Croazia | | Diritti, Unione europea
Gay pride di Spalato, qualcosa cambia
Dopo accese polemiche e inviti al boicottaggio, il Gay pride di Spalato si è tenuto regolarmente. 900 poliziotti ne hanno garantito la sicurezza, mentre premier e presidente lo hanno pubblicamente appoggiato
Per paura che si ripetessero i sanguinosi incidenti avvenuti lo scorso anno, sabato scorso 900 poliziotti hanno protetto i circa 500 partecipanti al secondo Gay pride di Spalato. Questa volta però tutto è filato liscio, ma non certo perché in città sia cambiata l’atmosfera o vi sia più tolleranza. Piuttosto perché le forze di polizia, mai così numerose in questa città turistica del Mediterraneo, hanno formato un cordone di sicurezza proteggendo i partecipanti alla parata.
Per questo motivo i detrattori del Gay pride hanno messo in dubbio che i membri delle minoranze sessuali siano riusciti nel loro intento di lottare per i diritti LGBT, perché i cittadini di Spalato con tutta quella polizia sono a malapena riusciti a vederli, mentre la maggior parte di loro ha ignorato la manifestazione o non si è fatto vedere sul principale lungomare della città, dove solitamente si tengono le manifestazioni.
Gli organizzatori dell’iniziativa hanno però sostenuto che non è andata così e che i cittadini di Spalato non hanno ignorato la manifestazione, nonostante gli inviti a boicottare la parata giunti dall’amministrazione locale e dal controverso sindaco Željko Kerum, così come da parte della Chiesa.
Nel frattempo il polverone mediatico sollevato sul Gay pride di Spalato, scatenatosi in tutto il paese, ha attualizzato la questione ponendola di fronte ad una divisa opinione pubblica croata. Per settimane, prima che iniziasse il Pride di Spalato, si sono sentite numerose voci contrarie alla manifestazione, senza contare gli inviti radicali al linciaggio pubblico degli omosessuali. Tant’è che si temeva che si potessero ripetere le scene dello scorso Gay pride ma in forma ancora più accentuata. Un segnale che ha portato la polizia a non lasciare nulla al caso.
Le critiche maggiori sul comportamento della polizia e sul fatto che per garantire la sicurezza della manifestazione sia stato speso circa un milione di kune (circa 135mila euro) sono giunte proprio da quelli che hanno reso necessario un tale spiegamento di forze: membri di gruppi radicali che hanno annunciato e volevano incidenti. Perché se non ci fossero stati loro e le loro minacce di sicuro non sarebbe stata necessaria tutta quella polizia.
Favorevoli e contrari
A differenza dell’amministrazione locale che ha fatto di tutto per impedire il Gay pride e dimostrare che la comunità LGBT non è gradita a Spalato, tanto che quando non sono riusciti ad impedire il Pride hanno invitato i cittadini a boicottarlo, il governo centrale ha fatto tutto il possibile per fare in modo che la parata si svolgesse in pace.
Sul Gay pride di Spalato si è dibattuto anche al parlamento croato. E nemmeno lì sono mancate uscite omofobe come quelle di Zoran Vinković, membro del partito fondato dal criminale di guerra Branimir Glavaš. Vinković, che ha definito l’omosessualità una malattia e una bizzarria, si è opposto al Gay pride precisando: “Questo è un paese normale e soprattutto cattolico, non il paese dei froci e delle unioni dello stesso sesso”.
Posizioni intolleranti e omofobe che però non sono state dominanti nel dibattito parlamentare. Al Gay pride di Spalato c’erano cinque ministri, tra cui anche il ministro degli Esteri Vesna Pusić. Sostegno alla comunità LGBT è stato dato anche dal presidente della Repubblica Ivo Josipović e dal premier Zoran Milanović. La manifestazione di Spalato è stata appoggiata anche da molti noti intellettuali: Predrag Matvejević, il più tradotto autore croato il cui libro “Breviario mediterraneo” in Italia ha venduto oltre 300.000 copie, ha fatto notare da Spalato che: “’L’ultima cena’, da tutti ammirata, è opera di un grande e importante artista come Leonardo da Vinci, che era omosessuale”.
Segnali di cambiamento
Al governo croato importava soprattutto che col Gay pride di Spalato non venisse data un’immagine internazionale simile a quella della scorsa edizione, quando i partecipanti vennero presi a sassate e le immagini dei manifestanti insanguinati dominarono la scena mediatica. Da Bruxelles è giunto un chiaro messaggio a Zagabria: il paese che il prossimo anno entrerà nell’Unione europea deve garantire i diritti delle minoranze, comprese quelle sessuali, e garantire il loro diritto a manifestare. Ecco perché il governo ha fatto di tutto per far svolgere il Gay pride senza incidenti.
Per quanto gli oppositori al Gay pride abbiano cercato di dimostrare che la manifestazione di Spalato fosse boicottata da tutti e che sarebbe stata un grosso fiasco, alla fine il messaggio che è arrivato è che anche nella conservatrice Croazia le cose, quando si tratta di diritti della comunità LGBT, iniziano progressivamente a cambiare.
Ecco perché direi di condividere l’opinione dell’editorialista del settimanale Globus, Boris Dežulović, quando dice: “Vorrei ricordare che nel 1957 nove ragazzi di colore riuscirono ad iscriversi al liceo pubblico di Little Rock nell’Arkansas e che prima di entrare nella scuola furono scortati da 101 fanti dell’esercito americano. Affermare oggi che il Gay pride di Spalato non è riuscito, sarebbe come affermare che negli anni Cinquanta non ebbe successo la protesta della comunità nera”.