Albania post elezioni, non basta la fantasia

Il nuovo esecutivo di Edi Rama dovrà affrontare sfide importanti, tra cui i rapporti tra politica e pubblica amministrazione, la riforma del sistema scolastico e di quello sanitario e non da ultimo la tutela ambientale. Un commento

18/07/2013, Ennio Grassi -

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Poster elettorali a Berat (foto G. Comai)

“La fantasia al potere!”, il celeberrimo slogan del maggio parigino del lontano 1968 potrebbe essere messo a epigrafe augurale (anche se il ’68 finì nel nulla per mille ragioni) di queste brevi note sull’Albania dopo gli esiti elettorali (sicuramente inaspettati nei numeri) che hanno dato una vittoria netta a Edi Rama e spinto verso la sua conclusione la lunga stagione della destra berishana.

La citazione naturalmente intende alludere solo al fatto che il neo-presidente del Consiglio viene da una solida vocazione artistica che si è esercitata, a suo modo, anche nella lunga stagione in cui è stato sindaco di Tirana allorché fece colorare, con un gesto vagamente dadaista, le grigie e decadenti facciate delle abitazioni del centro di Tirana. Un gesto di grande effetto, uno spot riuscitissimo.

Non solo questo naturalmente. Va ricordato anche il coraggio con cui decise, il sindaco Rama, di fronteggiare alla radice, riuscendovi, l’abusivismo aggressivo dei primi anni del post-comunismo che aveva trasformato il Lungolana, il fiume che attraversa la città e il parco al centro della capitale, in agglomerati urbani illegali quanto incontrollabili, insomma in “non-luoghi” per citare Augé, per giunta inquietanti.

Ora però il neo-premier forte di un’ampia maggioranza senza contrasti interni, almeno apparenti, non può contare sulla fantasia ma deve mettere a dimora un progetto politico e istituzionale che richiede competenze vere e dosi, oggi non ancora immaginabili, di impopolarità.

In una recente intervista concessa ad un quotidiano italiano nelle ore successive alla sua affermazione elettorale il neo-premier ha dichiarato che il primo problema da affrontare è la “corruzione”. Affermazione importante che per non essere una dichiarazione generica e velleitaria deve affrontare innanzitutto il nodo dei rapporti tra la politica e il sistema economico. Rapporti che hanno segnato negativamente e indistintamente i precedenti governi di destra e di sinistra.

In questi anni l’economia albanese si è retta in gran parte su due elementi: lo scambio di favori con la politica e il “fai da te”. Nessuna programmazione, nessun controllo, nessuna regola. Il Prodotto interno lordo, che portava ancora un segno positivo fino a un paio di anni fa, ometteva di segnalare che una importante componente dell’economia nazionale era di provenienza illecita.

Oggi, che la crisi attraversa anche l’economia albanese, occorre indicare un realistico piano di iniziative per dotare le casse dello stato di congrue entrate, tenendo conto non soltanto di una fiscalità equa e di una lotta all’economia illegale, ma anche di un riordino di ciò che costituisce in democrazia la pre-condizione di ogni possibile riforma dello stato e dell’economia.

In breve: 1) un’amministrazione pubblica competente e garante della correttezza, trasparenza e applicazione degli atti, rispetto a possibili ingerenze politiche; 2) il diritto allo studio per tutti i giovani indistintamente; 3) un sistema sanitario qualificato, anch’esso accessibile a tutti i cittadini; 4) la tutela dell’ambiente.

Il primo punto è assai delicato. La pubblica amministrazione è stata quasi sempre il braccio operativo della politica, perciò segnata da un rapporto col Potere di totale sudditanza. Occorre rivedere le forme di reclutamento e la natura giuridica del rapporto.

Quanto al sistema educativo, in questi anni si è assisto ad un clamoroso abbandono dell’impegno dello Stato nei confronti della scuola pubblica con effetti patologici: l’aumento della mortalità scolastica nella scuola dell’obbligo (nonostante i dati ufficiali siano rassicuranti) e la proliferazione di Università private a dir poco dissennata.

Analogo problema si pone per la Sanità pubblica che, abbandonata a se stessa, ha prodotto come alternativa l’aumento esponenziale di un servizio privato costoso e dunque iniquo.

Sul quarto punto la situazione ha assunto aspetti drammatici e tali, se non affrontati con strumenti adeguati e adeguata capacità di decisione, di incidere non solo sulla qualità della vita dei cittadini ma anche sull’economia albanese.

Ci riferiamo all’urbanizzazione irragionevole della costa e al rischio di una sua perdita di appeal per un turista straniero che vede sempre più nell’ambiente naturale e in un paesaggio urbano ordinati e rispettati i criteri decisivi per la scelta delle proprie vacanze.

Da come il governo albanese si muoverà su questi argomenti si capirà meglio il senso del suo progetto politico complessivo, ad oggi in gestazione. Ci ritorneremo.

Ennio Grassi Sociologo della letteratura, è stato parlamentare alla Camera dei Deputati, Consigliere Diplomatico a Tirana e Consigliere scientifico presso il Ministero della Pubblica Istruzione e il Ministero degli Affari Esteri Italiani. È membro del Comitato scientifico di Osservatorio Balcani e Caucaso.

 

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Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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