Kosovo: da Vetevendosje alla società civile

Un viaggio nel fenomeno Vetevendosje! e nel suo rapporto con la società civile kosovara. Ne abbiamo parlato con l’analista politico Shkelzen Gashi

10/04/2013, Marjola Rukaj -

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Che ruolo ha avuto il movimento di autodeterminazione Vetevendosje (Vv) dopo la sua entrata in parlamento?

Finora Vv è stato l’unico soggetto politico in Kosovo ad essersi opposto a un governo corrotto come quello di Hashim Thaci, sostenuto dalla presenza civile e militare internazionale in Kosovo. Probabilmente se non ci fosse stato Vv molte questioni in Kosovo sarebbero passate senza alcun dibattito e senza neanche essere notate. Il punto debole di Vv è che il suo scopo principale è ottenere il potere a tutti i costi e non ha identificato in maniera sufficiente i problemi del Kosovo, nei vari settori come la sanità, l’istruzione o l’economia. E soprattutto Vv non presenta alcuna alternativa alla soluzione dei problemi. D’altra parte a Vv mancano le competenze necessarie per poter pensare e mettere in atto un eventuale progetto alternativo.

Chi aderisce a Vv? E’ un luogo comune sentire che tra le fila di Vv vi è l’élite kosovara e i giovani che vivono in città ed hanno un’esperienza internazionale alle spalle?

Solo un gruppo ristretto dell’élite dei giovani kosovari vi fanno parte. Tra questi vi sono quelle frazioni politiche che sono state sconfitte nelle ultime elezioni politiche con il partito FER e che sono finiti per scendere a patti e integrarsi tra le fila di Vv, rigettando molti dei principi con cui erano entrati in politica con il FER.

Che tipo di incidenza ha l’opposizione da parte di Vv in Assemblea?

Condivido in pieno quanto dice Albin Kurti, il loro leader, “Noi non abbiamo fermato il male, ma abbiamo fatto rallentare il suo progredire”. Però è anche vero che Vv finora non ha vinto nessuna battaglia.

Dipende anche dal grado di ricettività che dimostrano i politici al potere?

Sì. Il modo come il potere reagisce di fronte all’opposizione di Vv è brutale, poiché Vv oltre a mettere a nudo l’incriminazione del potere, è l’unico soggetto politico che mette a rischio il partito di Hashim Thaci, attraendo potenzialmente quella parte del suo elettorale che sostiene l’unione del Kosovo con l’Albania.

Ma quanto credono realmente quelli di Vv all’unione del Kosovo con l’Albania?

Bisogna sottolineare che Vv ha cambiato il proprio programma, da autodeterminazione territoriale, quindi indipendenza del Kosovo, a autodeterminazione etnica e quindi unione del Kosovo con l’Albania, solo dopo la proclamazione della cosiddetta Dichiarazione di Indipendenza da parte del Parlamento del Kosovo il 17 febbraio 2008. Vv è l’unica formazione politica in Kosovo che ha offerto delle argomentazioni ragionevoli in favore all’unione del Kosovo con l’Albania. Ma finora Vv non ha spiegato come andrebbe realizzata. Vv inoltre condanna gli ex membri dell’Uck che ora hanno aderito al PDK e hanno cambiato il loro principio di unione e liberazione etnica, in liberazione territoriale del Kosovo. Però il fatto che Vv sia entrata nelle istituzioni, e abbia giurato di rispettare le istituzioni che sono nate dal pacchetto di Ahtisaari cui Vv a suo tempo si è opposta molto ferocemente, fa credere che se dovesse andare al potere anche Vv rivedrebbe molte delle sue posizioni radicali e probabilmente anche quella sull’unione con l’Albania.

Cosa pensa dell’unione del Kosovo con l’Albania?

Non sono contrario all’unione, a condizione però che il Kosovo e l’Albania si uniscano come due entità di pari dignità.

Quali sarebbero i vantaggi di questa unione?

Vi sarebbero molti vantaggi in campo economico, nella sicurezza – il Kosovo non subirebbe più il pericolo serbo, e l’Albania non sarebbe più minacciata dalla Grecia. Ma dal 1912 a oggi i politici principali dell’Albania da Ismail Qemali a Sali Berisha, non hanno fatto che tradire il Kosovo.

Piuttosto però di una mera annessione all’Albania, è meglio il Kosovo indipendente. Questo lo vediamo oggi, nel mercato televisivo kosovaro che è dominato dalle televisioni di Tirana, e nell’editoria – 80% dei libri in lingua albanese proviene dall’Albania, e solo il 20% viene pubblicato in Kosovo.

Cosa comporta questo rapporto verticale Albania – Kosovo nel mercato televisivo?

Le televisioni dell’Albania sono molto seguite in Kosovo, ma non succede la stessa cosa con le televisioni kosovare in Albania. Se si continua così le televisioni del Kosovo finiranno per non attirare più la pubblicità, e questo alla lunga comporterà un ulteriore abbassamento della qualità, che già ora è penosa. La stessa cosa avviene con l’editoria, i libri pubblicati in Albania hanno invaso il mercato kosovaro, mentre i libri pubblicati in Kosovo riescono a penetrare pochissimo in Albania.

Quanto funziona in Kosovo la promessa dell’unione con l’Albania?

L’elettorato attratto da questa proposta non è numeroso, ma è molto energico e disposto a grandi sacrifici, perché si tratta principalmente di ex detenuti politici e di ex membri dell’UCK.

Attualmente Vv si oppone fermamente ai negoziati con la Serbia. Che tipo di alternativa offre?

Vv ha sottolineato che servivano pre-condizioni ai negoziati con la Serbia: la Serbia doveva accettare l’indipendenza del Kosovo, cancellare dalla propria costituzione l’affermazione che il Kosovo è parte della Serbia, la Serbia doveva rendere conto delle 1750 persone scomparse, consegnare i criminali di guerra che hanno commesso crimini in Kosovo, chiedere perdono, risarcire, restituire il fondo delle pensioni, i depositi bancari, i beni archeologici sottratti, smettere di finanziare le strutture parallele serbe in Kosovo… insomma, condizioni molto irrealistiche. Se la Serbia le avesse accettate non ci sarebbe stato alcun bisogno dei negoziati stessi.

A mio avviso però il maggior problema dei negoziati è l’attuale premier Hashim Thaci, sul quale gravano accuse pesanti tra cui alcune per crimini di guerra, e traffico d’organi, oltre ad arricchimento illegale. Questo lo rende vulnerabile di fronte alla parte serba e vi è il rischio che la fine dei negoziati sia terribilmente sfavorevole per il Kosovo.

Vv continua così a conservare una certa estetica da esponente radicale della società civile?

A mio avviso Vv non è mai stata parte della società civile, ma è sempre stato un movimento politico che ha inizialmente cercato di ottenere il potere attraverso la rivoluzione, e ora attraverso le elezioni, visto che la possibilità di una rivoluzione si è rivelata piuttosto remota.

Che ruolo ha la società civile ora in Kosovo?

La società civile è quasi inesistente. Come direbbe Adam Michnik, in un paese in cui i nomi delle strade cambiano ogni volta che cambia il governo, non si può dire vi sia una società civile. Le Ong in Kosovo sono per lo più gruppi controllati dai partiti politici sia al governo che all’opposizione ma anche dalle organizzazioni e istituzioni internazionali presenti in Kosovo. Vi sono solo delle rare eccezioni. Lo stesso vale per i media. Si può dire che non vi siano dei media indipendenti.

Poche settimane fa i cittadini kosovari hanno protestato con varie manifestazioni in piazza, denunciando la corruzione in Kosovo. Qualcosa si muove?

Sicuramente è positivo che varie Ong si sono attivate con tanti buoni propositi, ma ciò che rende pessimisti, è il coinvolgimento di membri dei partiti politici incriminati, di gente arricchita sotto circostanze incerte, e di quelli che sono stati sconfitti in politica. Temo quindi che queste manifestazioni siano sfruttate da chi ne ha interesse. Tra l’altro nell’ultima manifestazione ho notato una minore partecipazione rispetto alla penultima.

Cosa pensa dell’iniziativa Kosovo 2.0?

Tutto quello che so di Kosovo 2.0 è da ricondurre alla loro iniziativa dello scorso dicembre sulla promozione dei diritti della comunità LGBT.

Cosa pensa di quell’iniziativa?

La situazione della comunità LGBT in Kosovo è molto grave, ma il modo come Kosovo 2.0 ha tentato di promuovere i diritti di quella comunità, provocando le forze dell’ordine – quasi con la stessa modalità con cui usa provocare Vv – penso abbia giovato più a Kosovo 2.0 che alla comunità LGBT.

Che ruolo ha la comunità internazionale in Kosovo nei rapporti con la società civile kosovara?

Gli internazionali sono quelli che l’hanno forgiata questa “società civile”, come si presenta ora, in funzione ai gruppi politici al potere o all’opposizione, ma anche al servizio dei donatori internazionali.

Lei ha menzionato la mancante indipendenza dei media. Ma in Kosovo vi sono degli esempi di giornalismo investigativo condotto con il sostegno della società civile, che viene considerato come uno dei più brillanti nei Balcani oggi…

Il miglior esempio di giornalismo investigativo in Kosovo a mio avviso è Preportr, nonostante sia un progetto dal budget molto limitato. Vi è inoltre BIRN la cui qualità non è proporzionale ai cospicui finanziamenti che ricevono. Inoltre BIRN si è più volte dimostrata troppo accondiscendente nei confronti dell’ambasciatore Christofer Dell, che è stato un po’ il despota del Kosovo durante il suo mandato.

 

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Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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