Occupy Rosia Montana
Protestano per tutelare l’ambiente e il patrimonio storico-artistico. Non sono politicamente etichettabili. Sono in migliaia. In Romania le proteste contro un progetto di sfruttamento minerario a Rosia Montana stanno mettendo in seria difficoltà il governo
Nella sola capitale Bucarest, domenica scorsa, oltre 10.000 persone (alcune fonti dicono 25.000) hanno manifestato fermandosi poi in Piazza Università (Piata Universitatii), simbolo della Rivoluzione dell’89.
E’ dal primo settembre scorso che giovani, studenti, artisti, famiglie con bambini stanno scendendo in strada per dire NO ad un disegno di legge promosso dal governo guidato dal social-democratico Victor Ponta. Un’energia civica inaspettata che chiede il ritiro di un progetto controverso che riguarda l’estrazione di centinaia di tonnellate di oro dalle montagne di Rosia Montana da parte della compagna canadese Rosia Montana Gold Corporation (RMGC). Quest’ultima è dal 1999 che attende di iniziare i lavori, promettendo in cambio posti di lavoro per la popolazione locale di una delle zone più povere del paese.
Danni ambientali e storico-culturali
L’associazione ”Coscienza pubblica”, nonché l’Accademia di Romania e varie Ong ecologiste hanno da sempre puntato il dito verso le conseguenze ambientali disastrose di un procedimento estrattivo che utilizza dosi massicce di cianuro. Il progetto implicherebbe inoltre lo spostamento di numerose famiglie e la distruzione di vari siti archeologici al cui posto nascerebbe la più grande miniera europea a cielo aperto.
I manifestanti – scesi in piazza in molte città della Romania e anche all’estero, in quelle che sono state le proteste più massicce viste durante la ventitreenne democrazia romena – chiedono il ritiro del disegno di legge; l’annullamento del contratto con la RMGC; il divieto di utilizzo di cianuro in Romania e l’inclusione dell’area di Rosia Montana tra i patrimoni dell’Unesco. Inoltre sono state chieste le dimissioni dei ministri promotori del disegno di legge e del direttore dell’ANRM (l’Agenzia Nazionale per Risorse Minerali), Gheorghe Dutu.
Queste proteste rappresentano un fenomeno nuovo in Romania. Attorno ad una causa ecologista e storico-culturale (verrebbero demoliti siti archeologici di periodo romano) si sono riunite decine di migliaia di persone convinte che insieme si può salvare Rosia Montana – “Uniti salviamo Rosia Montana”, lo slogan principale – e pronti a incatenarsi con catene “da 24 carati” perché “amiamo la natura e apprezziamo la cultura”.
Indipendenti
Alcune reti televisive, che nel febbraio scorso non avevano esitato a chiamare alla protesta di piazza contro l’allora governo di centro-destra appoggiato dal presidente Traian Băsescu ora si presentano, nel migliore dei casi, come equidistanti. E i manifestanti si dichiarano indipendenti, criticano i politici, ne denunciano la corruzione e criticano anche una stampa ritenuta troppo obbediente.
A molti in questi giorni in Romania la mente è andata alla proteste di Gezi Park, in Turchia . Qui come ad Istanbul le proteste, partite da una causa ecologista, hanno visto emergere sempre più la delusione e l’insoddisfazione dei cittadini nei confronti della propria classe politica.
Alla piazza, il premier Victor Ponta, ha inizialmente risposto che in un paese civile chi protesta deve sempre tener presente il quadro democratico e quindi riferirsi al parlamento. Durante alcune trasmissioni tv ha inoltre dichiarato che vi sarebbero interessi stranieri per bloccare alcuni grandi progetti economici in Romania, tra cui Rosia Montana. Per poi comunque aggiungere di essere assolutamente convinto che la maggior parte di coloro i quali protestano lo facciano in assoluta “buona fede”.
Victor Ponta ha poi affermato, causando non poco stupore, che in passato è sempre stato contro il progetto Rosia Montana, ancora prima di saperne qualcosa nel dettaglio: ”Mi sono detto che se lo appoggiava Băsescu sicuramente era negativo”. Ora come capo del governo ha invece cambiato idea.
Idea cambiata anche dal presidente Băsescu che ritiene che l’eventuale legge sarebbe di sicuro respinta dalla Corte Costituzionale in quanto "non è legale decidere tramite una legge quale società debba effettuare le estrazioni" e concludendo poi che si tratterebbe tutto solo di un "gioco politico”.
Risarcimenti milionari
Chi protesta sembra poco interessato a questa retorica politica. A loro importa che non si inizi ad estrarre oro a Rosia Montana con l’uso del cianuro. Ma il capo del governo di Bucarest avverte: ”Respingendo la possibilità di avviare l’estrazione di fatto eseguiamo una nazionalizzazione. E nel caso volessimo sfruttare noi quelle miniere avremmo bisogno di un investimento di 1,9 miliardi di dollari" .”E non li abbiamo”, ha chiosato.
Poi nei suoi interventi in televisione, Ponta ha aggiunto che desidera che "la Romania abbia una chance nel futuro, attiri investimenti, altrimenti ci bloccheremo e resteremo un paese povero". E ricorda a tutti che RMGC ha investito finora 550 milioni di dollari (1997-2012) e che ritiene che questa somma verrà eventualmente rivendicata come risarcimento.
Speculazione
C’è chi pensa – tra cui la senatrice socialdemocratica (PSD) Ecaterina Andronescu e l’europarlamentare Renate Weber che lo hanno dichiarato alla tv nazionale Antena 3 – che ormai l’azienda canadese non intende più arrivare all’estrazione di oro ma stia mettendo in campo una sorta di speculazione borsistica sui diritti d’estrazione acquisiti anni fa. In maniera, tra l’altro, poco onesta. Ad ipotizzarlo non i manifestanti ma lo stesso premier che ha ammesso, specificando di parlare da semplice cittadino, che è possibile che la Gold Corporation abbia "comprato dei politici". ”Non ho prove concrete in questo senso, ma probabilmente è accaduto”, ha affermato Ponta.
Il 18 settembre è stata costituita una commissione parlamentare su Rosia Montana. Poco prima il Senato aveva respinto, a seguito delle proteste di piazza, la procedura d’urgenza per l’approvazione del progetto di legge. Ora spetteranno alla Commissione parlamentare le prossime mosse e i suoi componenti si recheranno a Rosia Montana e incontreranno i manifestanti.
In termini più generali vi è da sottolineare che l’anno prossimo, in Romania, si svolgeranno le elezioni presidenziali. Oltre al liberale Crin Antonescu (sostenuto ancora dai social-democratici), non è emerso alcun altro candidato forte. Gli analisti guardano al fenomeno "Rosia Montana" anche in ottica elettorale: chi è in piazza in queste settimane rappresenta un capitale politico ingente, desiderato da molti. Ma la piazza sino ad ora non ha dei portavoce e non sono emersi dei leader.
I soldi della RMGC farebbero comodo al governo in un periodo in cui le risorse sono limitate come del resto i posti di lavoro. Ma farebbe comodo anche portare a sé questo capitale politico, perché l’anno prossimo tutti avranno bisogno dei voti di chi ora manifesta.