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Georgia: la poltrona dimezzata

A ottobre, in Georgia, si vota per le presidenziali. Ma rispetto al passato ci si avvicina all’appuntamento in un clima politico di grande indifferenza. Perché i poteri del presidente, non sono più quelli di una volta. Un approfondimento

23/05/2013, Tengiz Ablotia - Tbilisi

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Il partito di governo "Sogno georgiano" ha finalmente deciso chi candidare alla presidenza. La scelta del ministro dell’Istruzione Giorgi Margvelashvili ha sorpreso molti: oltre a non essere mai stato una figura politica di rilievo, Margvelashvili non era mai comparso tra i potenziali candidati discussi da esperti e media.

Un presidente di secondo piano

Nonostante le presidenziali di ottobre siano alle porte, l’opinione pubblica non si dimostra particolarmente interessata. Il clima non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello che si era creato già un anno prima delle parlamentari, quando la situazione era molto più tesa di oggi. Questo perché ora non è in ballo l’alternanza: a prescindere da chi venga eletto capo dello Stato, "Sogno georgiano" rimarrà infatti al potere per altri tre anni e mezzo.

Con la nuova costituzione (approvata nel 2010, ndr), la Georgia si è infatti avvicinata al modello italiano di repubblica parlamentare, in cui il presidente non ha potere decisionale sulle questioni politico-economiche che influenzano la vita di tutti i giorni. Rimane il comandante supremo delle forze armate, ma questo non ha molta importanza in questa fase di scongelamento nelle relazioni russo-georgiane, quando la prospettiva di una guerra passa in secondo piano.

Il presidente svolge anche il ruolo di arbitro in caso di crisi politica, che ha come unico sbocco possibile lo scioglimento del parlamento: eventualità attualmente teorica, data la salda maggioranza detenuta dal "Sogno georgiano".

Il carattere “decorativo” assunto dalla figura presidenziale spiega quindi il minimo interesse mostrato dall’opinione pubblica per le prossime elezioni.

Negli ultimi 2-3 mesi si è inoltre dibattuto se abbia senso mantenere l’elezione diretta di una figura più marginale che in passato o, per risparmiare tempo e denaro, non sia sufficiente che a sceglierla sia il parlamento, come appunto succede in Italia. Ma a questa decisione non si è arrivati: il risultato sarebbe certamente un presidente espressione della maggioranza, con conseguenze non ideali in situazioni di crisi. Va però detto che questo potrebbe riproporsi in ogni modo, dato che anche le elezioni produrranno con ogni probabilità un presidente vicino al partito di governo.

I dibattiti

Inizialmente, sembrava destinato alla carica presidenziale il ministro della Difesa Irakli Alasania, che non nascondeva la volontà di diventare capo dello Stato. Nel corso della campagna elettorale a Zugdidi, Ivanishvili stesso l’aveva presentato come "il futuro presidente della Georgia". In seguito, tuttavia, Alasania è stato criticato per aver parlato anzitempo delle proprie ambizioni presidenziali e la sua candidatura è stata abbandonata, soprattutto perché la sua ambizione dichiarata era quella di essere un presidente reale, non decorativo. A suo parere, la Georgia di oggi ha infatti bisogno di un presidente che sia una figura forte e non solo il capo formale dello Stato.

È chiaro che il primo ministro Ivanishvili non ha alcuna intenzione di condividere la propria supremazia, tanto meno con Alasania, che è a tutti gli effetti un suo sottoposto.

La candidatura di George Margvelashvili ha ribadito chi è che comanda nel governo.

Un nuovo candidato

Ora, l’opinione pubblica sta cercando di capire che tipo di presidente sarà Margvelashvili. La sua elezione non è in dubbio per nessuno: l’indice di gradimento di Ivanishvili è molto alto e qualsiasi suo candidato vincerebbe le elezioni.

Margvelashvili è ben noto in Georgia come analista politico, spesso ospite in svariati talk-show, filosofo, docente, buon oratore, maestro dei dibattiti televisivi. Da sempre in politica, non ha mai avuto ruoli di rilievo. Da ministro dell’Istruzione del nuovo governo non ha fatto parlare di sé, tranne che per la distribuzione di libri di testo gratuiti nelle scuole pubbliche. Questo non fa però di lui una persona mansueta e priva di una propria opinione: al contrario, non esita a discutere con i colleghi di governo e proporre opinioni alternative.

Ad esempio, è stato l’unico nel governo a dichiararsi critico sul nuovo progetto di codice del lavoro, definito "il sogno di Rosa Luxemburg". In seguito si è dimostrato dello stesso parere il primo ministro, anche se in quel momento non era ancora chiaro. Tuttavia, è ovvio che Margvelashvili non si porrà mai in diretto contrasto con il primo ministro, sia perché non ne ha il potere, sia perché sa perfettamente che è solo grazie all’autorità di Ivanishvili che diventerà presidente. Margvelashvili stesso ha ammesso che in vista di queste elezioni il suo principale compito sarà quello di attrarre su di sé l’autorità e il consenso di Ivanishvili.

Nonostante l’opposizione del "Movimento nazionale" non abbia ancora presentato un proprio candidato, è chiaro che, salvo gravi []i del partito di governo, a diventare presidente il prossimo autunno sarà proprio Margvelashvili.

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