La Cecenia e l’Ucraina

Anche il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, beniamino di Vladimir Putin, sembra ansioso di inserirsi nella crisi ucraina e in particolare della Crimea che con un referendum contestato dai paesi occidentali ha deciso di unirsi alla Russia staccandosi dall’Ucraina

18/03/2014, Giovanni Bensi -

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Flickr abaransk

Il capo della Cecenia, come i suoi mentori di Mosca, ritiene il cambio del potere nella vicina repubblica un “colpo di Stato” e propone, in “caso di necessità”, di inviare in Crimea delle “forze di pace” cecene per prestare aiuto ai “popoli fratelli”. A detta di Kadyrov, la sua inquietudine, in particolare, è provocata dalle informazioni circa i problemi dei russi che vivono in Ucraina, con “la difesa dei loro interessi materiali e della loro sicurezza personale”. Il leader ceceno puntualizza: “Noi non abbiamo mai preteso le cose altrui, ma difenderemo le nostre”.

Il capo della Cecenia contro i tatari

Secondo l’opinione di Kadyrov, “l’Europa e l’Occidente hanno un atteggiamento sbagliato a proposito degli avvenimenti in Ucraina”. “Si tratta – ha detto – di una pressione mirata sulla Russia attraverso l’Ucraina. La Russia è uno stato forte ed io sono convinto che il governo del nostro stato prenderà i provvedimenti giusti” Kadyrov ha preso le difese delle truppe speciali ucraine “Berkut”, attive nella repressione dei moti popolari a Kiev. Il capo della Cecenia se l’è presa anche con i tatari di Crimea, esortandoli a non parlare delle deportazioni di cui furono vittime del 1944. “In Crimea – ha dichiarato – c’è chi cerca di giocare la carta tatara. Coloro che vanno in piazza a Simferopol’ e affermano che i tatari sono stati deportati non fanno altro che radicalizzare la situazione”, ha sostenuto Kadyrov.

Intanto  i membri dei Servizi segreti e del Ministero dell’interno ceceni si sono accinti “molto seriamente” a verificare le informazioni su un possibile legame fra i politici ucraini di orientamento nazionalista (anti-russo), compreso il “Pravyj sektor” (“Settore di destra”) con le “formazioni banditesche e t[]istiche del Nord-Caucaso”. Lo ha affermato sempre Ramzan Kadyrov il quale ha aggiunto: “Se queste informazioni saranno confermate, la nostra risposta sarà dura e giusta. Ognuno sarà chiamato a rispondere secondo la legge russa”. Secondo fonti dell’ITAR-TASS nelle strutture di polizia del Nord-Caucaso, “nazionalisti ucraini combattono dalla parte degli estremisti (ceceni), prestano loro appoggio ed assistenza finanziaria e di altro genere da almeno 10-12 anni. Attualmente la maggior parte dei canali è stata neutralizzata".

Le minacce 

L’organizzazione “Pravyj sektor”, nella notte fra il 2 e il 3 marzo, avrebbe rivolto un appello al capo t[]ista ceceno Doku Umarov (per altro più volte dichiarato ucciso dai militari russi). Però poco dopo il servizio stampa dell’organizzazione radicale ucraina ha dichiarato che l’appello lanciato dal capo di “Pravyj sektor” Dmitrj Jaroš ad “appoggiare con le armi in mano le forze antirusse in Ucraina” era comparso in seguito alla violazione da parte di ignoti dell’account sul sito dell’organizzazione sul social network “VKontakte”.

Kadyrov però non crede alla smentita anche perché essa sarebbe arrivata dopo che egli aveva minacciato di morte il leader anti-russo ucraino. Il capo della Cecenia infatti aveva promesso di prenotare per l’esponente nazionalista un “biglietto di sola andata” per l’inferno. “Noi – aveva detto Kadyrov – non lasceremo perdere le parole di Dmitrij Jaroš secondo le quali avrebbe combattuto in Cecenia. Doku Umarov col nostro aiuto se n’è andato in quel luogo dal quale nessuno è mai tornato indietro. Prenoteremo anche per Jaroš un biglietto per la stessa destinazione”, ha dichiarato il capo della Cecenia reagendo all’”appello a Umarov” dello stesso Jaroš.

A proposito della sua smentita, Kadyrov, riferendosi ai nazionalisti, ha aggiunto: “Si sono svegliati tardi, prima si sono rivolti per aiuto ai t[]isti, poi hanno negato il loro appello. Possano ora rispondere per le loro dichiarazioni illegali. L’ora della punizione è arrivata”, ha detto Kadyrov ed ha assicurato che in Cecenia “decine di migliaia di volontari” sono pronti a “levarsi a difesa del popolo ucraino” contro i “radicali del Majdan”.

Il servizio stampa del capo e del governo della Cecenia ha poi riferito queste parole di Kadyrov: “Se sarà necessario, io stesso sono pronto ad andare in Ucraina insieme con i volontari pronti a difendere la popolazione”. È difficile credere che Kadyrov possa fare queste dichiarazioni “incendiarie” senza che lo sappia e lo abbia autorizzato Putin.

Ricordiamo che la questione se Doku Umarov, il teorico dell’”Imarat Kavkaz”, sia ancora vivo, rimane aperta. In gennaio Kadyrov per l’ennesima volta aveva annunciato la liquidazione di “quel ratto di fogna chiamato Doku”. Ma i servizi segreti russi non furono in grado di confermare questa informazione.

Profughi ucraini in Ossezia del Nord

Intanto 20 cittadini dell’Ucraina hanno chiesto al Servizio federale per le migrazioni dell’Ossezia del Nord asilo temporanei finché la situazione in Ucraina non sarà normalizzata. Si tratta di 17 adulti e tre bambini. La notizia è stata data dal capo del citato servizio Murat Tkhostov. Egli ha precisato che i richiedenti asilo provengono da varie parti dell’Ucraina, Nikolaevsk, Zaporožje.

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