La Grecia in crisi investe sull’istruzione
Nonostante la crisi, le famiglie greche continuano a puntare sull’istruzione per assicurare un futuro migliore ai propri figli, con numeri crescenti di lauree e post-lauree nel paese. Purtroppo per la Grecia, però, chi studia cerca sempre più spesso di realizzarsi all’estero
Fanno economia sulla carne, le uova, il menu da mettere in tavola. Eppure, con gli stipendi tagliati di un terzo dall’inizio della crisi, e con la disoccupazione che colpisce una persona su tre (il 28% della popolazione attiva), le famiglie greche riescono a fare miracoli e a investire sulla cosa più preziosa che hanno: i cervelli dei loro figli.
Negli ultimi cinque anni ben 15.902 ragazzi ellenici hanno conseguito un titolo di studio postuniversitario: un dottorato di ricerca per 2.439 studenti e un master per altri 13.463, secondo gli ultimi dati del D.O.A.T.A.P. (National Academic Recognition Information Center) aggiornati ai “superdottori” sfornati dalle università nel 2013. Sono cifre che registrano un tasso costante, se non addirittura in aumento, rispetto agli anni prima del 2009, ossia prima della grande depressione economica. A guidare il drappello dei cervelloni sono i neo-medici, con i loro 2.336 dottorati, seguono le facoltà di ingegneria con 1.339.
Ma non è finita. Molti altri giovani sono chini sui libri per arrivare allo stesso traguardo: fino al 2012 i ragazzi iscritti a un corso postuniversitario in Grecia erano 35.570, di cui 23.853 dottorandi. A questi bisogna aggiungere i loro coetanei ellenici che studiano all’estero per un master o per un PhD (dottorato): e allora il numero totale arriva a 50mila.
Un confronto con l’Italia
Una cifra enorme per un Paese di circa 11 milioni di abitanti, soprattutto se proviamo a fare un confronto con l’Italia e in generale con il contesto europeo. Un esempio che la dice lunga in proposito? L’ultima indagine Istat “NoiItalia 2014”. Qui non si parla di post-laureati ma di laureati, eppure il paragone è comunque significativo. I giovani 30-34enni che hanno un titolo universitario in Italia nel 2012 sono 22 su cento (26% uomini, 17% donne), mentre nella piccola e più povera Grecia sono 31 su cento (34% uomini, 27% donne).
In cima ai cervelloni europei svettano gli irlandesi e al secondo posto i greco-ciprioti, che in almeno un caso su due fra i 30-34 anni hanno una laurea. L’obiettivo della Commissione europea è che in tutti gli Stati dell’Unione si arrivi entro il 2020 a una percentuale di quattro laureati su dieci fra i trentenni.
Destinazione estero
Ma torniamo alla Grecia. Come fanno le famiglie in crisi a reggere le spese dei libri e dei percorsi postuniversitari dei loro pargoli? I più meritevoli riescono a vincere una borsa di studio per continuare gli studi all’estero: 1.500 ragazzi ogni anno.
E all’estero spesso rimangono, sia quelli che frequentano le università fuori dalla Grecia sia quelli che completano gli studi in patria. “Ogni anno un nostro laureato su cinque sceglie di finire la specializzazione all’’estero”, ha dichiarato Thanos Dimopulos, presidente della Facoltà di Medicina di Atene, al quotidiano To Vima “La prima destinazione è la Germania, dove la politica di limitare le assunzioni in campo sanitario negli anni passati ha portato oggi, come conseguenza, a posti vacanti negli ospedali. Tanto più che molti medici tedeschi tendono a emigrare nella vicina Svizzera, dove vengono pagati meglio”.
Confermano al Politecnico di Atene: dei loro laureati, ben 85 su cento continuano gli studi a livello di master o di dottorato di ricerca e, secondo i dati dell’Eurobarometro, 54 su cento di loro dichiara di volere poi espatriare. “L’uscita del Paese dalla crisi e la ricompattazione dell’economia ha bisogno del contributo dei nostri ragazzi plurititolati”, riflette amaramente Tonia Moropulou, vicepresidente della Fondazione Politecnici dell’Unione europea”
Ma la fuga dei più dotati all’estero è sempre più marcata: dal 42% che cercava lavoro fuori dalla Grecia nel 2011, siamo passati al 54% del 2013”. Da sottolineare che 73 giovani su cento che fanno le valigie per tentare la fortuna oltreconfine, hanno un titolo postlaurea (51 su cento un dottorato, ossia il titolo triennale, il più alto rispetto a un master annuale o biennale) e addirittura 41 su cento ha studiato in una delle cento università migliori del mondo, spesso grazie a borse di studio.
Un investimento che rende. Ma non in Grecia
Tanti investimenti da parte delle famiglie sono però destinati a valorizzare non tanto l’economia ellenica, ma ad arricchire di professionalità altissime il mercato del lavoro di Paesi dove la crisi colpisce meno. Da questo punto di vista Grecia, Spagna e Italia sono accomunate: sono in cima alla classifica della disoccupazione giovanile fra 18 i Paesi dell’Eurozona, "su valori compresi fra il 50 e il 60% in Grecia e Spagna" e "prossimi al 40% in Italia, Portogallo e Cipro".
È quanto rileva la Banca centrale europea nel bollettino mensile e in un rapporto dedicato all’andamento della disoccupazione nell’area euro. Finché questi dati non cambiano, i giovani ellenici, sia pur più titolati in media di quelli italiani, continuano a preparare le valigie, e le loro mamme a investire, oltre che in studi, in pacchi di moussaka e involtini di foglie di vite da spedire in Germania ai loro figli lontani.
Per la crisi economica ellenica, c’è tuttavia una buona notizia, la vera industria pesante ellenica, ossia il turismo, quest’estate si prevede ancora migliore dell’anno record 2013. Secondo gli analisti di Alphabank, una delle maggiori banche greche, è significativo che solo nei primi due mesi di quest’anno le prenotazioni di pacchetti aereo-sole-mare in località greche da parte dei turisti tedeschi è aumentato del 52% rispetto al primo bimestre 2013.
I cervelloni greci in partenza si consolino: la loro patria è sempre in cima ai desideri dei vacanzieri. Riusciranno anche i ragazzi ellenici a tornare, se lo vorranno, ad abitare ad Atene e dintorni, e non solo per una breve nuotata estiva?