Fort Sochi

Presentato al festival internazionale del documentario di Amsterdam “The Sochi project”, inchiesta sulle prossime Olimpiadi invernali e sulle violazioni dei diritti umani che ne hanno accompagnato la preparazione

09/12/2013, Andrea Oskari Rossini -

Fort-Sochi

(The Sochi Project su Twitter)

Le Olimpiadi invernali di Sochi saranno le più costose mai realizzate. Non solo perché si terranno in una località dal clima subtropicale, la più calda ad aver mai ospitato giochi olimpici invernali, ma anche perché sono il prodotto di un sistema “infinitamente corrotto”. È quanto si legge in The Sochi Project , un lavoro giornalistico sviluppato nell’arco di 5 anni dal fotografo olandese Rob Hornstra e dal regista e autore Arnold Van Bruggen. Il progetto è stato presentato al festival internazionale del documentario di Amsterdam 2013, IDFA , nella sezione dedicata ai documentari interattivi, Doc Lab , e comprende una mostra e un libro, An Atlas of War and Tourism in the Caucasus.

Il confine caucasico

L’edizione XXII dei Giochi Olimpici Invernali si svolgerà dal 7 al 23 febbraio, insieme alle Paraolimpiadi. La scelta di Sochi è stata fatta dal Comitato Olimpico nel 2007, a Guatemala City, dove la Russia è riuscita ad imporre la propria candidatura su quella austriaca (Salisburgo) e sudcoreana (Pyeongchang). Per Mosca, si tratta delle prime Olimpiadi dalla fine dell’Unione Sovietica.

Il Parco Olimpico che accoglierà atleti e visitatori sorge a 4 chilometri dal confine che divide la Russia dall’autoproclamata repubblica di Abkhazia, riconosciuta da Mosca a seguito del conflitto con la Georgia del 2008 ma che, secondo Tbilisi, fa parte del proprio territorio. The Sochi Project dedica ampio spazio alla relazione tra il prossimo evento olimpico e la contigua regione caucasica. L’analisi spazia dalla storia alla politica e alla geografia. Al centro dell’attenzione dei due autori ci sono però le questioni che riguardano i diritti dell’uomo. Al di fuori del recinto olimpico, sottolineano i giornalisti, i diritti umani valgono poco. Da quando la Russia ha ottenuto la candidatura olimpica, però, valgono ancora meno.

Secondo The Sochi project, il deterioramento dello stato dei diritti umani nella regione è in relazione con la gigantesca operazione di sicurezza che circonderà l’edizione 2014 delle Olimpiadi. I costi complessivi della sicurezza sono stimati intorno ai 2,5 miliardi di euro. “Nella rincorsa ai Giochi Olimpici – si legge nei testi che accompagnano il documentario digitale – le forze di sicurezza hanno avuto mano libera nel Caucaso del Nord. Un attacco a Sochi deve essere evitato ad ogni costo. Le organizzazioni per i diritti umani e gli avvocati stanno lavorando giorno e notte. I giovani, in particolare, vengono rapiti, scompaiono o sono incarcerati sulla base di accuse inventate.”

Anche i t[]isti avrebbero aumentato attacchi e minacce. Doku Umarov, autoproclamato leader della guerriglia contro la Russia e i suoi alleati, ha parlato delle Olimpiadi di Sochi in un messaggio di alcuni mesi fa, chiedendo a tutti i militanti islamici di impedire i “Giochi satanici”, e militanti caucasici impegnati in Siria starebbero facendo ritorno nella regione.

Diritti dei lavoratori

Un altro aspetto che si impone all’attenzione nell’analisi delle prossime Olimpiadi è quello dei diritti dei lavoratori. A Sochi non esisteva neppure una struttura in grado di ospitare i Giochi. Tutto è stato costruito da zero. Gli edifici che ospiteranno le gare di pattinaggio, oggi modernissimi, assomigliano a “navi spaziali” e, per collegare Sochi con le piste da sci di Krasnaya Polyana, è stata costruita “la strada più costosa del mondo”. I lavoratori che stanno realizzando tutto questo, però, sono per lo più senza contratto, soggetti a condizioni di lavoro ignobili e, spesso, non vengono neppure pagati.

The Sochi project spiega che le strutture olimpiche sono state costruite prevalentemente da lavoratori migranti provenienti dall’Asia centrale. L’agenzia di stampa B92, tuttavia, ha riferito nei giorni scorsi anche della situazione drammatica di un gruppo di operai serbi che, a Sochi, sono stati ridotti in condizioni che ricordano la schiavitù. Si tratta di 27 persone, muratori, elettricisti e carpentieri, provenienti da diverse località della Serbia e assunti da un imprenditore di Niš per conto dell’impresa russa Novi Gorod. Privati dei documenti di identità, alloggiati in una struttura provvisoria alla frontiera con l’Abkhazia, lavorano in condizioni pericolose senza stipendio. Quelli che hanno provato a lasciare il cantiere sono stati arrestati dalla polizia, non avendo documenti. Zdravko Lovrić, uno di loro, ha dichiarato all’agenzia di stampa che gli operai hanno protestato dopo la morte di un lavoratore nel cantiere, chiedendo di poter ritornare a casa. “Ci hanno detto che dobbiamo restare fino ad aprile. Quando abbiamo provato a scioperare, il datore di lavoro ha detto che [se continuiamo] non verremo mai più pagati né riceveremo cibo.”

Secondo l’agenzia serba, sono soprattutto le imprese appaltatrici a esercitare questo tipo di pressioni sui lavoratori. Le assunzioni, e i ricatti, starebbero aumentando, parallelamente alla necessità di terminare le grandi opere in tempo per l’inaugurazione dei Giochi.

La corruzione

Secondo Hornstra e Van Bruggen, il costo complessivo dei Giochi ha ormai superato di 4 volte le stime iniziali (12 miliardi), oltrepassando i 50 miliardi. Le Olimpiadi più costose mai realizzate, prima di Sochi, erano state quelle di Pechino 2008. Sochi ha superato il record, nonostante le edizioni invernali siano più piccole di quelle estive.

Boris Nemtsov, un politico locale legato all’opposizione, intervistato dai giornalisti olandesi, fornisce una spiegazione per questo record. È normale, secondo Nemtsov, che i costi per un evento tale lievitino del doppio, e quindi che un budget iniziale di 12 miliardi possa finire per diventare 24. Gli altri 26 miliardi, però, spiega Nemtsov, finiscono in corruzione. I meccanismi sono chiariti a The Sochi Project da un imprenditore del luogo. A Mosca, una ditta con buoni agganci politici vince una gara d’appalto. Questa ditta passa poi il lavoro in sub appalto ad un’altra ditta, spesso turca, più efficiente ed economica, intascando la differenza. La catena continua e, ad ogni passaggio, avviene una scrematura. Alla fine della catena ci sono operai in condizione di semi schiavitù. Hornstra e Van Bruggen hanno intervistato diversi di loro, alcuni nel 2010, dopo una delle maggiori rivolte dei lavoratori edili. Le foto delle condizioni in cui vivono sono sufficientemente eloquenti.

Uno dei principali beneficiari dei Giochi sarebbe il presidente delle Ferrovie Russe, Vladimir Yakunin, aggiudicatosi l’appalto per la costruzione della “strada più costosa del mondo”, quella che da Sochi conduce alle piste di Krasnaya Polyana (48 km, 6 miliardi).

L’insostenibilità dello sport

Lo sviluppo impetuoso della regione per assicurare spazi e infrastrutture per i Giochi non ha risparmiato neppure l’ambiente. Secondo le denunce degli ecologisti locali riportate, il corso di diversi fiumi è stato modificato, piste da sci sono state allestite in siti protetti dall’Unesco e discariche realizzate in aree vulnerabili. Tra i cittadini che hanno provato a protestare c’era anche Alyk Le, il leader di un gruppo ambientalista intervistato dai giornalisti olandesi: “Questo è un progetto privato di Putin e pochi oligarchi. Migliaia di persone sono costrette ad abbandonare le proprie case e la propria terra. Ci siamo rivolti al Comitato Olimpico Internazionale, ma non abbiamo ricevuto risposta.”

Boris Nemtsov, ora candidato sindaco a Sochi, riassume così il paradosso di questi Giochi: “Le Olimpiadi Invernali hanno sconvolto la nostra città, trasformando una stazione marittima in una meta invernale. Quando Putin ha deciso di accrescere il proprio prestigio internazionale, ha passato alcune ore su di una mappa della Russia. Alla fine ha scelto l’unico posto senza neve. Dovrebbe almeno ammettere di aver sbagliato.”

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta