La fine dell’”epoca democratica” a Belgrado

Con un voto di sfiducia a maggioranza martedì 24 settembre è caduta la giunta del sindaco di Belgrado Dragan Đilas. La rimozione del leader del Partito democratico introduce a nuove elezioni. I progressisti di Vučić tentano la conquista della capitale

26/09/2013, Dragan Janjić - Belgrado

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Dragan Đilas (foto: wikipedia )

Il lungo, lento e faticoso soffocamento politico del leader del Partito democratico (DS), Dragan Đilas, ha raggiunto l’apice questa settimana con la sua destituzione dalla poltrona di sindaco di Belgrado. Il DS ha perso così la sua base più importante e il Partito progressista serbo (SNS) ha avviato la fase conclusiva per la conquista del potere su tutti i livelli politici della Serbia.

Đilas è stato sfiduciato con la maggioranza dei voti del consiglio comunale, mediante voto segreto, una procedura prevista dallo Statuto della città. Il dibattito in aula è durato più di cinque ore, mentre i deputati del DS non hanno partecipato alla votazione.

Đilas alla fine ha ringraziato quelli che fino a ieri erano i suoi partner di coalizione, il Partito socialista della Serbia (SPS) e il Partito dei pensionati uniti (PUPS) che a lungo hanno resistito alle pressioni per votare la sfiducia al sindaco di Belgrado, ma che alla fine hanno ceduto.

Ora, l’ormai ex primo cittadino della capitale serba ha annunciato che continuerà a lottare e che alle prossime elezioni si ricandiderà come sindaco. Ha ringraziato anche il Partito liberale democratico (LDP), con il quale era in coalizione nella precedente giunta e con il quale ha appena avviato trattative per un impegno comune.

La rimozione di Đilas, in realtà, non è che l’introduzione alle elezioni, che con ogni probabilità si terranno in primavera. L’SNS ha già annunciato che non formerà una  nuova maggioranza a Belgrado e ha dichiarato che le elezioni si terranno entro sei mesi, dunque entro marzo 2014. A quanto pare, il governo serbo troverà una norma procedurale per introdurre un’amministrazione controllata e un governo temporaneo per i prossimi sei mesi.

I sondaggi sull’opinione pubblica mostrano che, nonostante la forte campagna negativa, il DS a Belgrado continua ad avere lo stesso livello di popolarità dell’SNS. Quest’ultimo gode di un vantaggio schiacciante solo se si osserva la Serbia nel suo complesso. Infatti è logico supporre che questo partito, con l’“attacco” a Belgrado, abbia iniziato a prepararsi alle elezioni politiche anticipate, sperando di trasformare la grande popolarità di cui gode nel pieno controllo di tutti i livelli di potere.

Il leader dell’SNS Aleksandar Vučić è stato esposto alla costante pressione dei funzionari  del partito, desiderosi di una nuova divisione degli incarichi e di accelerare la sostituzione del governo della città. Vučić, invece, ha escluso la formazione di nuova maggioranza a Belgrado, limitandosi alla rimozione di Đilas e all’annuncio delle elezioni in primavera.

Così facendo il leader dell’SNS ha raggiunto tre obiettivi: ha calmato gli oppositori interni al partito, ha sottratto al DS la base più importante e si è assicurato sei mesi di tempo per una dura campagna elettorale che verterà su accuse di corruzione, l’avvio dei processi giudiziari, arresti e linciaggi mediatici.

Le elezioni

Vučić, a ragion veduta, crede che la formazione di una nuova maggioranza a Belgrado prima delle elezioni potrebbe arrecargli un danno politico, perché Đilas e il DS alle scorse elezioni nella capitale hanno ottenuto un risultato nettamente migliore dell’SNS.

Negli otto anni in cui è stato sindaco, Đilas ha ricostruito un grande ponte, ne ha finito un altro e ha iniziato a costruirne un terzo. Ha rinnovato anche alcuni dei boulevard principali della città, e le fasce sociali più povere di Belgrado ricevono un sostegno materiale superiore a quello che ricevono in qualsiasi altra città della Serbia.

Il sindaco uscente dalla sua ha quindi dei risultati su cui contare, cosa che rende potenzialmente complicata la sua destituzione. Ecco perché l’SNS concentra tutta la sua campagna nel tentativo di convincere gli elettori che Belgrado è il più grande covo della corruzione in Serbia e che la sfiducia al sindaco era necessaria per “interrompere questa agonia” e per ristabilire  un “governo onesto”.  Ma a Belgrado gli elettori sono tradizionalmente inclini a votare i democratici e sono abbastanza ben  informati, pertanto il successo di una campagna del genere non è per niente scontato.

Certo Vučić sa bene che ottenere il consenso per le elezioni anticipate solo a Belgrado in questo momento potrebbe portargli guai seri. Se alle elezioni non ottenesse una vittoria schiacciante, cioè se non dovesse ottenere molti più voti rispetto al DS, la credibilità dell’SNS verrebbe compromessa, e l’opposizione avrebbe l’occasione per rafforzarsi. Quindi, il leader dell’SNS non ha voluto rischiare troppo e ha deciso di aspettare la primavera quando, a seconda dello sviluppo della situazione, si deciderà se ci saranno soltanto le amministrative a Belgrado oppure anche le politiche.

Anche nel caso in cui in primavera si tenessero le elezioni politiche, non c’è alcuna garanzia che l’SNS a Belgrado confermerà  la superiorità di cui gode a livello nazionale. La spietata campagna, dai toni populisti, che sta portando avanti questo partito, sostenuta da accuse e arresti di funzionari del DS, potrebbe anche suscitare fra gli elettori belgradesi, abituati all’approccio più moderato, un effetto contrario a quello desiderato. Perché, per quanto possano essere convinti dell’incapacità di Đilas e del DS, gli elettori sanno che a Belgrado si vive molto meglio che nelle altre città e potrebbero dichiararsi contrari ai cambiamenti.

La discesa

In questo momento, il più grande vantaggio su cui può contare l’SNS in realtà è il totale disorientamento del DS. La maggior parte degli elettori belgradesi rispetta Đilas come sindaco e come manager capace, ma dopo la sfiducia la credibilità dell’ex sindaco è in calo. Alcuni analisti politici di Belgrado credono persino che il leader del DS sia ormai un “cadavere politico” e che la sua permanenza alla guida del Partito democratico potrebbe arrecargli soltanto un ulteriore calo di popolarità.

Đilas può presentarsi davanti agli elettori con dati precisi e convincenti su tutto quello che ha fatto come sindaco, ma gli serve poco, perché da tempo ormai indossa l’aureola  del perdente politico. Ecco perché il DS oggi non può convincere gli elettori di essersi veramente rafforzato e di avere iniziato a superare le conseguenze della sconfitta subita alle elezioni politiche di poco più di un anno fa.

L’uscita di scena del Đilas sindaco di Belgrado di sicuro velocizzerà  la riorganizzazione interna al Partito democratico, ma per ora non c’è ancora una nuova squadra che possa dare forza ed energia al DS.

Đilas ha appena venduto la sua impresa “Direct media” al gruppo del businessman bulgaro Krasimir Guergov, annunciando così di volersi dedicare definitivamente alla politica, nel tentativo di volersi consolidare come capo del DS. Finora Đilas ha resistito con successo alle pressioni degli oppositori all’interno del partito, ma dopo l’ultima sconfitta a Belgrado avrà qualche difficoltà in più nel mantenere la posizione

Nell’evidente mancanza di nuova energia, la credibilità del Partito democratico alle prossime elezioni a Belgrado potrebbe essere salvata solo dalla parte più colta degli elettori belgradesi, quelli tradizionalmente vicini al DS, che alle scorse elezioni si sono però astenuti perché insoddisfatti dalla sua eccessiva cedevolezza verso i partiti nazionalisti e i partiti di orientamento populista.

Questi elettori, adesso, potrebbero andare a votare con lo scopo di impedire il consolidamento dell’SNS a Belgrado. Una mossa che probabilmente sarebbe sufficiente per salvare il partito da una totale debacle, ma non per farlo anche vincere.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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