L’Armenia dopo le elezioni parlamentari
Il nuovo parlamento armeno registra l’importante novità dell’ingresso del partito di Levon Ter-Petrosyan, ma gli analisti non si attendono modifiche nelle linee guida della politica interna ed estera del Paese prima delle presidenziali del prossimo anno. Numerose denunce sulla regolarità del voto
Le elezioni parlamentari armene continuano a far discutere per le contestazioni sulla validità del voto provenienti da più parti. Nella conferenza stampa congiunta dell’11 maggio il partito di governo Armenia Prospera (BHK) e i partiti di opposizione Congresso Nazionale Armeno (ANC) e Federazione Armena Rivoluzionaria (Dashnaktsutyun) hanno contestato la legittimità della vittoria del Partito Repubblicano (HHK) del presidente Sargsyan, dicendo che il voto è stato caratterizzato da “irregolarità diffuse”. Inoltre, l’ONG armena Transparency International Anti-Corruption Center ha dichiarato di aver raccolto più di un migliaio di denunce di frode elettorale sul sito iDitord.org , creato per permettere ai cittadini armeni di denunciare irregolarità di voto.
Il giudizio internazionale
Contrastanti i giudizi in merito da parte degli osservatori internazionali. Secondo gli osservatori dell’Assemblea Interparlamentare della Comunità di Stati Indipendenti (CSI), “le elezioni sono state libere, aperte e competitive”, come ha dichiarato il capo-missione Vladimir Gorkun all’agenzia di stampa Mediamax.
Più cauti invece i giudizi espressi dagli osservatori dell’OSCE e dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) durante la conferenza stampa congiunta del 7 maggio. François-Xavier de Donnea, capo della missione OSCE, ha lodato il clima pre-elettorale evidenziando però alcune irregolarità in un “numero significativo di seggi”: “Queste elezioni evidenziano un progresso rispetto alle precedenti ma ci sono state delle battute d’arresto che dimostrano la necessità di un continuo miglioramento”.
Emma Nicholson di Winterbourne, in rappresentanza degli osservatori PACE, ha espresso preoccupazione per i casi di “interferenze diffuse nella gestione dei seggi e degli elettori da parte di alcuni partiti politici: le autorità devono affrontare questo inaccettabile comportamento prima delle elezioni presidenziali del prossimo anno”.
Le tangenti prima del voto
Il direttore dell’ufficio armeno dell’Eurasia Partnership Foundation (EPF) , Gevorg Ter-Gabrielyan, ha dichiarato ad Osservatorio che il rapporto preliminare OSCE/ODIHR “fa un’enorme omissione: non parla delle onnipresenti tangenti pre-elettorali. Ciò rende il rapporto irrilevante perché quella è stata la principale violazione verificatasi. Le elezioni nell’area post-sovietica – ha spiegato – sono manipolate. Questa volta, a causa della grande attenzione internazionale, la manipolazione ha assunto forme diverse: poiché è difficile perseguire legalmente la distribuzione di tangenti prima delle elezioni e l’uso delle risorse amministrative a tal scopo, queste due sono diventate le principali forme di raggiro”.
D’accordo anche Mikayel Zolyan: “Non ritengo che queste elezioni siano state libere e giuste – ha spiegato l’analista politico ad Osservatorio – ci sono stati alcuni sviluppi positivi, tra cui una copertura relativamente equilibrata della campagna elettorale da parte dei media… Tuttavia c’è stata una diffusa corruzione degli elettori, il governo ha usato le proprie risorse amministrative per assicurarsi il voto delle persone, le liste dei votanti sono state gonfiate e sono stati denunciati casi di voto doppio”.
La nuova posizione dell’ANC
Un aspetto positivo di queste elezioni, su cui gli analisti concordano, è l’ingresso in parlamento dell’ANC. Il partito di Levon Ter-Petrosyan lascia infatti l’opposizione extraparlamentare per entrare a far parte a pieno titolo della scena politica istituzionale armena. Per Richard Giragosian, direttore del centro studi Regional Studies Center , “questo è l’unico risultato positivo delle elezioni: l’ANC è la forza d’opposizione più dinamica e coerente”.
Gevorg Ter-Gabrielyan ha dichiarato ad Osservatorio che “ci si può congratulare con l’ANC: questa volta hanno lottato fino alla fine e non rifiuteranno i loro seggi. Passeranno momenti molto difficili essendo, per certi versi, una minoranza assoluta in parlamento perché questo è l’unico gruppo politico con idee liberali. Pur senza finanze e con la potenza dominante che faceva di tutto per farli sciogliere, l’ANC è sopravvissuto. Questo è lodevole”.
Niente di nuovo in politica estera
Quanto poi la nuova composizione dell’Assemblea Nazionale peserà sulle scelte politiche del Paese, dipenderà dalle alleanze che si formeranno. “Se il Partito Repubblicano (HHK) si coalizzerà con Armenia Prospera (BHK) – ha spiegato l’analista Mikayel Zolyan ad Osservatorio – il parlamento sarà completamente controllato dal governo e continuerà a funzionare come il timbro dell’esecutivo. Altrimenti il BHK, insieme ai partiti di opposizione – ANC, Partito Eredità e Dashnaktsutyun – potrebbe creare un contrappeso al partito di maggioranza”.
Sebbene i vertici dell’HHK abbiano per ora smentito le voci di trattative in corso col BHK, Zolyan resta scettico: “I risultati sono comunque alquanto tristi. Il sistema oligarchico rimane al suo posto, il livello di legittimità del governo rimane molto basso. Questo è anche un male per la politica estera, dal momento che un governo debole che manca di legittimità non avrà la determinazione necessaria per condurre un’efficace politica estera in un momento pericoloso, quando la retorica del governo azero diventa più aggressiva e gli incidenti di confine sempre più frequenti”.
Stepan Grigoryan, presidente del centro studi armeno Analytical Centre on Globalization and Regional Cooperation (ACGRC), ha commentato ad Osservatorio che “la situazione politica dell’Assemblea Nazionale non è cambiata di molto poiché cinque dei sei partiti del nuovo parlamento armeno sono gli stessi della precedente legislatura. Ed essendo il presidente, secondo la Costituzione armena, il responsabile per la politica estera, è ovvio che non valga la pena aspettarsi nell’immediato futuro cambiamenti importanti”.
Le presidenziali del 2013
Si dovranno attendere le presidenziali del 2013 per un cambiamento significativo non solo nella politica estera armena ma anche in altri settori come l’economia. “Mentre nella maggior parte dei Paesi europei i governi sono cambiati dal 2008 in seguito alla crisi economica, in Armenia il partito di governo ha invece incrementato la sua maggioranza in parlamento, sebbene l’Armenia sia stato uno dei Paesi più colpiti a livello economico. Questo fatto da solo crea motivi di sospetto dato che sfida la logica che ha funzionato in tanti Paesi democratici”, ha dichiarato Zolyan ad Osservatorio.
"Le elezioni parlamentari hanno confermato ancora una volta una presa molto ferma dell’attuale assetto di potere su ogni aspetto dell’Armenia: è improbabile che il potere dominante si muova verso un serio contenimento degli oligarchi, si cercherà di annacquare qualsiasi riforma in quella direzione”, ha aggiunto Ter-Gabrielyan. A suo avviso la speranza di un cambiamento risiede nella “presenza di una piccola ma diversa forma di opposizione in parlamento, l’ANC, e nell’unico meccanismo che finora ha funzionato in Armenia: quello di mantenere la pressione sul potere dominante. Se l’opposizione e i movimenti sociali non si fermano, e la comunità internazionale mantiene la propria pressione, alcune modifiche alle attuali politiche o un ribaltamento delle decisioni sbagliate sono possibili; se sono meno attivi, invece, si tornerà indietro”.