Bosnia e ambiente: le leggi che mancano

La complessità istituzionale della Bosnia Erzegovina si riflette sui vari livelli di gestione della cosa pubblica, compreso il delicato tema dell’ambiente. Per poter procedere verso l’Unione europea dovrà però adottare a livello nazionale un corposo insieme di leggi in materia ambientale

16/05/2013, Almir Terzić - Sarajevo

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Paesaggio in Bosnia Erzegovina (flickr/helga tawil souri)

La Bosnia Erzegovina, secondo quanto riportato nella relazione della Commissione Europea sullo stato di avanzamento nel processo di integrazione per il 2012, ha compiuto progressi limitati in materia ambientale.

La Commissione Europea afferma infatti chiaramente che la Bosnia in quest’ambito deve, tra le altre cose, far approvare una legge quadro riguardante la tutela dell’ambiente, recepire interamente la direttiva UE sulla valutazione di impatto ambientale e sviluppare sistemi per il monitoraggio della qualità dell’aria.

Inoltre, si richiede al governo della Bosnia che sviluppi le infrastrutture necessarie alla gestione dei rifiuti, come ad esempio sistemi di riciclaggio, e che vengano adottate adeguate norme sull’acqua e con un approccio coordinato da parte delle due Entità [FBiH e RS]. È necessario inoltre migliorare la competenza amministrativa nell’intero settore ambientale.

Sempre nella medesima relazione – la più recente riguardante la Bosnia Erzegovina – la Commissione Europea ha comunque constatato che alcuni progressi sono stati registrati in ambito ambientale, in ambito chimico e in quello dell’inquinamento industriale.

Bisogna adottare più di 800 leggi

Anche una lettera del commissario all’allargamento Štefan Füle dell’ottobre 2012 riprende i punti principali della relazione della Commissione e ribadisce che la Bosnia Erzegovina deve intraprendere sforzi concreti per creare un quadro giuridico per la difesa dell’ambiente e rafforzare le proprie capacità istituzionali. Infatti, la concretizzazione di questi punti sarà uno dei parametri con cui la Commissione misurerà i progressi della Bosnia nel rapporto sul 2013.

Secondo quanto Osservatorio Balcani e Caucaso ha appreso dalla Direzione per l’integrazione della Bosnia, durante l’ultimo incontro del sottocomitato temporaneo “Trasporti, energia, ambiente e sviluppo regionale”, tenutosi a metà dello scorso anno, la Commissione europea ha sottolineato l’importanza di istituire un’agenzia per l’ambiente che coordini il monitoraggio e la diffusione di informazioni in materia ambientale, la cui struttura deve rispecchiare le competenze costituzionali in questo ambito.

Il prossimo incontro del sottocomitato, durante il quale i rappresentanti della Bosnia Erzegovina e della Commissione europea dovrebbero esaminare quanto realizzato fin’ora, dovrebbe aver luogo a fine maggio.

I contenuti di EurLex (l’archivio online di tutti i testi di legge dell’UE) mostrano che l’acquis comunitario in tema d’ambiente in senso stretto comprende circa 800 norme (il numero non è definitivo dal momento che l’acquis si espande costantemente) classificate in quattro categorie: Disposizioni generali e programmi, Inquinamento e perturbazioni ambientali, Territorio, ambiente e risorse naturali e Cooperazione internazionale.

Data la mancanza di un programma di integrazione – il documento strategico generale che dovrebbe, tra l’altro, riportare un resoconto dell’acquis UE da incorporare nella legislazione bosniaca – e vista l’assenza di un’efficace coordinazione in tale processo, le sole istituzioni a poter indicare quali disposizioni ambientali europee devono essere armonizzate con la legislazione nazionale e a che punto è ad oggi tale percorso sono le autorità competenti in materie ambientali.

Tuttavia, a causa della complessa struttura istituzionale della Bosnia, la competenza in ambito ambientale appartiene sia alle istituzioni statali, sia ai livelli inferiori, cioè alle Entità (Federazione di Bosnia Erzegovina e Republika Srpska), ai dieci cantoni della Federazione e al distretto di Brčko.

Frazionamento delle competenze

Secondo la ricerca svolta da Osservatorio Balcani e Caucaso, il quadro normativo nella Federazione di Bosnia Erzegovina in ambito ambientale è costituito da ben otto leggi attualmente in vigore: tutela dell’ambiente, protezione della natura, gestione dei rifiuti, pianificazione territoriale e utilizzo del suolo, gestione delle acque, protezione dell’aria, libero accesso alle informazioni e procedimento amministrativo.

Nella Republika Srpska, invece, la stessa materia è regolata da dieci atti legislativi, ovvero: protezione ambientale, protezione della natura, protezione dell’aria, protezione delle acque, prodotti chimici, accesso alle informazioni, procedimento amministrativo, contenzioso amministrativo, protezione e salvataggio in situazioni di emergenza e gestione dei rifiuti.

Infine, il distretto di Brčko ha quattro leggi ambientali: legge sulla protezione dell’ambiente, legge sul procedimento amministrativo, legge sulla gestione dei rifiuti e legge sulla protezione della natura.

Questa frammentazione di leggi tra le due Entità e distretto di Brčko, la loro varietà e la mancanza di atti a livello nazionale e di agenzie per l’ambiente, rende difficile fare passi avanti nonché mettere in pratica concretamente l’azione della Bosnia Erzegovina per la tutela dell’ambiente.

Sempre secondo la Direzione per l’integrazione europea della Bosnia, i progetti che investono in infrastrutture ambientali sono in parte finanziati tramite lo strumento di assistenza preadesione (cosiddetti fondi IPA). Nell’ambito di questi progetti, la tutela dell’ambiente in Bosnia ha fatto alcuni passi avanti con la sistemazione del letto del fiume Bosna nella piana di Sarajevo, con la costruzione e ricostruzione di un impianto di depurazione delle acque reflue, con l’approvvigionamento di acqua e con la soluzione del problema delle fognature nei comuni della Republika Srpska.

Tra i progetti ambientali IPA più significativi vi sono quelli in tema di rafforzamento delle competenze nel settore dell’acqua, il risanamento delle discariche a Sarajevo, a Neum, a Bosanska Krupa e a Srebrenica, il supporto allo sviluppo di politiche sull’acqua e il sostegno all’implementazione della direttiva IPPC (Prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento) in Bosnia.   

La Bosnia Erzegovina ha anche beneficiato del progetto “Rete ambientale regionale per l’accesso” (RENA). Durante l’ultima conferenza del RENA, tenutasi a febbraio 2013, i paesi in preadesione sono stati incoraggiati ad analizzare i propri orientamenti strategici e gli obiettivi in materia di mutamenti climatici ed energia in relazione alla strategia di sviluppo sostenibile “Europa 2020”. I tre obiettivi primari che Europa 2020 si prefigge di raggiungere entro, appunto, il 2020 sono: la riduzione delle emissioni di gas serra del 20% rispetto al 1990, la produzione del 20% del fabbisogno di energia da fonti rinnovabili e l’aumento del 20% dell’efficienza energetica.   

332 pagine per l’ambiente nelle risposte alla lista di domande dell’UE

Tramite la Direzione per l’integrazione europea della Bosnia Erzegovina, il 31 ottobre 2012 sono state consegnate alla Commissione Europea le risposte alla lista di domande dell’UE per i capitoli 5 e 7 dell’acquis – appalti pubblici e ambiente – che il Consiglio dei Ministri ha adottato durante la sua venticinquesima seduta, svoltasi due giorni prima (il 29 ottobre 2012). La lista di domande era stata inviata alla BiH il 25 luglio 2012.

Le risposte, contenute in più di 390 pagine (di cui ben 332 riguardano l’ambiente) danno un’immagine chiara e concreta dello stato degli appalti pubblici e della tutela dell’ambiente, e sono inoltre il risultato di un lavoro coordinato delle istituzioni a livello nazionale, di entità e cantoni competenti per questi temi. In particolare si è insistito su uno dei quesiti: se esista una legge quadro per l’ambiente che possa fungere da base per altre disposizioni. Il governo bosniaco ha potuto rispondere solo così: “Non esiste una legge quadro sulla tutela dell’ambiente a livello di Bosnia Erzegovina, ma esiste la legge sui ministeri e gli altri organi della Bosnia Erzegovina”.

"L’articolo 8 di questa legge, infatti, dà al ministero degli Esteri la competenza per attuare le politiche stabilite dalla BiH, l’incarico di sviluppare relazioni internazionali in conformità con le posizioni e gli orientamenti della presidenza della Bosnia Erzegovina e la facoltà di proporre posizioni su questioni di interesse per la politica estera del paese. Con l’articolo 9 della medesima legge si dà al ministero del Commercio estero e delle relazioni economiche la competenza a definire la politica, i principi di base, le attività di coordinamento e l’armonizzazione dei programmi delle istituzioni delle due Entità, a livello internazionale, in ambito economico, energetico, di tutela ambientale, di sviluppo e utilizzo delle risorse naturali e del turismo. All’interno di questo ministero si trovano anche l’Ufficio veterinario nazionale, che ha il rango di organizzazione amministrativa, e l’Amministrazione per la tutela della salute delle piante, a livello nazionale”, come si legge nella lista di risposte inviate all’Unione europea.

Inoltre, esistono 55 tra convenzioni internazionali, protocolli e accordi in ambito ambientale che la Bosnia Erzegovina ha fin’ora firmato e ratificato, o ha ereditato dalla successione alla Jugoslavia nei trattati.

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