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Georgia: verso l’UE, ma gli ostacoli rimangono
In Georgia la maggior parte della popolazione è favorevole ad avere legami più stretti con l’Unione europea. Tuttavia la questione dei diritti umani, in particolare il mancato rispetto della popolazione LGBT e delle minoranze religiose, rischia di essere un grosso ostacolo per l’eurointegrazione di Tbilisi
Ora che la vicina Armenia ha ceduto alle pressioni di Mosca, entrando nell’Unione economica eurasiatica invece di firmare un accordo di associazione con l’UE, tutti gli occhi sono puntati sulla Georgia. Non che l’orientamento del paese fosse mai stato in dubbio. Secondo l’ultimo sondaggio condotto dal Caucasus Research Resource Centres (CRRC), la maggioranza dei georgiani sostiene un’eventuale adesione all’Unione europea rispetto all’alternativa russa.
Secondo l’annuale Caucasus Barometer rilasciato dal CRRC uscito all’inizio del 2014, il 65% dei georgiani infatti è favorevole ad un’adesione all’Unione europea, il 32% all’adesione all’Unione Economica Eurasiatica. In Armenia, le percentuali erano rispettivamente del 40% e del 55%, mentre l’Azerbaijan non sembra finora manifestare il desiderio di unirsi ad alcuna associazione. Solo il 34% degli intervistati sostiene l’adesione all’UE.
Tuttavia, sostengono alcuni, pochi cittadini nei tre paesi del Caucaso meridionale comprendono appieno conseguenze e vantaggi dell’accordo di associazione con l’UE. La Turchia, ad esempio, ha firmato l’accordo nel 1963 e, a distanza di oltre mezzo secolo, deve ancora soddisfare i criteri per l’adesione.
D’altra parte, l’accordo di associazione porterà più stretti legami economici e politici con l’Europa, nonché un trattamento preferenziale nel settore del commercio attraverso l’accordo di libero scambio DCFTA (Deep and Comprehensive Free Trade Agreement). Questo sarà subordinato ai progressi compiuti in termini di protezione dei diritti umani e riforme democratiche, ma è in queste aree, al di là di qualsiasi pressione russa, che le ambizioni georgiane potrebbero trovare inciampi.
Domenica 13 aprile, questi problemi sono venuti alla ribalta sotto forma di due eventi separati manifestatisi, per coincidenza o no, poche ore prima di un concerto organizzato in Piazza Europa a Tbilisi dalla società civile per promuovere l’integrazione europea.
Presunta persecuzione politica
L’UE nega che la scelta fra sé e la Russia sia geopolitica, ma non così l’ex partito di governo, il Movimento Nazionale Unito (UNM). Accanto all’adesione alla NATO, e alla luce degli avvenimenti in Ucraina, l’Europa è vista come una scelta ideologica per rimuovere l’influenza russa dalla regione. Ciò era molto evidente al primo evento, una manifestazione davanti alla Cancelleria di Stato georgiana che chiedeva alle autorità di condannare la ‘negazione pubblica dell’aggressione russa’.
La manifestazione ha anche chiesto la fine dell’esposizione pubblica di simboli russi in Georgia e delle trasmissioni di programmi televisivi russi. L’iniziativa era organizzata da un gruppo chiamato Iveria, ma la presenza di figure dell’UNM, tra cui Gigi Ugulava, il sindaco di Tbilisi sospeso per accuse di corruzione, non è passata inosservata. Ugulava è solo uno dei molti funzionari UNM finiti sotto processo con il nuovo governo di coalizione Sogno georgiano.
Nemmeno l’ex presidente Mikheil Saakashvili è stato risparmiato dalle inchieste: il mese scorso, è stato convocato in Georgia per rispondere su un numero di casi aperti dalla procura. Sia l’Europa che gli Stati Uniti erano allarmati. “#Georgia Watching w/concern move 2subpoena M.#Saakashvili. No one is above law but European practice&standards must be followed scrupulously" (# Georgia Guardo con preoccupazione la mossa verso M. # Saakashvili. Nessuno è al di sopra della legge, ma prassi e norme europee devono essere seguite scrupolosamente"), ha twittato Štefan Füle, commissario europeo per l’allargamento e la politica europea di vicinato.
Il 15 aprile, il primo ministro georgiano Irakli Gharibashvili ha annunciato un monitoraggio sui processi agli ex-funzionari in corsa alle elezioni locali previste per giugno. Resta da vedere cosa succederà dopo.
Diritti LGBT
Una seconda questione è forse più controversa all’interno del paese. L’anno scorso, il 17 maggio 2013, nel centro di Tbilisi, dei sacerdoti avevano scatenato migliaia di fedeli infuriati contro poche decine di attivisti LGBT, che avevano deciso di celebrare la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia (IDAHOT) con un piccolo flashmob. Dati i problemi di sicurezza, Identoba, la principale ONG LGBT in Georgia, non proverà nemmeno a riproporre l’evento il mese prossimo.
Questo non ha impedito ad alcuni membri della Chiesa ortodossa georgiana e dell’Associazione genitori ortodossi di inscenare una propria manifestazione davanti all’ex palazzo del parlamento, mentre Iveria terminava la manifestazione anti-russa fuori dalla Cancelleria. Data la concomitanza con la Domenica delle Palme, l’evento è stato visto da alcuni come un avvertimento all’Europa e al governo che i diritti LGBT non avranno spazio alcuno in Georgia.
Data la significativa influenza della Chiesa fra la popolazione, il primo ministro georgiano ha già assecondato quelle che alcuni vedono come pressioni per mantenere tali questioni fuori dall’agenda politica. Secondo il sondaggio CRRC organizzato a seguito degli eventi del 17 maggio a Tbilisi, il 57% riteneva che tenere un flashmob contro l’omofobia e la transfobia nella capitale ‘mettesse a rischio’ il paese. Al Caucaso Barometer del 2011, l’87% ha dichiarato che l’omosessualità non può "mai essere giustificata”.
Non stupisce quindi che, il 27 marzo, Gharibashvili abbia proposto una modifica alla Costituzione per definire il matrimonio come ‘l’unione di un uomo e una donna’, per evitare qualsiasi ‘speculazione’ all’interno del paese per quanto riguarda il passaggio della legge anti-discriminazione richiesta come parte dell’accordo sulla liberalizzazione dei visti con l’Unione europea. Secondo i critici, la mossa intendeva placare il clero, dato che tale definizione esiste già nella legislazione.
Nonostante questa preoccupazione, tuttavia, pochi contestano la traiettoria politica adottata dal paese.
"Il progresso della Georgia negli ultimi anni mostra che il paese è complessivamente pronto per legami più stretti con l’Europa", ha dichiarato a Osservatorio Eka Gigauri, direttore di Transparency International Georgia. "Molto spesso è stata questa la motivazione che ha spinto il governo ad avviare profonde riforme istituzionali. La Georgia ha compiuto notevoli progressi in diversi settori, tra cui la lotta alla corruzione, la pubblica amministrazione e la riforma elettorale".
I valori europei
Transparency International Georgia è stata una delle cento ONG del Forum Nazionale della società civile del partenariato orientale, che ha organizzato il concerto "Scegliamo l’Europa" di domenica. "L’idea alla base era quella di dimostrare l’unità tra i cittadini georgiani per quanto riguarda il futuro della Georgia, e che la scelta di aspirare all’integrazione nell’UE è fatta dal popolo e non da una parte politica o l’altra", dice.
"Sia il precedente che l’attuale governo hanno messo in evidenza l’integrazione europea come un elemento chiave delle loro politiche", continua Gigauri. "Poche le differenze tra le due amministrazioni in questo settore. In generale, tutti i principali partiti politici, così come la maggioranza dei cittadini, sostengono le idee e i valori europei quali democrazia, stato di diritto e libertà di espressione, anche se i diritti delle minoranze rimangono un argomento controverso".
Diversi ambasciatori europei in Georgia hanno aderito alla campagna che comprende anche interventi video da parte di personaggi pubblici e iniziative di sensibilizzazione online. Il presidente georgiano Giorgi Margvelashvili ha aperto la manifestazione, a cui hanno partecipato anche sostenitori UNM, ma soprattutto famiglie e cittadini provenienti da tutte le fasce sociali.
"Tutti noi siamo qui oggi uniti da un obiettivo luminoso, che non è solo la scelta di un’unione politica, un politico o un funzionario statale", ha detto Margvelashvili alla folla. "Questa non è una scelta fatta solo da noi; questa è la scelta fatta dai nostri antenati, che hanno creato questo paese libero, la Georgia, che hanno costruito la cultura georgiana sulla base dei principi di libertà, libertà dell’anima, accettazione degli altri, tolleranza".
Ma è questa ‘accettazione degli altri’ che sembra destinata a rimanere uno dei principali test per la futura integrazione della Georgia. "Sono sicuro che possiamo farlo e lo faremo in modo da arrivare all’Europa", ha dichiarato Lasha Tugushi, presidente della Liberal Academy e fra gli organizzatori del concerto, al portale news online Democracy and Freedom Watch, con particolare riferimento al rispetto dei diritti umani, alle riforme democratiche e allo sviluppo dell’istruzione e del sistema sanitario.
Pur non facendo ufficialmente parte della coalizione di ONG, il direttore di Identoba Irakli Vacharadze era presente per aiutare gli organizzatori e concorda.
"Organizzeremo altri eventi a seconda di come si evolverà la situazione", ha dichiarato Vacharadze a Osservatorio. "Forse sono troppo ottimista, ma a giudicare dalla relazione annuale sui diritti umani del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, l’intolleranza verso le minoranze sessuali e religiose, nonché gli arresti politicamente motivati, sono le tre principali questioni in tema di diritti umani nel paese. Sarei scioccato se altri non riconoscessero questo e non ne facessero una priorità nelle loro agende".
"Come organizzazioni della società civile, credo che abbiamo un potenziale significativo per sostenere questo processo con una campagna dal basso", dice Gigauri di Transparency. "È anche importante che si prosegua sul cammino delle riforme avviate e condotte dal precedente governo, che hanno già ottenuto importanti risultati in termini di consolidamento delle istituzioni democratiche".