Serbia: media nella bufera
Una vera bufera tra i giornalisti serbi si è sollevata a seguito della soppressione di “Utisak Nedelje”, popolare talk-show politico in onda su TV B92 e diretto da Olja Bećković. Ma non è l’unica trasmissione ad essere sparita dai palinsesti
La soppressione di “Utisak nedelje” (Impressioni della settimana), la trasmissione politica più guardata in Serbia, dalla programmazione della Tv B92 ha suscitato una vera bufera sulla scena mediatica serba. Olja Bećković, autrice della trasmissione in onda da quasi vent’anni, ha dichiarato pubblicamente di ritenere che la sua trasmissione sia stata tolta dalla programmazione per volere del premier Aleksandar Vučić, mentre ambienti vicini al governo e la stessa Tv B92 sostengono che si tratti di un cambio di linea editoriale e che a Olja Bećković sia stato offerto di passare su un altro canale della stessa televisione, che avrà una programmazione con contenuti politico-informativi.
Da un punto di vista prettamente formale, la Tv B92 non ha violato la legge dal momento che è diritto dei proprietari e della redazione stilare da soli il palinsesto (violazione se mai potrebbe esserci nel contratto che l’autrice, ossia la casa di produzione “Mreža”, ha firmato con B92, ma qui siamo già nel campo dei rapporti contrattuali e c’è da aspettarsi che la risolvano in tribunale). Vero è però che la Serbia è rimasta senza una trasmissione televisiva molto seguita, durante la quale si potevano ascoltare opinioni differenti e critiche aperte al governo, al premier e a funzionari di partito o di stato.
Il canale informativo dove B92 avrebbe voluto trasferire “Utisak nedelje” ha bassi indici di ascolto. Oltre a ciò, l’autrice della trasmissione e la sua casa di produzione “Mreža” hanno un contratto per il quale la trasmissione deve andare in onda fino alla prossima primavera sullo stesso canale su cui è andata in onda fino ad ora, e sul quale però B92 vuole trasmettere da ora in poi per lo più trasmissioni di intrattenimento.
Qualcuno, quindi, aveva fretta di rimuovere la trasmissione politica più seguita nel paese dal canale su cui è andata in onda per anni. Sapendo che la trasmissione ha buone entrate e che con il non rispetto del contratto potrebbero esserci problemi, è difficile credere che si tratti solo di un interesse puramente commerciale del proprietario di B92.
In Serbia, dove lo stato di diritto è ai minimi livelli, l’operato di qualsiasi azienda può essere messo in discussione nel momento in cui si scontra con gli interessi del governo. Per questo negli ambienti giornalistici si ritiene che quanto accaduto vada sì nell’interesse del proprietario di B92, ma che questo interesse sia di non indispettire il potere.
Proteste
Le associazioni di giornalisti hanno criticato duramente la soppressione di “Utisak nedelje”, ed è già partita una raccolta firme per una petizione con cui si intende far tornare la trasmissione nel palinsesto di Tv B92.
L’Associazione dei giornalisti indipendenti della Serbia (NUNS) la settimana scorsa, alle 21, nella fascia oraria in cui la trasmissione della Bećković andava in onda, ha organizzato una protesta silenziosa davanti all’edificio di B92. Sette giorni dopo, il 6 ottobre, una protesta simile si è tenuta davanti al palazzo della TV belgradese “Studio B”. Dalla programmazione di questo canale televisivo infatti sono state recentemente soppresse tre trasmissioni che ospitavano punti di vista evidentemente non ortodossi.
I cambiamenti a “Studio B” sono partiti dall’amministrazione locale – che è la proprietaria dell’emittente – e al posto delle trasmissioni che sono state ritirate si sono introdotte delle trasmissioni in cui si parla soprattutto dei successi delle attività dell’amministrazione di Belgrado. Polemiche vi sono state in particolare in merito della trasmissione “Problem”, perché l’autore della stessa, Predrag Sarapa, si è ribellato pubblicamente contro la chiusura. Gli altri autori invece non si sono fatti sentire. Studio B è una tv di lunga tradizione e con un audience relativamente alto. Copre una zona molto più ampia della sola Belgrado, il che significa che può essere vista da milioni di spettatori.
L’Associazione dei giornalisti indipendenti della Serbia, nelle sue azioni seguite alla soppressione delle varie trasmissioni politiche, insiste soprattutto sul fatto che la tendenza a ritirare quei contenuti in cui si esprimono differenti punti di vista è una prassi molto pericolosa per la libertà di parola, e con ciò anche per lo sviluppo della democrazia.
NUNS ha emesso un comunicato con cui invita a lottare per diffondere la libertà dei media e con il quale chiede al potere esecutivo, in accordo con i suoi obblighi costituzionali e di legge, di creare le condizioni per il pluralismo dei media invece che sopprimerlo.
I giornalisti di NUNS inoltre segnalano che nella società serba sta scomparendo il dibattito pubblico e che le comunicazioni tra i circoli dirigenti e il pubblico si svolgono sempre più tramite conferenze stampa o comunicati ufficiali. Viene inoltre sottolineato come il giornalismo d’inchiesta sia sempre più raro come rare siano le domande "serie" poste durante le conferenze stampa e nelle interviste coi rappresentanti del governo. Insomma, si ha l’impressione che pian piano siano sempre più i politici e gli altri centri di potere a redigere la lista di domande che si possono fare e le rispettive risposte.
Attacchi ai giornalisti
Né le azioni messe in campo dalle associazioni dei giornalisti né il sostegno che agli stessi offre la debolissima e disorganizzata opposizione possono però in questo momento cambiare radicalmente l’attuale situazione sia mediatica che politica che regna in Serbia. Il governo tollera sempre di meno qualsiasi forma di critica nei suoi confronti, e con l’aumento della crisi economica e sociale questa tendenza non potrà che aumentare. Allo stesso tempo, Bruxelles e Washington sono soprattutto interessate a questioni politiche come il Kosovo e continueranno a relazionarsi con cautela nei confronti di Belgrado, almeno finché non raggiungeranno gli obiettivi che si sono poste in questo ambito.
Anche gli altri problemi di cui soffrono i giornalisti in Serbia, e che riguardano la loro sicurezza e il rispetto dei loro diritti, non vengono risolti. Le promesse di far chiarezza sugli omicidi dei giornalisti avvenuti durante gli anni Novanta, che le associazioni di categoria ritengono siano stati opera dello stato, ossia dell’allora regime di Slobodan Milošević, restano lettera morta. Non sono mai stati risolti nemmeno gli attacchi ai giornalisti verificatisi dopo la caduta di Milošević e polizia e gli altri organi del potere non sono in grado di garantire la sicurezza dei giornalisti.
Secondo i dati raccolti da NUNS nel solo 2014 vi sono stati ben 18 attacchi contro giornalisti. In nove casi si è trattato di aggressioni fisiche, in altri nove di minacce verbali e di attacchi alle proprietà.
NUNS segue in modo sistematico gli attacchi contro i giornalisti dal 2008. La maggior parte degli attacchi è stato registrato proprio in quell’anno, in totale 144. Durante il 2011 ce ne sono stati 80, nel 2012 31, e lo scorso anno 22.
"Questo database è una sorta di avvertimento alla società e allo stato sul fatto che non c’è stato di diritto e libertà finché i giornalisti sono minacciati… Abbiamo dei problemi anche con i processi giudiziari, persino in casi molto evidenti in cui si sa chi è l’aggressore. Nei tribunali in Serbia è prassi che gli aggressori prendano pene minime, cosa che evidentemente contribuisce agli attacchi”, afferma il presidente di NUNS Vukašin Obradović.