Gli occhi dell’Armenia sul nuovo Papa
L’elezione di Papa Francesco è stata seguita con attenzione in Armenia, per le possibili conseguenze sul processo di riconoscimento internazionale del Genocidio. Sui social network, tuttavia, l’evento è divenuto occasione per discutere del ruolo della Chiesa nella società armena
Il 31 marzo scorso, gli armeni di tutto il mondo hanno celebrato la Pasqua. Non solo la maggioranza, appartenente alla Chiesa Apostolica, ma anche i meno numerosi aderenti al cattolicesimo romano. Un mese prima, gli armeni di tutte le confessioni hanno seguito con attenzione la scelta del nuovo Papa: l’abdicazione di Benedetto XVI e l’elezione di Francesco I hanno dato occasione all’opinione pubblica armena di discutere del ruolo della Chiesa nella società contemporanea, materia già da tempo oggetto di acceso dibattito nel Paese. Le questioni in discussione non sono così diverse da quelle affrontate in altri Paesi: quale dovrebbe essere il ruolo della Chiesa nella società armena, fino a che punto dovrebbe arrivare la separazione tra Stato e Chiesa, se la Chiesa Apostolica Armena sta facendo abbastanza per adattarsi alla realtà del ventunesimo secolo e così via.
Gli armeni di rito romano
Certo, a seguire con la maggiore attenzione l’elezione del nuovo Pontefice sono stati gli armeni che seguono il rito romano, una comunità che, anche se poco numerosa, ha svolto un ruolo importante nella storia armena. L’emergere di questa comunità è il risultato dei contatti fra armeni ed europei occidentali al tempo delle Crociate: ecco perché gli armeni di rito romano sono stati storicamente chiamati dagli altri armeni "Franchi", termine usato nel Medioevo per riferirsi a tutti gli europei occidentali.
Oggi, le comunità cattoliche armene che seguono il rito romano sono situate per lo più in Armenia del Nord e nel Javakhq (Javakheti), regione a popolazione armena nella vicina Georgia. Proprio in questa regione è nato il cardinale Grégoire-Pierre Agagianian, figura di spicco in Vaticano negli anni cinquanta e sessanta del Novecento, vicino a diventare Papa nel conclave del 1958.
La questione del Genocidio
La televisione armena ha trasmesso in diretta da Roma l’elezione del Papa, e l’argomento è stato ampiamente discusso sui social network. Alcuni utenti di Facebook hanno scherzosamente accostato l’evento alle contestate recenti elezioni presidenziali, esprimendo il proprio scetticismo sui risultati ufficiali che hanno confermato in carica Serzh Sargsyan. Ad esempio, secondo una battuta popolare sui social network armeni, se la commissione elettorale armena avesse conteggiato i voti dei cardinali, Serzh Sargsyan sarebbe stato eletto anche Pontefice.
Su una nota più seria, tuttavia, alcuni armeni hanno espresso la speranza che Jorge Mario Bergoglio, che prima di diventare Francesco I era l’arcivescovo di Buenos Aires, possa promuovere il processo di riconoscimento internazionale del genocidio armeno. Questa speranza si basa sul fatto che Bergoglio ha avuto stretti contatti con l’influente comunità armena in Argentina, e in passato ha condannato con forza il genocidio. Lo storico delle religioni Hovhannes Hovhannisyan ritiene tuttavia esagerate tali aspettative: dopotutto, dice, non c’è molto che il Papa potrebbe fare in questo senso, oltre a ribadire ancora una volta il riconoscimento e la condanna dell’"Eghern" (il genocidio armeno), come già fatto da Giovanni Paolo II.
Povertà e corruzione
Molti armeni sono rimasti colpiti dallo stile di vita ascetico del nuovo Papa, e dal suo approccio di tipo semplice nei confronti dei fedeli. La sensibilità del nuovo Papa alle questioni sociali, inoltre, è stata contrapposta alla riluttanza dei prelati della Chiesa Armena a prendere una posizione decisa su questioni che affliggono la società armena, quali la povertà e la corruzione. Oggi, in Armenia, alcuni prelati sono infatti sempre più criticati per uno stile di vita ritenuto troppo sontuoso. Alcuni anni fa, molti armeni si erano scandalizzati di fronte all’ammissione di un alto prelato di aver ricevuto una costosa Bentley in regalo da uno dei suoi figliocci: gesto considerato del tutto inadeguato nel momento in cui molti armeni vivono in condizioni di estrema povertà. Ad ulteriore espressione di questo stato d’animo, in una recente e popolarissima intervista divenuta virale su YouTube, il noto storico dell’architettura armena Samvel Karapetyan accusa alcuni esponenti della Chiesa di lasciare in pessime condizioni gli antichi monumenti religiosi, mentre vengono spesi milioni per la costruzione di nuove chiese.
Allo stesso tempo, molti utenti dei social network hanno sottolineato come i pur numerosi problemi della Chiesa armena non siano paragonabili agli scandali che affliggono la Chiesa di Roma, e che il nuovo Papa dovrà affrontare.
In ogni caso, secondo Hovannisyan, la Chiesa Apostolica Armena potrebbe imparare molto dal nuovo Papa, noto per uno stile di vita ascetico e l’attenzione ai poveri e ai bisognosi, e prenderne esempio per contrastare le recenti tendenze al lusso concentrandosi sul servizio alla comunità, diffondendo il messaggio della Chiesa e aiutando gli armeni della diaspora a preservare la propria identità e cultura.
Un numero crescente di credenti
A differenza di quanto accade nella maggior parte dell’Europa occidentale, il numero di fedeli praticanti in Armenia è in crescita, così come la rilevanza della religione nella vita sociale. Come in molti paesi dell’Europa orientale, la caduta del regime socialista e ateo è stata seguita da un ritorno alla spiritualità e alla religione. D’altra parte, è difficile sopravvalutare l’importanza che il cristianesimo ha avuto nella vita degli armeni nel corso della storia: l’Armenia è orgogliosa di essere stata il primo Paese a dichiarare ufficialmente il cristianesimo religione di Stato (nel 301, secondo la tradizione). Da allora, nei momenti difficili la Chiesa Armena è spesso rimasta l’unica istituzione ad unire gli armeni, in patria o nelle comunità della diaspora. Certo, il genocidio del 1915 nella Turchia ottomana e decenni di regime sovietico hanno pesato sulla Chiesa, che oggi è tuttavia senza dubbio la più influente istituzione non statale nel Paese e molto vicina al governo, anche se la Costituzione proclama l’Armenia uno Stato laico.
Secondo Ara Galoyan, esperto di questioni di religione, la Chiesa Apostolica Armena, essendo una delle più antiche, gode di enorme rispetto in Vaticano ed è molto attiva nel movimento ecumenico. A suo parere, inoltre, grazie alla stretta relazione con la Chiesa ortodossa russa, potrebbe contribuire a stabilire contatti fra le Chiese cattolica e ortodossa, e aiutare a risolvere i problemi che le dividono. I Papi e i Patriarchi ortodossi russi hanno sempre evitato di incontrarsi pubblicamente e di visitare lo stesso posto nello stesso momento. Galoyan ricorda che il momento in cui sono giunti più vicini ad un incontro è stato nel 2001, proprio in Armenia, durante la celebrazione dell’anniversario 1700 dall’adozione del cristianesimo, quando si sono mancati per sole poche ore.