Macedonia: sarà la Commissione europea a darle il nome?

Una boccata di ottimismo per la Macedonia, che vede ricomparire nel rapporto della Commissione europea l’aggettivo “macedone” e soprattutto, la proposta di avvio dei negoziati d’accesso prima della soluzione della disputa sul nome

18/10/2012, Risto Karajkov -

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Skopje (flickr/Jaime Pérez)

La scorsa settimana la Macedonia ha ricevuto dalla Commissione il quarto via libera per avviare i colloqui di accesso all’Unione europea. A sorpresa, la Commissione ha anche raccomandato al Consiglio europeo di avviare i negoziati con Skopje prima che si giunga ad una soluzione dell’annosa disputa sul nome con la Grecia.

Mercoledì 10 ottobre, il Commissario europeo per l’allargamento e le politiche di vicinato, Štefan Füle, ha presentato al Parlamento europeo il Pacchetto per l’allargamento 2012 della Commissione, ossia i rapporti annuali sui progressi fatti dai paesi candidati. In questa sede, ha quindi espresso le raccomandazioni per la Macedonia.

“La Commissione raccomanda per la quarta volta che vengano avviati i negoziati d’accesso con la Macedonia", ha detto Füle. Il Commissario ha aggiunto che l’Ue ha bisogno “di mostrare che la prospettiva europea per il paese è reale”, sottolineando la convinzione della Commissione che “portare la procedura d’accesso allo stadio successivo possa mantenere il ritmo delle riforme, ridurre il rischio di una retrocessione nel processo stesso e rafforzare le relazioni inter-etniche”.

La Commissione ha fatto “la differenza”

La differenza rispetto alle tre raccomandazioni precedenti è che quest’anno la Commissione ha raccomandato che si avviino i negoziati e poi in seguito si arrivi ad una soluzione per la disputa sul nome. Questo è quanto Skopje aveva sostenuto spesso in passato, ma che gli era stato negato ogni volta, a causa della resistenza della Grecia.

Inaspettatamente, la settimana scorsa, senza una precedente attività diplomatica troppo visibile, l’Ue ha cambiato i toni: “Una decisione del Consiglio europeo di aprire i negoziati di accesso aiuterebbe a creare le condizioni per trovare una soluzione. Da parte sua, la Commissione è pronta a presentare un quadro negoziale che prenda in considerazione la necessità di risolvere il problema del nome nella fase iniziale del processo di adesione”, ha dichiarato Füle, davanti al Parlamento europeo.

Anche per il Consiglio europeo sarà così?

Il Consiglio europeo deciderà in merito a queste raccomandazioni nel prossimo summit di dicembre. Come nei tre anni passati, il Consiglio potrebbe però semplicemente annotare la raccomandazione e negare l’apertura dei colloqui prima che non si sia trovata una soluzione della disputa sul nome.

Questo dipende in prima istanza dalla posizione della Grecia, che fino ad oggi è sempre stata contro l’avvio dei colloqui prima di una soluzione reciprocamente accettabile. Quello che però è cambiato quest’anno è la posizione della Commissione. Negli ultimi tre anni si era fatta da parte. Quest’anno sembra che voglia essere coinvolta nella soluzione del problema. Nel frattempo Atene ha dichiarato che farà sapere la sua posizione a dicembre.

Finalmente una parola… macedone

Il rapporto è stato accolto con grande entusiasmo dal governo di Skopje. I funzionari del governo affermano che è stato ben meritato.

In generale, oltre al passaggio sul ruolo che intende assumersi la Commissione nella disputa sul nome, il rapporto è stato migliore rispetto al precedente, che conteneva molte critiche. Inoltre, ha visto il ritorno dell’aggettivo “macedone”, che era stato omesso nelle due edizioni precedenti.

Negli anni, la parola “macedone” si è appassita gradualmente nei rapporti, fino alla sua totale scomparsa nel 2010. L’anno scorso, tra l’indignazione pubblica per l’assenza dell’aggettivo, il presidente macedone Gjorgi Ivanov disse che non avrebbe accettato un altro rapporto della Commissione europea senza la parola Macedonia. Quest’anno, l’aggettivo è infine tornato ed è stato usato due volte, una con riferimento al governo, ed un’altra in relazione alle “istituzioni macedoni”. Tuttavia, come presto notato dai media, l’aggettivo non è stato utilizzato in riferimento alle caratteristiche identitarie, come la lingua o la nazione.

“Come dice la nostra gente, se non combatti hai perso in partenza. Questa è la causa della mia persistenza”, ha commentato il presidente Ivanov alla notizia, aggiungendo di aver sempre reagito ad ogni attentato all’identità macedone e che continuerà a farlo.

In accordo con la nuova proposta della Commissione, la Macedonia potrebbe avviare i negoziati di accesso e poi lavorare per risolvere il problema del nome nella fase iniziale degli stessi. D’accordo anche il Rappresentante dell’Ue per il paese, Aivo Orav, sul fatto non ci sia una scadenza specifica, ma quanto prima si risolvesse la disputa sul nome tanto meglio. Chiarendo il termine “fase iniziale” ai media, l’ambasciatore Orav ha precisato che lo scenario migliore sarebbe “trovare la soluzione oggi” e, se questo non fosse possibile, “prima di dicembre”.

Le critiche e la minaccia inter-etnica

Il tono del rapporto è cambiato molto dall’anno scorso, quando il Commissario Füle aveva avvertito la Macedonia di non dare per scontato che sarebbe nuovamente arrivato un invito da parte della Commissione ad avviare i negoziati. Per un certo periodo, vi furono voci che la Commissione potesse in effetti considerare la revoca della raccomandazione. Ma poi la linea adottata è mutata radicalmente. Quest’anno il paese è stato lodato per i cambiamenti adottati alla legge elettorale, l’alleggerimento della normativa sulla diffamazione (spesso usata per perseguire i giornalisti), e la revisione del procedimento di attuazione dell’accordo quadro di Ohrid. Le criticità riguardano invece lo stato di diritto, la libertà di espressione, il potere giudiziario, la corruzione.

È importante invece, che la Commissione abbia espresso più volte le sue preoccupazioni sulle relazioni inter-etniche nel paese. Ha trovato che “gli sforzi dei partner della coalizione di governo hanno giocato un ruolo importante nell’alleviare le tensioni inter-etniche”. Tuttavia, ha anche suggerito che “una soluzione che soddisfi entrambi … che faciliterebbe la riconciliazione” si debba trovare in merito alla più recente e grave minaccia per la stabilità politica del paese: la legge sui veterani. Il VMRO-DPMNE ha recentemente proposto un disegno di legge che prevede diritti speciali a favore dei membri delle forze armate macedoni durante il conflitto etnico del 2001. Il disegno esclude i membri della guerriglia albanese, il cui successore politico, l’Unione democratica per l’integrazione (DUI) è parte della coalizione di governo. DUI si è opposto duramente alla legge. Lo scontro intergovernativo si potrebbe risolvere alle prossime elezioni, ma nel frattempo minaccia le relazioni inter-etniche.

Una boccata di “controllato” ottimismo

Il rapporto della Commissione è arrivato a sorpresa per alcuni analisti del paese. In accordo con alcuni osservatori, l’iniziativa della Commissione potrebbe essere stata motivata effettivamente dalla preoccupazione che una crisi inter-etnica nel paese possa finire fuori controllo. Un altro punto di vista è che l’UE, impegnata nella risoluzione dei suoi attuali problemi, abbia così voluto dare a tutti un segnale che si stia comunque procedendo. Questo tuttavia non spiega del tutto l’iniziativa della Commissione sulla questione del nome.

In entrambi i casi, il rapporto della Commissione 2012 ha portato buone notizie per la Macedonia. L’ottimismo rimane però controllato e Skopje adesso rimane in attesa del summit UE di dicembre.

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