Rio + 20: uno sguardo ai Balcani
Si è tenuta in giugno l’attesa conferenza Onu sul clima e l’ambiente Rio+20. Sostanzialmente un fallimento. Per i Paesi dei Balcani, tuttavia, è stata un’occasione per parlare e riflettere di green economy. Una rassegna
Nel 1992, anno della Conferenza di Rio de Janeiro sull’ambiente e lo sviluppo, le priorità politiche e sociali dei Balcani erano ben altre. Del resto nel 1992 i cambiamenti climatici e le problematiche ambientali sembravano, anche al di fuori dei Balcani, argomenti su cui era indispensabile essere preparati, ma che non richiedevano necessariamente azioni immediate. I danni sull’ambiente – presenti e futuri – erano qualcosa di secondario, che poteva aspettare.
Da allora sono passati vent’anni e il contesto regionale e internazionale è cambiato radicalmente. Gli effetti del degrado ambientale stanno iniziando a manifestarsi in modo sempre più evidente – a volte con forte violenza – spesso amplificando gli squilibri nella relazione tra sviluppo economico, tutela dell’ambiente e giustizia sociale. Con i Paesi meno ricchi e con le istituzioni più deboli purtroppo destinati a essere esposti agli effetti più negativi.
Parlare di green economy
Nel corso degli ultimi due anni, nei Balcani si sono svolti numerosi incontri in preparazione a Rio + 20, Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile che si è svolta tra il 20 e il 22 giugno a Rio de Janeiro e che ha visto al centro non tanto la valutazione delle politiche ambientali nazionali, quanto il tentativo di individuare delle strategie ‘eco – sostenibili’, ‘green’, ‘responsabili’, che permettano di guardare avanti e identificare nuovi modelli di sviluppo.
Tra gli incontri preparatori più importanti vi è stato il forum regionale ‘Produzione e consumo sostenibile ed economia verde: esperienze e buone pratiche’ organizzato a Belgrado nell’aprile del 2011. A coordinarlo congiuntamente i ministeri serbi dell’Integrazione europea e dell’Ambiente, Miniere e Pianificazione Territoriale, il ministero croato dell’Ambiente, Pianificazione Territoriale e Costruzione, la Camera di Commercio serba e UNEP (United Nations Environmental Programme).
Il forum ha messo al centro del dibattito due temi portanti: la produzione e il consumo sostenibile e la green economy. All’interno di questi assi sono state individuate alcune priorità di intervento tra cui energie rinnovabili, efficienza energetica, agricoltura e alimentazione, tutela del patrimonio forestale, turismo, trasporti, edilizia sostenibile, pianificazione e sviluppo urbano, servizi ambientali (tra cui la gestione delle acque), educazione e sensibilizzazione su temi ambientali.
Questa multisettorialità è estremamente importante poiché troppo spesso si tende a identificare la green economy soltanto, o nei migliori casi soprattutto, con energie rinnovabili ed efficienza energetica, mentre tra gli elementi fondamentali vanno ricondotti la necessità di fare sistema, e quindi di integrare le diverse iniziative (turismo, con servizi ambientali, con agricoltura biologica ad esempio), e di coinvolgere singoli cittadini e piccoli produttori.
Una rassegna
L’avvicinamento a Rio+20 ha portato i Paesi dei Balcani ad accelerare la discussione sulla green economy cercando di tracciare i primi bilanci degli interventi che sono stati realizzati nei diversi settori e di quelli che sarebbe auspicabile promuovere.
La Serbia, titolare della presidenza di turno dell’Iniziativa Adriatico Ionica, si è mossa in modo attivo, come dimostrano il suo ruolo nell’organizzazione di un side event a Rio e le iniziative che hanno caratterizzato gli ultimi mesi.
In Albania tra le priorità nazionali vanno incluse la gestione dei rifiuti e la politica energetica. A un grande dinamismo fanno però da contraltare non poche polemiche. Nel 2011 è stata approvata dal Governo la controversa legge sulla gestione integrata dei rifiuti che permette l’importazione di rifiuti da Paesi terzi, inclusa l’Italia. In effetti, senza l’importazione di rifiuti dall’estero sarebbe difficile garantire la sostenibilità economica del settore, allo stesso tempo però proprio le esternalità ambientali legate al processo di riciclaggio avevano portato il presidente Topi a rigettare la norma in prima istanza. Inoltre contro la cosidetta legge sull’immondizia si è formata una coalizione di ambientalisti e intellettuali che ha ottenuto un referendum abrogativo, la cui data continua però a slittare. Ombre e scandali hanno caratterizzato anche diversi investimenti e appalti nel settore dell’’energia pulita’.
Il governo del Montenegro sta introducendo modifiche per rendere più operativa la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile, creata nel 2002, e portare alla fase di implementazione alcune delle misure previste dalla strategia nazionale.
La posizione della Croazia, che ha ormai completato il percorso che nel 2013 la porterà all’interno dell’Unione europea, è stata caratterizzata dall’adattamento alle politiche comunitarie come la strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Tuttavia nel 2011, accanto ai necessari adeguamenti rispetto al contesto europeo, si è anche dotata di una Strategia Nazionale per lo sviluppo dell’economia verde (Strategic guidelines for green economy development: Green Growth of Croatia) come strumento base per riadattare le politiche, gli investimenti e i consumi verso la sostenibilità.
La Macedonia, nonostante non abbia integrato i temi della sostenibilità e della green economy nella strategia nazionale per la riduzione della povertà 2010-2020, ha promosso diverse iniziative legate ai cambiamenti climatici – tra cui la strategia nazionale di settore – e alla gestione del patrimonio forestale.
Ciascun Paese è stato presente a Rio con una propria delegazione. Tra i momenti più importanti per il sud est Europa vi è stato il side event "Green Economy: Achievements and Perspectives in the Adriatic-Ionian region" che si è svolto il 21 giugno e ha costituito un’occasione importante per un confronto sullo stato dell’arte e sulle prospettive a livello regionale, senza perdere di vista gli adattamenti – ormai necessari – rispetto alle politiche e agli standard europei.
Side event
Il side event è stato organizzato congiuntamente dal ministro dell’Agricoltura e dell’Ambiente della Slovenia, Franc Bogovič, e dal ministro dell’Ambiente, Miniere e Pianificazione Territoriale della Serbia, Oliver Dulić. Ad aprire i lavori il neo presidente serbo Tomislav Nikolić che, in qualità di capo della delegazione serba a Rio, ha sottolineato il ruolo della cooperazione regionale e ha enfatizzato come sia necessario rivedere modelli di consumo basati su uno sfruttamento troppo intensivo delle risorse. La Serbia, la cui delegazione comprendeva anche il ministro degli Esteri Vuk Jeremić, è probabilmente il Paese che più degli altri ha sfruttato la vetrina di Rio, con finalità non legate soltanto alle tematiche ambientali, ma anche a sostengo del ruolo (presidente della 67esima Assemblea generale) che lo stesso Jeremić ricoprirà nelle Nazioni Unite da settembre 2012.
Nell’ambito dell’incontro Dulić ha presentato i contenuti dello studio Achievements and Perspectives towards a Green Economy and Sustainable Growth in Serbia, che il ministero dell’Ambiente ha condotto con UNDP e UNEP. L’analisi identifica nell’efficienza energetica, nelle rinnovabili e nell’agricoltura sostenibile i settori con il maggior potenziale all’interno dell’economia verde e sottolinea come per questi settori ci si attenda un ritorno sugli investimenti in 3-5 anni e un forte contributo all’occupazione, con 50.000 nuovi posti di lavoro disponibili nel breve periodo.
All’incontro sono intervenute inoltre le delegazioni di Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Croazia e Grecia, che hanno fatto il punto sulle intenzioni e sullo stato dell’arte della green economy nei rispettivi Paesi. Se la Slovenia ha sottolineato la disponibilità a condividere le proprie esperienze anche in relazione ai necessari adattamenti sul percorso verso l’integrazione con l’Ue, Bosnia e Croazia hanno allargato il discorso al ruolo del turismo ambientale, all’importanza del retrofit – ossia dell’integrazione di nuove tecnologie e funzionalità a sistemi datati – alla gestione dei rifiuti e alla necessità di programmare reti di trasporto a basso impatto ambientale. A chiusura dell’evento Bogovič, a cui è passata la presidenza dell’Iniziativa Adriatico – Ionica, ha annunciato che il passo successivo a livello regionale consisterà nell’organizzazione di un workshop sulla green economy che si svolgerà in Slovenia, nel mese di settembre.
Sul campo
Rio + 20, che a livello complessivo ha ottenuto risultati piuttosto deludenti, è stata sicuramente una tappa importante per rafforzare il coordinamento regionale nel sud est Europa, ma per mantenere il passo ed evitare che a livello ambientale l’Unione europea abbia 2, se non 3 velocità, è necessario che i governi locali, magari partendo proprio dall’evento di Rio, non si limitino ad accordi e protocolli istituzionali (pur necessari), ma portino la green economy sul campo, implementando le misure individuate e coinvolgendo individui, società civile, comunità e amministrazioni locali.