Ljubljanska banka: la Slovenia deve pagare

La Corte europea per i diritti dell’uomo ha stabilito che la Slovenia dovrà indennizzare i risparmiatori bosniaci che avevano depositi presso la Banca di Lubiana durante gli anni novanta, e che da 25 anni attendono di poter ritirare i propri risparmi

21/07/2014, Stefano Lusa - Capodistria

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(foto di DasWortgewand )

Si è conclusa con una Caporetto per la Slovenia la vicenda giudiziaria legata ai conti in valuta presso le filiali di Sarajevo e Zagabria della Banca di Lubiana. Il tribunale europeo per i diritti dell’uomo ha stabilito, nel caso giudiziario promosso da quattro risparmiatori bosniaci, che il paese dovrà corrispondere i depositi e indennizzarli con 4.000 euro, a cui vanno aggiunti gli interessi. Il tribunale ha inoltre stabilito che adesso Lubiana avrà un anno di tempo per preparare lo schema per indennizzare tutti coloro che da 25 anni attendono di poter ritirare i loro risparmi. Se non lo farà, potrà essere il tribunale stesso ad imporre le somme da pagare. Negli uffici di Strasburgo, infatti, sono già state depositate altre 1.650 cause, inoltrate da più di 8.000 risparmiatori.

È la seconda grossa tegola, dopo quella dei cancellati, che si abbatte, in poco tempo, sulla Slovenia per  vicende legate al processo d’indipendenza del paese. La cosa sino a pochi anni fa sembrava impossibile. Lubiana era stata considerata per anni un esempio, un paese che se n’era andato dalla Jugoslavia in maniera elegante, rispettando i diritti umani e mantenendo uno standard di vita e uno stato sociale molto migliore degli altri. Adesso, con un paese in crisi e con una classe politica impegnata in una guerra senza quartiere, i nodi sembrano essere arrivati al pettine.  

Quanto dovrà pagare Lubiana?

Lubiana, comunque, più che riflettere sull’ennesima sanzione per la violazione dei diritti umani, pare piuttosto preoccupata di quanto dovrà pagare. Secondo i primi calcoli i depositi non ritirati nelle due filiali ammontano a 250 milioni di euro a cui andrebbero aggiunti circa altrettanti d’interessi. Ora si tratterà di trovare entro un anno una soluzione complessiva, seguendo lo stesso schema che negli anni novanta fu usato per indennizzare i residenti in Slovenia, che avevano i loro depositi nelle banche della repubblica e in quelle del resto della federazione. In parole povere, significherà che dovrebbero venir corrisposti immediatamente 500 euro e poi il resto nell’arco di 5 anni.

La decisione dell’Alta corte è stata presa con 15 voti a favore e due contrari, quello del giudice sloveno e di quello tedesco. Ora non resterà che pagare. Dopo la prima sentenza che dava torto a Lubiana, del 6 novembre 2012, la Slovenia si era immediatamente appellata e non aveva mancato di dichiararsi molto fiduciosa delle proprie ragioni. La sua argomentazione era che si trattava di una questione che andava risolta nell’ambito delle trattative sulla successione e che lei stessa aveva provveduto a indennizzare tutti coloro che avevano depositi in banche sul territorio sloveno, indipendentemente dal fatto che si trattasse di una banca slovena o di una filiale di banche delle altre repubbliche federali.

La tesi di Lubiana, comunque, non è stata contraddetta dal tribunale e la vicenda sarà ancora materia di scontro tra i paesi successori dell’ex federazione, ma ha semplicemente messo in primo piano il diritto dei piccoli risparmiatori di riavere i loro soldi, rispetto alla ricerca di una soluzione nell’ambito di complesse (e relativamente infruttuose) trattative tra gli stati.

Una vicenda complicata

I depositi in valuta nelle banche jugoslave erano garantiti dalla federazione. Nel 1992 gli stati successori decisero di accollarsi le garanzie per i depositi seguendo il principio territoriale indipendentemente dalla cittadinanza del risparmiatore. L’unica a non seguire questo schema fu la Croazia, che così in pratica escluse dai risarcimenti principalmente i serbi.

La questione dei risparmiatori e dei depositi non corrisposti presso le filiali in giro per la Jugoslavia della Banca di Lubiana, e soprattutto in quella di Zagabria, furono, sin dall’inizio degli anni novanta, materia per feroci polemiche. La Slovenia furbescamente sciolse il nodo gordiano nel 1994, fondando la Nuova Banca di Lubiana. A questo istituto vennero trasferiti tutti i beni della Banca di Lubiana, lasciando alla vecchia banca tutte le pendenza derivanti dalla successione. In gioco non c’era, ovviamente, solo la questione dei risparmi, ma anche le pendenze di numerose aziende disseminate sul territorio della ex federazione nei confronti della principale banca slovena ed anche quelle nei confronti della Banca di Jugoslavia. Da Lubiana danno ad intendere che proprio questi soldi ora potrebbero essere materia di ulteriori contenziosi giudiziari, che potrebbero arrivare sino a Strasburgo, ma questa volta con la Slovenia a giocare il ruolo di parte lesa.   

In ogni modo la diatriba è ancora aperta e pare destinata a continuare a riempire le pagine dei giornali. Significativamente proprio il nodo delle banche e nello specifico delle cause mosse contro la Banca di Lubiana in Croazia erano state l’ultimo ostacolo sulla strada dell’ingresso della Croazia nell’Unione Europea. La Slovenia aveva chiesto e ottenuto precise garanzie prima di accendere definitivamente luce verde a Zagabria.

Solo alla fine sarà chiaro chi in tutta questa vicenda ci ha perso, e chi invece guadagnato. Quello che appare certo, comunque, è che la lunga disputa ha portato all’eliminazione degli istituti di credito sloveni dalle repubbliche dell’ex federazione ed ha praticamente impedito la penetrazione delle banche slovene su questi mercati. Secondo molti analisti i vantaggi di ciò sarebbero stati molto superiori rispetto al valore stesso dei depositi, che adesso comunque verranno corrisposti.

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