Sezen Aksu, la regina del pop turco

È stata la prima artista donna a scrivere di suo pugno testi e musiche, attingendo a piene mani dalla cultura turca. Presto diventata la regina del pop turco, Sezen Aksu si è fatta conoscere anche per la sua attenzione ai diritti umani

24/05/2013, Gianluca Grossi -

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Sezen Aksu

Smirne è una grossa città della Turchia centro-occidentale, affacciata sul Mar Egeo, secondo vari studiosi, patria del poeta Omero. Di certo, la metropoli ha una ricchissima storia, risalente ad almeno 5mila anni fa. Proprio fra le sue mura è emerso per la prima volta il talento di una delle figure più carismatiche della musica pop turca, Sezen Aksu, soprannominata anche la Mina della Turchia.

La vicenda familiare

A Smirne, presso il distretto di Bergama, giunge con la famiglia a tre anni, nel 1957; nella città anatolica trascorre l’infanzia e l’adolescenza, appassionandosi di pittura e teatro e dando vita alle sue prime composizioni musicali. Colpisce perché è la prima artista di sesso femminile a scrivere di suo pugno testi e musiche, attingendo a piene mani dalla cultura turca.

A oggi, i biografi sostengono che abbia scritto almeno cinquecento canzoni. Vari i temi trattati, ma i sentimenti, le bizzarrie del cuore, gli amori possibili e impossibili, sono i suoi argomenti preferiti. Non per nulla la parola che utilizza di più è l’immaginifica "love". "L’amore è sempre stato il mio campo di battaglia" racconta, "e con esso credo di aver incontrato i destini di moltissima gente. E’ l’amore, d’altronde, a dare il senso più puro alla natura umana, ai sentimenti più intimi delle persone, alla lotta contro ogni tipo di discriminazione razziale e ogni forma di razzismo". Sono gli stessi temi che affronta anche quando si dedica alla prosa e alla poesia.

Il successo non tarda a venire, anche se nessuno immagina che potrà arrivare a vendere quaranta milioni di dischi in tutto il mondo, divenendo fra le figure più leggendarie della storia musicale moderna facente capo a Istanbul; solo Ajda Pekkan, detta non a caso Superstar, con quaranta anni di carriera e venti dischi prodotti, può, di fatto, contenderle il trono di regina della musica turca.

Arde la fiamma della notorietà, ma la ragazza ha i piedi per terra, e nonostante i primi consensi decide di iscriversi alla facoltà di Agraria, convinta che lo studio possa solo fare del bene al suo futuro. Nel frattempo compone il suo primo capolavoro, "Kaybolan Yillar", una canzone melodica e piena di pathos come saranno quasi tutte le sue composizioni. Diviene immediatamente una hit che la consacra come una delle più belle promesse del panorama musicale anatolico.

Nel 1975 pubblica "Gel Bana" con lo pseudonimo Sezen Seley. A differenza di "Kaybolan Yillar" è fresca, briosa, e invita al ballo, echeggiando la moda ye-ye francese. L’anno successivo è la volta di "Olmaz Olsun", altro pezzo di successo che in poco tempo scala tutte le classifiche del Paese, parafrasando pentagrammi riconducibili all’universo musicale arabo. Incuriosisce la copertina del 45 giri, con Sezen seduta all’interno di una carriola, abbigliata come una teenager occidentale, dall’aria sbarazzina.

Il primo album

Il suo primo album è del 1978: s’intitola "Serce". Comprende altri gioielli come l’affascinante "Icime Sinmiyor", la seconda traccia, successiva a "Kaybolan Yillar", brano sentimentale che apre su un ritornello nel quale l’Aksu dà il meglio di sé mostrando al mondo la sua potenza vocale.

Nel disco collabora per la prima volta con Hursid Yenigun (1951-vivente), musicista e compositore di Ankara. Insieme consegnano ai posteri numerosi brani fra cui "Golge Etme" e "Yorgun Aksamlar". "Biliyorsun" esce poco dopo, mettendo in luce un’artista ormai completamente matura e di una bellezza che incanta uomini e donne di tutte le età. La canzone risente molto dell’influenza tradizionale turca, e sfocia in un ritornello molto orecchiabile, il segreto della sua incredibile risonanza (su Youtube ha collezionato quasi un milione e mezzo di ascolti).

Nel 1981, un altro masterpiece, "Aglamak Guzeldir", album di grande successo commerciale. La title track presenta una suadente intro pianistica, dalla quale, all’improvviso, prende il volo il canto della bella Sezen. E’ un brano in tonalità minore, che sfocia su un ritornello sostenuto da un’efficace base orchestrale, un "melodramma" scritto a caratteri cubitali, com’è tipico di varie canzoni provenienti dai paesi latini. A tratti parrebbe ricordare la nostra Milva, ma anche certi brani francesi alla Dalida.

Anni ’80 e ’90

Negli anni Ottanta prosegue la sua sempre più convincente carriera affiancandosi al produttore e bassista di origine armena, Onno Tunc (1948-1996). Con lui vivrà anche un’importante storia d’amore che si chiuderà tragicamente nel 1996 con la scomparsa di Tunc in un incidente aereo. Danno insieme alle stampe "Sen Aglama" (1984), "Git" (1986), "Sezen Aksu’88" (1988); e nel 1990, uno dei dischi di maggiore clamore di Sezen, "Gulumse". Dal 33 giri è estratta la celebre "Hadi Bakalim", che diviene una hit a livello europeo, con la pubblicazione ufficiale del singolo in Germania.

Gli anni Novanta sono altrettanto fecondi e comprendono spesso dischi i cui proventi finiscono in beneficenza, consacrando l’Aksu fra gli artisti più attenti alle necessità dei bisognosi. Famosa la sua raccolta fondi dopo il terribile terremoto che sconvolse la Turchia nel 1999, uccidendo 17mila persone. Ma la sua battaglia sociale prosegue ancora oggi: cantando in lingue diverse, propone le sue musiche e liriche in Grecia e in gran parte dei Balcani, favorendo la comunione e la sinergia fra i popoli; ha sostenuto una campagna per la completa scolarizzazione dei bimbi turchi, e s’è battuta per favorire l’inserimento sociale delle ragazze provenienti dalle famiglie più disastrate e in difficoltà economica. Ha inoltre consentito a giovani artisti come Tarkan (divenuto celebre anche all’estero con il singolo "Simarik") e Sertab Erener (vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2003 con la canzone "Every That I Can") di uscire allo scoperto e far conoscere al mondo il proprio talento.

Fra i titoli più riusciti del nuovo decennio c’è "Deli Kizin Turkusu" (1993), introdotto dalla tambureggiante "Sude" e seguito da "Tenna", la settima traccia, con la musica di Onno Tunc e il testo del grande poeta turco Nazim Hikmet. Nel 1995 dà alle stampe l’album sperimentale "Isik Dogudan Yukselir", che attinge fortemente alla tradizione musicale anatolica. La copertina ricorda un mosaico d’epoca romana e le canzoni, come "Ben Annemi Isterim", inni folkloristici tipicamente balcano-mediorientali.

L’anno successivo dedica il disco "Dus Bahceleri" a Onno Tunc e nel 1997 è la volta dell’energico "Dugun Ve Cenaze", con la partecipazione di Goran Bregović (che compone le musiche): un bell’assaggio è offerto da "Ayisigi", brano in cui l’affascinante voce di Sezen sposa alla perfezione l’impeto dei ritmi balcanici di Bregović. Dopo la parentesi del film "Crossin the bridge: the sound of Istanbul", del 2005, sono pubblicati "Yuruyorum Dus Bahcelenri’nde" (2009) – che nella sola prima settimana dall’uscita vende 100mila copie – e "Öptüm" (2011), con il coinvolgimento di popstar come Nazan Oncel.

Rispetto agli esordi i suoni si sono fatti molto più moderni e gli arrangiamenti più sofisticati, tuttavia la straordinaria verve poetica di Sezen è rimasta la stessa di sempre: un inno al calore delle musiche che da secoli accompagnano i moti ondosi dell’Egeo.

 

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Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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