Serbia: rimpasto di governo, senza Dinkić
Dopo un lungo tira e molla sul rimpasto di governo, ieri l’esecutivo serbo ha deciso. Fuori il partito di coalizione URS e il suo leader nonché ministro delle Finanze e dell’Economia. Si rafforza il potere del vicepremier Vučić in attesa di elezioni anticipate
Il leader del Partito progressista serbo (SNS) nonché vicepremier Aleksandar Vučić, ancora prima della chiusura formale dell’intera procedura del tanto atteso rimpasto di governo, ha raggiunto due importanti obiettivi: si è creato lo spazio per rinforzare la sua posizione all’interno del partito e ha limitato l’influenza dei partner di coalizione sul potere esecutivo. Ora segue la seconda parte del lavoro: la nomina dei nuovi ministri. Dovrà arrivare entro il 20 agosto ed è chiaro che sulla scelta dei ministri Vučić avrà un ruolo decisivo.
Dinkić umiliato
I maggiori perdenti sono, come previsto, il ministro delle Finanze e dell’Economia Mlađan Dinkić e il suo partito Regioni unite della Serbia (URS), costretti a lasciare il governo: sono stati umiliati pubblicamente dai partner di coalizione, SNS e SPS (Partito socialista serbo) del premier Ivica Dačić, durante i colloqui per il rimpasto di governo. Per rimanere in carica a Dinkić è stato chiesto di accettare la divisione del suo ministero in ministero delle Finanze e ministero dell’Economia e che quest’ultimo finisse in mano all’SNS.
Ma quando Dinkić ha accettato la richiesta, gli è stato chiesto di mollare anche il ministero delle Finanze. Quando ha accettato anche questa soluzione, Dačić ha reso noto che in cambio dei ministeri Dinkić avrebbe chiesto troppo e che, per quanto concerne Dačić e l’SPS, per l’URS non c’era più posto al governo. Subito dopo il presidente della Serbia Tomislav Nikolić ha rilasciato un comunicato con cui ha appoggiato la decisione di Dačić.
Non c’è più dubbio quindi che entro la fine di agosto la Serbia avrà un governo formato solo da SPS e SNS.
Abilità
L’SNS ha giocato molto abilmente la partita per buttare fuori Dinkić dal governo. In pubblico è comparso sempre Dačić, il quale ha rilanciato continuamente la posta delle richieste, tanto che alla fine lui e Dinkić si sono accusati reciprocamente di rilasciare false informazioni. L’SNS è rimasto da parte e all’opinione pubblica è stata piazzata ripetutamente l’informazione secondo la quale Vučić non aveva niente in contrario se Dinkić fosse rimasto al governo, cosa che alla fine ha confermato lo stesso Dinkić.
SNS e SPS da soli hanno 127 deputati in parlamento, cioè la maggioranza dei 250 deputati complessivi. Questi due partiti possono senza difficoltà assicurarsi il supporto di almeno altri 10 deputati indipendenti o di minoranza, e se raggiungeranno un’intesa reciproca sulla composizione del nuovo governo, non avranno alcun problema nel trasportare questa intesa nella prassi concreta.
Elezioni anticipate
A dispetto della percezione sul premier Dačić come quella figura che ha avuto voce in capitolo durante il rimpasto di governo, va però tenuto presente che l’intero processo è stato avviato su richiesta esplicita di Vučić. Per lui il rimpasto è solo una fase importante di preparazione alle elezioni anticipate che potrebbero essere indette già nella prossima primavera, dopo che sarà dato il via libera all’inizio dei negoziati della Serbia con l’Unione europea.
Vučić, anche dopo il rimpasto di governo, resterà pur sempre il membro più influente del governo, e nella campagna per le nuove elezioni potrebbe presentarsi come candidato premier dell’SNS. Tenendo presente che Vučić è il politico più popolare in Serbia e questo rating non cambierà entro la prossima primavera, è molto probabile la vittoria netta del suo partito e la possibilità di una nuova coalizione di governo composta da due soli partiti.
Forte anche nel partito
Va considerato inoltre che la Serbia è una democrazia parlamentare e che il potere esecutivo è concentrato nella mani del governo, ossia del premier. Il presidente della Repubblica formalmente comanda l’esercito e ha il potere di firmare le leggi approvate dal parlamento. Firma che però non può rifiutare se il parlamento ripropone la stessa legge per una seconda volta. Nel periodo in cui alla presidenza della Serbia c’era Boris Tadić, il posto di presidente era quello più importante, ma perché lui era il leader del partito di governo, Partito democratico (DS), e poteva influire in modo decisivo sulla scelta del premier e dei ministri. Nikolić nei confronti di Vučić non gode di questo potere.
Vučić, infatti, è anche di fatto il presidente del partito, e se dovesse diventare premier il suo potere istituzionale diventerebbe ancora più incisivo. Da questa posizione sarà in grado di limitare ulteriormente e in modo più efficace eventuali oppositori interni all’SNS, i quali godono del solo appoggio del presidente serbo Tomislav Nikolić.
Rimpasto di governo
Vučić ora ha la possibilità di piazzare ai posti ministeriali persone a lui vicine, e con ciò limitare automaticamente l’influenza degli oppositori interni al partito raccolti attorno alla figura del presidente serbo Tomislav Nikolić, fondatore dell’SNS. Questo gli dà l’opportunità di svolgere da solo la campagna per eventuali elezioni anticipate e di avere potere decisionale sui candidati nelle liste dell’SNS.
Già da adesso si sa che l’esito finale del rimpasto di governo sarà un esecutivo in cui saranno sostituiti i ministri dell’Agricoltura Goran Knežević e della Cultura Bratislav Petković, sui quali i media speculano dicendo che sono vicini all’ala del presidente Nikolić. Sostituita anche la ministra dello Sport Alisa Marić, che è una importante scacchista serba, ma non ha una posizione all’interno dell’SNS. Al suo posto ci sarà di sicuro qualcuno vicino all’SNS e a Vučić.
Vučić ha prima comunicato la decisione sulle destituzioni dei ministri del suo partito, mettendo in chiaro che dai partner di coalizione si aspetta che anch’essi facciano altrettanto coi ministeri di loro competenza. Innanzitutto ha dichiarato insistentemente di voler rinunciare personalmente al ministero della Difesa. È chiaro però che il ministero resta in pieno controllo dell’SNS e che né Vučić né il suo partito hanno sacrificato nulla con questa mossa: Vučić si è piuttosto liberato di una zavorra, così da occuparsi degli impegni che si è preso.
Il rimpasto è stato spiegato con il desiderio di sostituire i ministri che lavorano bene con altri che lavoreranno meglio. Questa spiegazione non è che una manovra politica finalizzata ad ottenere il supporto dell’opinione pubblica. Ma alla base, l’intero processo di rimpasto di governo è stato solo un’evidente manifestazione della supremazia politica e della forte influenza di cui gode il vicepremier ed è naturale che finisca tutto con la formalizzazione di questo potere, ossia con l’incarico di premier dopo le elezioni anticipate.
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