Republika Srpska: chi si lamenta è un nemico

“In Republika Srpska, l’incendio delle istituzioni federali è stato descritto come un attacco alla RS, un mantra che – per quanto assurdo possa sembrare – colpisce nel segno”. Intervista a Aleksandar Trifunović, direttore del portale informativo Buka, di Banja Luka

13/02/2014, Ivor Fuka -

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(Pubblicato originariamente dal portale Lupiga, il 10 febbraio 2014)

Come si stanno vivendo in Republika Srpska le proteste che stanno mettendo in subbuglio la Federazione?

Secondo le reazioni sui social-network posso dire con relativa certezza che la maggioranza delle persone sono solidali. Il che è logico, perché la maggior parte dei problemi della Federazione sono identici a quelli della RS; addirittura, mettendola in termini matematici, il debito pro-capite della RS è maggiore di quello della Federazione. E quindi la gente sente lo stesso senso di ingiustizia, ed è logico che sostengano le proteste, almeno nel loro privato.

E allora, perché non si sono diffuse anche sul territorio dell’RS?

Il perché non vi sia un sostegno anche pubblico è un discorso diverso ed è legato al fatto che mai, da anni, si sono contrastate le disastrose politiche che hanno di fatto distrutto l’economia dell’Entità. Da molto tempo il governo dell’RS ha cercato di presentare l’immagine della RS come un successo economico, non solo in paragone alla Federazione ma all’intera regione.

Ovviamente non è vero. Senza i finanziamenti del Fondo monetario internazionale i dipendenti pubblici sarebbero senza stipendi. Un problema urgente – riconosciuto addirittura dallo stesso Milorad Dodik (Primo ministro della RS, ndt) – è come farà la RS quest’anno a trovare i 500 milioni necessari per ripagare gli interessi sul debito.

Ciononostante, attraverso il controllo degli organi di informazione, in particolare la tv pubblica, l’attuale governo riesce a convincere la maggioranza delle persone a credere alle cose più incredibili. E questo è il caso dell’incendio delle istituzioni federali a Sarajevo, presentato come un attacco alla RS, un mantra che – per assurdo che possa sembrare – colpisce nel segno.

Questo forse significa che la gente nell’RS è meno scontenta e frustrata di quella della Federazione?

Ovviamente no; ma la minaccia di un possibile attacco da parte della Federazione è uno strumento molto efficace per distogliere temporaneamente l’attenzione dallo stomaco vuoto. Quanto questo possa durare, non lo so; ciononostante è chiaro che questa linea politica va bene sia alla maggioranza al governo, che all’opposizione, entrambe ad affermare che la RS non ha bisogno delle proteste.

A che livello e di che natura è stata la copertura dei media delle proteste? Le dozzine di manifestanti di Prijedor o le marce di protesta a Banja Luka hanno raggiunto il pubblico più ampio?

Totale marginalizzazione è il termine adeguato per descrivere la copertura dei primi giorni delle proteste. É stato solo al 23mo minuto del principale TG della RTRS (le televisione di stato, ndt) che si è dato un breve accenno alle manifestazioni a Tuzla, senza alcuna immagine o spiegazione. Stessa cosa è avvenuta nei media vicini al governo. Solo i giorni successivi vi sono state più notizie, ma in particolare sui pericoli che correva l’RS. Le proteste a Banja Luka sono state coperte dagli organi di informazione, ma sono state trattate come piccole e poco rilevanti, il che poteva essere vero in termini numerici ma non per il loro significato. Le prime proteste che portarono poi per la prima volta Milorad Dodik al potere avevano coinvolto, all’inizio, molte meno persone.

Perché è così importante per alcuni partiti politici ed alcuni media di descrivere queste proteste esclusivamente come bosgnacche?

Se le proteste vengono descritte come “bosgnacche” è molto più facile creare nei loro confronti un senso di ostilità e di pericolo per la RS, esattamente come sta accadendo con i leader croati di Bosnia che, anch’essi, le definiscono “ostili”. La maggior parte della gente in Bosnia Erzegovina crede che “l’altro” sia il nemico. Questo è un grosso peso per lo sviluppo della nostra società, ed allo stesso tempo è un grosso vantaggio per chi intende manipolare la situazione. Proprio ora alcuni commentatori stanno accusando i giovani che protestano a Sarajevo di sostenere la Serbia…. Le possibilità per la manipolazione sono enormi.

Come si può spiegare la situazione schizofrenica a Bijeljina dove la gente sta protestando contro le proteste?

Interessante notare come il governo abbia reagito molto prontamente attraverso i media e la polizia ad ogni segnale di protesta contro la situazione attuale. Alle recenti proteste studentesche a Banja Luka c’era più polizia che cittadini. La ragione è semplice. Il governo ha paura delle proteste e contro qualsiasi cosa che potrebbe indebolirlo davanti a gente arrabbiata e affamata e che sia diversa dalla docile opposizione.

Per questo la strategia è dipingere chiunque provi a ribellarsi alla situazione come un traditore e nemico. Per fortuna vi sono persone coraggiose che seppure sotto una terribile pressione hanno optato per questa legittima forma di espressione politica, che sta raccogliendo sempre più sostegno.

Gli organizzatori della marcia di protesta a Banja Luka hanno tenuto a sottolineare che non è loro intenzione mettere a repentaglio l’ordine costituzionale della Republika Srpska; allo stesso modo, lo scorso anno, i cortei di protesta degli studenti erano guidati da chi portava le bandiere della RS. Siamo arrivati al punto che le proteste non sono legittime se non sottolinei che sei un serbo e che sostieni la RS?

Valuto quell’iconografia alla luce di quanto ho già detto. Ogni altra iconografia getterebbe discredito sulle proteste e sarebbe attaccata; e per far questo il partito politico al potere ha un potente arsenale di media e commentatori che – dietro compenso – riconoscerebbero un nemico in chiunque venga indicato dai comodi uffici governativi. Credo che il messaggio delle proteste che la situazione non è buona, e peggiorerà, sia molto più importante.

I dimostranti hanno questo atteggiamento perché minacciati fisicamente, con le loro teste che stanno appese ad una corda a causa del loro impegno civico, o l’identità nazionale è più importante dei diritti civili?

Proprio ora il linciaggio di chi ha protestato sta passando dai media alle aule di un tribunale. Spero sinceramente che il governo sia consapevole di quale può essere la reazione se vengono commessi atti di violenza contro quei pochi che hanno avuto il coraggio di alzare la voce contro questa disastrosa situazione. Penso che la gente si stia rendendo conto sempre più di come siano troppo rari i politici che vogliano mettersi a disposizione dei cittadini e che quindi contribuiranno a cambiare questa situazione nel prossimo futuro.

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