La Georgia a Sochi, forse

L’opinione pubblica georgiana è divisa sulla partecipazione alle Olimpiadi di Sochi, dopo il riconoscimento da parte di Mosca dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud

20/01/2014, Tengiz Ablotia - Tbilisi

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Tbilisi, il palazzo presidenziale (Foto Blackwych, Google )

La Georgia ha dibattuto ampiamente, nel corso dell’ultimo periodo, l’opportunità di partecipare alle Olimpiadi invernali di Sochi. Le posizioni, come spesso accade nel paese, sono state funzione dei diversi orientamenti politici.

I sostenitori del governo precedente, irriducibilmente maldisposti nei confronti della Russia, ritengono che la Georgia non dovrebbe prendere parte alle Olimpiadi per nessun motivo, tanto più che le possibilità di ottenere una medaglia sono risicate. In Georgia, paese meridionale, gli sport invernali non sono molto sviluppati: al momento sembra che si stia parlando della partecipazione di 4 atleti.

I sostenitori del governo attuale, anche loro per lo più maldisposti nei confronti della Russia, ritengono invece giusto partecipare alle Olimpiadi, poiché si tratta di una competizione internazionale, che semplicemente si tiene a Sochi.

Ogni schieramento ha le proprie argomentazioni.

Una competizione in territorio ostile

Ad opporsi alla partecipazione alle Olimpiadi sono soprattutto i sostenitori del Movimento Nazionale, il precedente partito di governo ora all’opposizione.

Il loro ragionamento è semplice e chiaro. Primo, nessuno ha annunciato la fine della guerra tra Georgia e Russia quindi, finché le truppe russe stazionano in Abkhazia e Ossezia del Sud e le ambasciate russe hanno sedi a Tskhinvali e Sukhumi, non ci può essere pace. Pertanto, partecipare ad una competizione (per quanto internazionale) in territorio ostile non ha senso.

Inoltre, gli oppositori di Sochi 2014 fanno notare che le Olimpiadi non sono solo una competizioni sportiva, ma anche un progetto personale di Putin, di fondamentale importanza per il presidente.

C’è anche un argomento più pragmatico: in sfregio all’Occidente, che non riconosce l’Abkhazia, alcuni temono che la Russia possa fare gesti dimostrativi quali accreditare i giornalisti abkhazi come rappresentanti di uno Stato indipendente, invitare i leader abkhazi, organizzare giornate della cultura abkhaza e molto altro.

Che non si tratti di fantasie lo dimostra il fatto che tra i tedofori c’è un pilota che ha combattuto contro la Georgia nel mese di agosto. Il punto non è tanto la presenza di un veterano fra i circa 14.000 tedofori, quanto il risalto dato alla cosa dai media russi. Il timore è che la leadership russa possa riservare altre sorprese.

Il fattore circasso

La Georgia ha giocato anche il fattore circasso. Fino alla colonizzazione russa, come noto, Sochi e la regione di Krasnodar erano abitate dai circassi, quasi completamente espulsi nel 18° secolo. Gli interessi della Georgia si sono trovati a coincidere con quelli degli attivisti circassi di varie organizzazioni per i diritti umani, per cui è inaccettabile svolgere i Giochi Olimpici nella regione che ha visto il genocidio del popolo circasso.

Non che le autorità georgiane si siano particolarmente spese in questa direzione, limitandosi a qualche appello al boicottaggio alla comunità internazionale e a numerose conferenze internazionali sul tema circasso. È ovvio, del resto, che nessun paese prende nemmeno in considerazione la possibilità di boicottare le Olimpiadi per il genocidio circasso o per l’occupazione dell’Abkhazia.

L’importante è partecipare

Da parte loro, i sostenitori del governo attuale ritengono non vi sia alcun motivo per boicottare i Giochi Olimpici.

In primo luogo, il boicottaggio di una squadra composta da 4 persone non avrebbe soverchia rilevanza, a differenza di Mosca 1980, quando a boicottare le Olimpiadi per l’invasione sovietica dell’Afghanistan furono gli Stati Uniti e molti paesi europei. Ma quella era l’epoca della Guerra Fredda, oggi più o meno conclusa. Ora nessuno diserterebbe le Olimpiadi di Sochi per l’occupazione dei territori georgiani, né tanto meno per il dimenticato genocidio dei circassi. Se così fosse, le grandi competizioni internazionali non si potrebbero semplicemente tenere, poiché quasi ovunque ci sono state occupazioni, espulsioni e genocidi. Certo non si potrebbero tenere le Olimpiadi neppure negli Stati Uniti, dove i rapporti fra coloni europei e nativi non sono stati idilliaci.

In secondo luogo, disertare le Olimpiadi potrebbe portare a sanzioni da parte del Comitato olimpico internazionale, anche se nessuno sa esattamente quali queste potrebbero essere. Forse una piccola multa o una lunga squalifica.

I sostenitori della partecipazione, in breve, ritengono che l’impatto del boicottaggio sarebbe così piccolo da non giustificare le possibili conseguenze negative.

Il Sogno Georgiano

Se ad ottobre 2012 il Movimento Nazionale di Saakashvili avesse vinto le elezioni, probabilmente la Georgia avrebbe dichiarato in solitaria il boicottaggio dei Giochi Olimpici. E difficilmente, per il probabile sostegno degli alleati occidentali e la comprensione della specificità della situazione, il Comitato Olimpico avrebbe stabilito serie sanzioni contro la Georgia.

Tuttavia il Movimento Nazionale ha perso le elezioni, e ha vinto il Sogno Georgiano che, già in campagna elettorale, aveva promesso di migliorare le relazioni con la Russia e, fra le altre cose, di inviare la squadra nazionale a Sochi 2014 .

Questa posizione ha provocato violenti attacchi da parte dell’opposizione, che ha accusato il nuovo premier di svendere gli interessi pubblici del paese con una posizione troppo morbida nei confronti della Russia.

Il filo spinato

La situazione si è improvvisamente complicata quando è diventato chiaro che il disgelo nelle relazioni russo-georgiane non riguardava i territori occupati, soggetti al contrario ad un controllo sempre più rigoroso. In particolare, in primavera, le truppe russe hanno cominciato a delimitare i confini della zona di occupazione con il filo spinato, sottraendo decine di ettari al territorio controllato dal governo georgiano.

Ciò ha aumentato notevolmente il malumore contro la partecipazione della Georgia ai Giochi Olimpici. Diverse organizzazioni non governative, comprese alcune molto autorevoli e note per le vedute indipendenti, hanno cominciato a raccogliere firme per il boicottaggio.

Tutte le iniziative per il boicottaggio, tuttavia, sia queste che quelle del Movimento Nazionale e delle organizzazioni per i diritti dei circassi, non hanno portato a nulla. Il nuovo governo inoltre aveva nel frattempo abbandonato definitivamente la retorica aggressiva di Saakashvili e cessato di richiedere alla comunità internazionale di boicottare le Olimpiadi.

Atleti senza rappresentanza

Da parte sua, la Russia è riuscita a dividere il movimento circasso, all’interno del quale alcune organizzazioni insistono sul boicottaggio, mentre altre hanno abbracciato i Giochi Olimpici di Sochi.

Alla fine il governo georgiano ha deciso di salvare capra e cavoli: gli atleti andranno alle Olimpiadi, ma senza una delegazione ufficiale. A Sochi presenzieranno solo i funzionari direttamente connessi con lo sport, ma nessun politico.

Questo compromesso risparmierà agli atleti le sanzioni del CIO e ai funzionari di governo l’imbarazzo di, ad esempio, trovarsi ad un banchetto ufficiale accanto alla "delegazione governativa" dell’Abkhazia come Stato indipendente.

Nonostante persistano le proteste da parte dell’ex partito di governo, la società georgiana sembra avere per lo più accettato questo compromesso.

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