Sarajevo, il festival imprescindibile
Si è aperta la scorsa settimana la 19ma edizione del Festival del cinema di Sarajevo. Un appuntamento importante per fare il punto sul cinema del sud-est Europa. Ma anche per il pubblico locale per vedere il meglio della produzione mondiale d’autore dell’ultimo anno
Ha aperto venerdì “Epizoda u životu berača željeza – An Episode in the Life of an Iron Picker” di Danis Tanović, premiato a febbraio a Berlino, chiuderà il 24 agosto l’indiano "The Lunchbox" di Ritesh Batra. È la 19° edizione del Sarajevo International Film Festival, quest’anno stretto tra quelli di Locarno e Venezia, con lo stesso Tanović presidente della giuria internazionale.
Resta comunque un appuntamento quasi imprescindibile per fare il punto sul cinema del sud-est Europa. Ma anche per il pubblico locale per vedere il meglio della produzione mondiale d’autore dell’ultimo anno che difficilmente circola fuori dal circuito festivaliero.
Parecchi dei titoli balcanici sono già passati da Berlino, mentre Cannes quest’anno è stata avara con la regione. Solo il terzo posto nella sezione Cinéfondation (nella cui giuria c’era regista turco Semih Kaplanoglu) per il cortometraggio “In acvariu – In the Fishbowl” di Tudor Cristian Jurgiu, della scuola Unatc di Bucarest. E il regista romeno Cristian Mungiu, già Palma d’oro, nella giuria internazionale che ha dato la meritatissima vittoria a “La vie d’Adèle” del francese Abdellatif Kechiche, anche questo proiettato al Sarajevo Festival.
Bucarest protagonista
A Sarajevo, Bucarest sarà ancora al centro dell’attenzione. Il Tributo a un regista significativo di oggi sarà dedicato a Cristi Puiu, con i suoi quattro lungometraggi – “Stuff an Dough” (2001), “The Death of Mr. Lazarescu” (2005), “Aurora” (2010), “Trois excercises d’interpretation” (2012) – e i corti “Coffee and Cigarettes” (2004) e “Before Christmas” (1995).
Dei nove titoli in corsa per l’Heart of Sarajevo, dei quali sei di esordienti, tre sono romeni. Il più noto è Corneliu Porumboiu con “When Evening Falls On Bucharest Or Metabolism”, in concorso in questi giorni a Locarno.
L’autore di “A est di Bucarest” ha realizzato un film che definisce “molto politico” sulla falsità e sulla manipolazione, in un mondo dove tutti raccontano bugie e persino un’endoscopia allo stomaco può essere manipolata.
Il regista Paul ha una relazione con l’attrice Alina durante le riprese di un film. Parlano a lungo, dei cambiamenti e del futuro del cinema, della pellicola del digitale, del fatto che lei somiglia a Monica Vitti (ma la giovane non conosce né l’attrice italiana né Michelangelo Antonioni), provano a lungo una scena. Intanto l’uomo dovrebbe sottoporsi a una visita per esigenze dell’assicurazione. Un film solido che conferma la bontà della scuola romena, che fa emergere sempre una complessità di temi sotto l’apparente linearità.
“Lupu – Wolf” di Bogdan Mustata, già premiato a Berlino per un suo cortometraggio, è un raro film rumeno sul soprannaturale; mentre “Carmen” di Doru Nitescu racconta di una madre che lotta per la vita della figlia.
Dalla Grecia arriva “Runaway Day” di Dimitris Bavellas, ennesima variazione sul tema della crisi. Dall’Austria arrivano “Talea” di Katharina Muckstein e “Soldate Jeannette” di Daniel Hoesl. Il bosniaco Faruk Loncarević presenta “Sa mamom – With Mom” con Marija Pikić, Mira Furlan, Branko Đurić e Sanja Vejnović. Due sicuri pretendenti ai premi sono il georgiano “In Bloom” di Nana Ekvtimishvili e Simon Groß e la co-produzione tra Croazia e Bosnia Erzegovina “A Stranger” di Bobo Jelcić.
50 su 750
In tutto sono stati selezionati 50 tra lungometraggi, documentari e corti tra circa 750 film della regione. Tra i documentari in gara da menzionare almeno “A Slave – Rob” del bosniaco Pjer Žalica e “Gangster of Love – Gangester te voli” del croato Nebojša Slijepčević. E fuori competizione “Occupation, The 27th Picture – Okupace, 27. Obraz ” di Pavo Marinković, produzione ceco-croata, completamento del celebre film di Lordan Zafranovic sulla guerra mondiale.
Ci sono poi gli italiani “Alì ha gli occhi azzurri” di Claudio Giovannesi e “L’intervallo” di Leonardo Di Costanzo. La sezione “In Focus” dedicata sempre al sud-est Europa allinea film molto belli, cominciando dalla trilogia “Paradise” – “Love”, “Faith”, “Hope” – dell’austriaco Ulrich Seidl, ancora “Muffa – Kuf” del turco Ali Aydin (Leone del futuro alla Mostra di Venezia lo scorso anno), “Panihida” della moldava Ana-Felicia Scutelnicu e “Araf – Somewhere in Between” dell’altra turca Yeşim Ustaoğlu.
Tra le tante sezioni, il Talent Campus, la Film Boutique e Cinelink per lo sviluppo dei nuovi progetti, anche la giornata dedicata ai diritti umani.
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