Serbia: elezioni anticipate in vista
In Serbia si continua a parlare di elezioni anticipate e tutto fa pensare che presto si sarà in piena campagna elettorale. I motivi e i possibili esiti della nuova tornata elettorale in questa analisi del nostro corrispondente
Tutti i passi per indire elezioni politiche anticipate in Serbia sono già pensati e programmati, sarebbe quindi proprio una sorpresa se queste non si tenessero la prossima primavera.
Il Partito progressista serbo (SNS), di maggioranza nell’attuale coalizione governativa, è dato dai sondaggi al 40 percento, ha assunto il potere amministrativo in tutte le città più grandi, comprese Belgrado e Novi Sad, ha il completo controllo sui media e si confronta con un’opposizione che è completamene disorganizzata e incapace di compiere un’azione seria che possa veramente mettere in difficoltà l’esecutivo.
Oltre a ciò, l’SNS e il suo leader Aleksandar Vučić in gennaio attendono l’avvio dei negoziati con l’Unione europea, cosa che rappresenta un successo storico per la Serbia lungo il processo di integrazione europea, di sicuro sfruttabile in campagna elettorale. Infine l’economia resta per ora in piedi e lo stato è in grado di pagare le pensioni e gli stipendi all’esercito di impiegati nel settore pubblico, il che significa in sostanza che per almeno sei mesi non sono attesi forti sconvolgimenti sociali.
Vučić la scorsa settimana ha dichiarato che il suo partito può ottenere circa 180 deputati, il che rappresenterebbe una maggioranza di due terzi del parlamento (250 seggi). La stima è forse troppo ambiziosa, ma è sicuro che la vittoria dell’SNS alle probabili elezioni sarebbe netta. Questa è una cattiva notizia per l’attuale partner di coalizione, il Partito socialista della Serbia (SPS), formazione politica che alle elezioni locali degli ultimi mesi non ha ottenuto un gran risultato e che potrebbe risultare il maggior perdente di elezioni politiche anticipate.
L’SNS è consapevole che la stabilità economica e sociale non durerà a lungo e forse è proprio questo il motivo principale che spinge Vučić a preparare il terreno per le politiche anticipate. Per poter evitare il caos e la bancarotta lo stato deve immediatamente adottare misure pesanti e impopolari, che sono già state annunciate. Misure che l’opposizione cercherà di sfruttare, anche se per Vučić il problema non è tanto l’opposizione quanto invece l’SPS, che ha una capacità di ricattarlo perché dai suoi voti in parlamento dipende la tenuta del governo. Non dimentichiamo che il leader dei socialisti, Ivica Dačić, è anche il capo del governo.
Vučić vorrebbe quindi evitare quest’anno e l’anno prossimo – ossia fino alla fine del mandato dell’attuale governo – di giocare su un terreno scivoloso sul quale i partner di coalizione hanno una forte influenza e dei cui interessi e necessità dovrebbe quindi tenere debito conto. I funzionari dell’SNS sempre più spesso sostengono che è illogico che Dačić resti premier, il che fa presumere che si guardi alle elezioni come alla possibilità di formare un nuovo governo, con il solo sostengo di un piccolo partner di coalizione che sarebbe facilmente sostituibile e con ciò anche soggetto ad un pieno controllo.
Il conflitto all’interno dell’SNS
Le elezioni anticipate riguarderanno sicuramente anche le relazioni interne all’SNS, dove continua la lotta tra le due correnti: una guidata da Vučić e l’altra dal fondatore del partito e attuale presidente della Repubblica Tomislav Nikolić. L’autorità di Vučić è in continua crescita, mentre la corrente di Nikolić si sta pian piano indebolendo.
A gennaio dovrebbe tenersi anche la convention del SNS durante la quale, come atteso, saranno introdotte modifiche dei quadri della struttura del partito, con l’inevitabile rinforzo dell’influenza di Vučić. Se, quindi, dovessero esserci elezioni anticipate, l’SNS si presenterà con un saldo dominio di Vučić e dei suoi più stretti collaboratori. Un esito differente è difficile da immaginare, anche perché a Vučić sono strettamente collegati due indiscutibili successi: la lotta alla corruzione e i negoziati con l’UE.
Alcuni analisti ritengono che le elezioni potrebbero essere il prologo ad un più ampio scontro tra le due correnti dell’SNS, ma è poco probabile che questo accada. Perché la corrente di Vučić, per come stanno le cose adesso, è dominante e politicamente non conviene a nessuno entrare in diretto conflitto con essa. Una guerra aperta condurrebbe necessariamente alla marginalizzazione del blocco più debole e alla perdita di influenza e dei privilegi acquisiti.
Nikolić fino a poco fa era contrario alle elezioni anticipate e le ha definite una mera perdita di tempo. È del tutto possibile che questa sua posizione sia però motivata dal desiderio di impedire a Vučić di sfruttare le elezioni anticipate non solo per rinforzare la posizione dell’SNS sulla scena politica serba, ma anche per rinsaldare la sua corrente all’interno del partito. All’inizio di quest’anno Nikolić ha però iniziato ad ammorbidire la sua posizione e a criticare apertamente il governo, affermando che è inefficace.
Questa posizione del presidente della Serbia può essere interpretata come un chiaro segnale che lui non sarà un ostacolo per eventuali elezioni parlamentari anticipate. Inoltre questo è il segnale che Nikolić e la sua corrente non desiderano affatto sfruttare la manifesta contrarietà alle elezioni dell’SPS per tentare, in questo modo, di rinforzare la propria posizione rispetto a quella di Vučić.
Corruzione ed elettorato
L’argomento chiave dell’SNS nella campagna elettorale resterà la lotta alla corruzione. La vittoria registrata alle elezioni locali dello scorso anno, compresa la grande municipalità belgradese di Voždovac, è il risultato degli sforzi fatti senza compromessi per convincere gli elettori che il precedente governo, personificato dal Partito democratico (DS), era totalmente invischiato in corruzione e criminalità. I funzionari del precedente governo erano davvero coinvolti in scandali di corruzione e quindi questo atteggiamento ha dato evidenti risultati.
Un interessante esempio in questa direzione è rappresentato dal comune di Odžaci in Vojvodina. Il precedente governo il cui cuore era formato dal DS era riuscito in questo comune ad aprire addirittura tre piccole fabbriche e ad impiegare un significativo numero di persone. Tuttavia, alle elezioni tenutosi alla fine dell’anno scorso, l’amministrazione locale è stata sconfitta perché l’SNS ha condotto una campagna in cui metteva in mostra la complicità dei funzionari locali in affari di corruzione. Gli elettori sanno che in queste affermazioni c’è del vero, pertanto alle elezioni hanno scelto l’SNS, ignorando i meriti del precedente governo legati alle fabbriche e ai posti di lavoro.
Un’atmosfera di questo tipo è stata creata nella società serba anche grazie al poderoso aiuto dei tabloid, la parte più influente della scena mediatica serba. Praticamente ogni giorno riportano nuovi dati sulle ruberie e sulla corruzione, e bisogna aspettarsi che questa tendenza aumenti con l’avvicinarsi della campagna elettorale. Oltre tutto non è di grande importanza se le accuse saranno confermate in giudizio (solitamente non lo sono), piuttosto è importante in che misura possono influire sull’orientamento degli elettori.
I DS non sono in grado di contrastare questa tendenza perché non sono in grado di riorganizzarsi e di definire una nuova e chiara politica di partito. I suoi membri e simpatizzanti, benché facenti parte della classe media e più istruita, si riparano nell’astensionismo. Questi, infatti, non passano nel campo dell’SNS, preferiscono essere passivi. Almeno sino a quando DS o altri partiti d’affiliazione filo-europea non avranno qualcosa di nuovo da offrire.