(Pubblicato originariamente da Forum.tm il 16 marzo 2014, selezionato da Le Courrier des Balkans e OBC)
In marzo, presso l’Hotel Union di Lubiana, si è tenuto il congresso della Sinistra unita. Iniziativa per un socialismo democratico (IDS), Partito democratico del lavoro (DSD) e Partito per lo sviluppo sostenibile della Slovenia e dell’ecosocialismo (TSR) si presenteranno insieme alle elezioni europee del prossimo 25 maggio. “Speriamo che questo non sia che il primo progetto comune, perché desideriamo costruire un movimento socialista in Slovenia…”, afferma il coordinatore dell’iniziativa Luka Mesec.
Cosa propone di diverso la Sinistra unita agli elettori?
In Slovenia come in Croazia la sinistra in parlamento non ha di sinistra che il nome. Non fa che seguire i sentieri aperti dalla destra, bloccando a livello costituzionale eventuali riforme fiscali e cambiando le clausole sul referendum in modo non ci si possa occupare con quest’ultimo di questioni con “conseguenze fiscali”. E fonda una sorta di banca per coprire le perdite del settore finanziario. Il suo piano è semplice: procedere rapidamente con una privatizzazione dei beni nazionali. Una vendita a prezzi scontati in cui verranno liquidate Telecom, Elan, Mercator, il porto di Capodistria e l’aeroporto di Lubiana… Tutto all’opposto di una politica di sinistra. La mia risposta è quindi breve. Sinistra unita farà tutto di diverso da quanto fatto sino ad ora dagli altri.
Quali le vostre risposte per affrontare la crisi? Quale il modello da seguire per uscire dalla recessione? Evocate il socialismo democratico….
L’Iniziativa per il socialismo democratico ha presentato un programma intitolato “Modello per lo sviluppo della Slovenia e dell’UE”. Ecco cosa proponiamo. Le aziende e le banche slovene coprono i loro debiti attraverso una cosiddetta Banca di stato e si ritrovano nazionalizzate, tre grandi banche slovene sono già proprietà dello stato.
A differenza del governo attuale che procede con le privatizzazioni, noi siamo a favore della proprietà statale. La gestione delle banche sarà affidata ad una holding dello stato, in accordo coi lavoratori, e sarà istituita un’amministrazione di crisi nelle aziende. Il ruolo dei lavoratori si intensificherà con l’introduzione della politica del “libro aperto”. Tutti avranno il diritto di ricevere informazioni sulla gestione dell’azienda, le amministrazioni saranno sotto il controllo dei lavoratori, sarà indetta una votazione per eleggere i dirigenti… Tenteremo di procedere nello stesso modo col privato allargando i meccanismi di gestione.
I beni statali concentrati nella holding dello stato verranno utilizzati per coordinare l’economia, la politica industriale e la costruzione di catene produttive nei settori dove la Slovenia ha dei vantaggi, come l’industria del legno o l’elettronica.
Incoraggeremo inoltre i lavoratori ad unirsi in collettivi di autogestione. Certamente queste soluzioni non rappresentano che un programma di transizione. Misure che permettono in poco tempo di ricostruire capacità industriali, creare posti di lavoro, ridurre la disoccupazione, introdurre la democrazia operaia nelle aziende e democratizzare la gestione dell’economia.
Come vedete la Slovenia nel prossimo futuro?
Una Slovenia che non si pieghi agli interessi di Bruxelles e dei mercati finanziari. Una Slovenia che metta fine a politiche neoliberali nefaste, privatizzazioni e altre misure di austerità che conducono alla povertà. Una Slovenia che si unisca ai paesi d’Europa e del mondo che resistono al capitalismo orientandosi verso una via alternativa di democrazia, di solidarietà internazionale e di socialismo. Costruire insieme, in una prospettiva sociale ed ecologica, un mondo dove i mezzi di produzione non siano più esclusivo appannaggio di un piccolo numero di ricchi.
Alexis Tsipras, leader della coalizione di sinistra radicale Syriza in Grecia, è venuto di persona al vostro congresso…
Percepiamo Syriza come un modello di nuovo partito di sinistra. Una coalizione di partiti e movimenti che propone una risposta alla domanda di come mobilitare una classe operaia smantellata, eterogenea, plurale. Syzira è riuscita ad associare 17 tra partiti e movimenti in un’unica forza politica. Die Linke in Germania e il Front de gauche in Francia sono riusciti a fare altrettanto.
Può accadere che le sinistre dei territori della ex Jugoslavia si uniscano tra loro?
L’iniziativa per il socialismo democratico collabora già con movimenti simili nei Balcani come ad esempio il Centro per gli studi operai e con BRID in Croazia, col Centro per l’emancipazione politica e con Gerusija in Serbia, con il partito Lijevi in Bosnia e col movimento Solidarnost in Macedonia… Sono legami molto importanti. Nel momento in cui la sinistra si sta affermando nell’intera regione, è importante imparare gli uni dagli altri. Abbiamo la stessa esperienza storica, la stessa situazione attuale, gli stessi problemi. Ovunque la sinistra si sta imponendo come l’unica forza politica che contrasta il capitalismo.
Sono passati due anni dagli scontri di piazza scoppiati in Slovenia. Cosa pensate voi oggi dell’esperienza dei Plenum in Bosnia Erzegovina?
In Slovenia come in Bosnia la rivolta è scoppiata in città industriali in smantellamento, Maribor e Tuzla. La nostra storia, i nostri problemi e le loro cause sono gli stessi. In quanto ai plenum, non si può che gioirne. I lavoratori hanno preso coscienza che nessuno li salverà e che devono riprendere le cose nelle loro mani. Speriamo che i plenum non siano che un inizio e che una politica socialista riprenderà il potere per stabilire una democrazia operaia e popolare.
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