 greci su cento hanno risposto, a sorpresa, Evangelos Venizelos, ossia il nuovo leader del Pasok, il movimento socialista panellenico il cui ex capo carismatico, dimissionario dallo scorso autunno, George Papandreou, dopo aver vinto le elezioni nel 2009 ha deciso di chiedere l’aiuto finanziario alla Ue e al Fmi. Samaras, leader del centro destra, che a lungo si è opposto all’ingerenza della troika nella crisi economica ellenica, è scelto invece da 23,8 greci su cento.
Alla domanda “Chi intende votare?” ora 18,2 ellenici scelgono il centro destra contro 14,2 che preferiscono il centro sinistra del Pasok. Eppure due mesi fa i sondaggi vedevano un crollo dei socialisti all’8 per cento, mentre Nuova democrazia si attestava intorno al 30%.
Nel nuovo Parlamento, sempre secondo il sondaggio, entrerebbero sette partiti: oltre al Pasok e a Nuova democrazia, i vetero-comunisti del KKE, da anni terzo partito greco, con l’8%. Poi i "Greci indipendenti" (costola ribelle del centro destra) al 7%, i riformisti del Syriza con il 6,2 %, la Sinistra democratica (comunisti riformisti e indipendenti) con il 5,9%, infine le forze dell’estrema destra divise fra Laos (4%) e Chysi Avghi (3,1%), in coda il partito "Alleanza democratica" che si è staccato da Nuova democrazia guidato dall’ex sindaco di Atene Dora Bakoianni al 2,5%. Mai il centro destra si è presentato così frammentato alle urne.
Vecchi slogan
Insomma, si prevede un testa a testa. Con il prevalere dei soliti schieramenti, Vecchi slogan si rincorrono, con Samaras pronto a cavalcare lo scandalo che ha travolto l’ex ministro della Difesa del Pasok (radiato l’anno scorso dal partito) Aki Tsochazopoulou, arrestato mercoledì 11 aprile per riciclaggio di denaro sporco. Pare sia coinvolto anche nell’affaire delle tangenti elargite dalle industrie tedesche per l’acquisto da parte ellenica di sottomarini. L’ex ministro si difende dicendo che, dopo il 2004, anno in cui ha lasciato il dicastero in seguito alla vittoria elettorale del centrodestra, (che è rimasto al potere fino al 2009), le allegre compravendite di armi sono continuate anche sotto il governo conservatore.
I greci sanno bene che entrambi i maggiori partiti politici hanno contribuito al disastro economico del Paese, con assunzioni di massa nel settore pubblico in periodo elettorale, e conseguente impennata del debito nazionale.
Niente facce nuove
Ora la festa è finita. Possibile che la Grecia voglia affidarsi di nuovo a uomini “vecchi” come Samaras e Venizelos, in politica il primo da almeno 20 anni, il secondo dalla fondazione del Pasok dopo la caduta del regime dei Colonnelli nel 1974? Altro che uomini nuovi, come tenta di far credere nel proprio programma politico Evangelos Venizelos.
I numeri della sinistra non sembrano sufficienti a contrastare i partiti dinosauro. Forse, la rabbia degli indignados, la disperazione che ha spinto solo pochi giorni fa un pensionato di 77 anni a suicidarsi con un colpo in testa davanti al Parlamento di Atene “per morire dignitosamente e non essere di peso a mio figlio, con la misera pensione che mi hanno lasciato i tagli del governo” si rivelerà all’ultimo momento, con l’astensione. O peggio, con cruenti scontri di piazza.