Azerbaijan, mezzo milione per un posto in parlamento

Alcuni video, pubblicati su YouTube, mostrano trattative per acquistare un posto nel parlamento dell’Azerbaijan. Scalpore pubblico ma poche reazioni da parte delle autorità preposte. Il governo preferisce concentrarsi sulle intimidazioni nei confronti di giovani oppositori

02/11/2012, Arzu Geybullayeva -

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Immagine tratta da un video animato dedicato allo scandalo, YouTube

Il suo nome in codice è "qaynana" (“suocera”), o almeno così lei si definisce in un video [sottotitoli in inglese], recentemente pubblicato su YouTube, che la mostra impegnata a negoziare animatamente qualcosa per "500" (500.000 AZN, circa mezzo milione di euro) con un uomo e una giovane donna, in quello che sembra un ufficio.

È emerso poi che in vendita c’era un seggio parlamentare, che l’uomo nella stanza era un candidato, Elshad Abdullayev, ex rettore dell’International University di Baku (università privata chiusa nel 2010) e che la "suocera" era Guler Ahmadova, parlamentare del partito di governo azero, Nuovo Azerbaijan. Il video risale approssimativamente alla fine dell’ottobre del 2005, una settimana prima delle elezioni parlamentari di quell’anno. Certo Guler Ahmadova non immaginava che, sette anni dopo, il video avrebbe rivelato la trattativa, durante la quale ella magnifica la propria competenza e professionalità in questo "business". La "suocera” ha però sopravvalutato il suo status privilegiato e in seguito allo scandalo è stata costretta ad abbandonare il suo posto in parlamento.

Ma che conseguenze avrà per l’Azerbaijan questo recente scandalo? Nel migliore dei casi un parlamentare corrotto in meno, nel peggiore, il silenzio. In un paese con un sistema pesantemente basato su reti di potere e relazioni interpersonali, in cui il denaro gioca un ruolo fondamentale, è probabile che l’onorevole Ahmadova la farà franca. Tuttavia, se si arriverà a processo e la Ahmadova venisse ritenuta colpevole, secondo l’articolo 178.3.2 del codice penale azero (peculato mediante abuso di fiducia), dovrebbe essere condannata ad un periodo di reclusione dai sette ai dodici anni.

Inizialmente la parlamentare ha reagito parlando di video-montaggi e negando di essere la persona nel video. In seguito ha tuttavia annunciato di rinunciare al suo seggio per collaborare alle indagini in corso. Mentre l’inchiesta continua, rimangono gli interrogativi sul livello di consapevolezza del governo rispetto al caso.

Lo stesso Abdullayev, attualmente residente in Francia, ha dichiarato di aver mandato il filmato al procuratore generale, ma di non aver ottenuto alcuna reazione. Solo a questo punto, Abdullayev si sarebbe deciso a diffondere il compromettente video in rete. Per dimostrare che la "suocera" non agiva da sola, come molti sostenitori del governo si sono affrettati a dichiarare, Abdullayev ha in seguito reso pubblico anche un secondo video, apparentemenete una continuazione del primo, in cui la Ahmadova nomina come parte dello schema per la vendita del seggio numerose altre persone ai vertici del Paese.

Nel frattempo, i video spopolano sui social network. Ad oggi, i due video hanno ottenuto decine di migliaia di visualizzazioni. Un giovane comico azero, conosciuto con lo pseudonimo di Muntezir, ha pubblicato un video rap sul suo canale YouTube dove ripete le parole della "suocera". E un altro video animato satirico chiama Ahmadova "la Madrina", riferendosi al noto film "Il Padrino".

Conseguenze

Secondo i critici del governo, questo è di gran lunga uno degli avvenimenti più rilevanti accaduti in Azerbaijan dall’Eurovision di maggio. Gli attivisti per i diritti umani sanno fin troppo bene cosa accade dietro le quinte, ma così anche la popolazione ha acquisito maggiore consapevolezza. Secondo Elmar Chakhtakhtinski, presidente dell’ONG Azero-americani per la democrazia (AAD), il video non fa che mostrare ulteriormente la natura corrotta del gruppo dirigente. E anche se nel video non c’è nulla di sorprendente, la luce dei riflettori può contribuire a "creare gli strumenti per spodestare complici, apologeti e seguaci inconsapevoli del regime". Il politologo Hikemt Hajizadeh, pur convenendo che nulla di nuovo è stato rivelato, ha chiesto ulteriori indagini al fine di esporre altri casi di corruzione.

Mentre le indagini proseguivano sul fronte della compravendita di posti in parlamento, a Baku si è registrato un nuovo attacco intimidatorio delle autorità nei confronti di movimenti d’opposizione attivi nel paese. Il 29 settembre Zaur Gurbanli, giovane blogger critico del governo, è stato catturato da uomini in borghese durante un’incursione al quartier generale del movimento giovanile Nida, nel corso della quale sono stati sequestrati documenti e circa 8.000 copie di volantini elettorali. Gurbanli è stato in seguito accusato di aver opposto resistenza alla polizia.

Sarebbe un []e non vedere una coincidenza tra lo scandalo di corruzione della "suocera" e l’arresto di Gurbanli. NIDA è uno dei principali movimenti giovanili di opposizione e Gurbanli è tra i membri attivi che hanno organizzato una campagna di volantinaggio che invitava a non votare Aliyev. Secondo Turan, un giovane residente di Baku che conosce bene i movimenti d’opposizione della capitale, le due storie sono strettamente collegate: "NIDA era tra le poche organizzazioni, che avrebbe potuto reagire a questo scandalo; arrestando Zaur, hanno mandato un messaggio intimidatorio".

Altri attivisti e membri dell’opposizione hanno una posizione simile. Il movimento giovanile Dalga si è affrettato a reagire allo scandalo “Gulergate” e all’arresto del giovane blogger, lanciando una campagna dal titolo "Le nostre voci non sono spazzatura, anche se il voto è un bidone", come segno di protesta per le elezioni fraudolente e per sensibilizzare l’opinione pubblica in vista delle prossime presidenziali.

Prospettive

Non è certo la prima volta che emergono scandali relativi alla leadership del paese, tra cui ad esempio concessioni per miniere d’oro e fondi d’investimento per le figlie del presidente, ma episodi di questo tipo non riescono a scuotere la coscienza pubblica. Le reazioni ad episodi di corruzione che vengono da movimenti giovanili a favore della democrazia sono certo un segno positivo, ma l’esperienza dimostra che l’arresto di Gurbanli e persino lo scandalo Gulergate sono parte integrante dell’attuale sistema di potere azero.

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