Media in Bulgaria: concentrazione proprietaria e scarsa trasparenza
La concentrazione della proprietà dei media e l’assenza di trasparenza negli assetti proprietari sono tra i principali ostacoli al pluralismo dell’informazione e alla libertà di stampa in Bulgaria. Un’intervista alla giurista Nelly Ognyanova
Per gran parte del 2014 ha attaversato l’Europa una campagna della società civile europea a sostegno della European Citizens Initiative on Media Pluralism . La Bulgaria è stato il primo paese europeo a raggiungere il numero richiesto di firme a sostegno dell’iniziativa che richiamava la necessità di una proposta legislativa affinché l’UE si dotasse di nuove regolamentazioni sulla trasparenza della proprietà dei media e per limitare le dimensioni dei grandi imperi mediatici. L’iniziativa ha raccolto un sostegno considerevole anche in Italia e Ungheria. Secondo l’esperta di legislazione in materia di media, Nelly Ognyanova, non c’è da sorprendersi se si considera il livello allarmante della concentrazione mediatica e le limitazioni della libertà di stampa in questi tre paesi.
L’assenza di trasparenza nella strutture proprietarie degli organi di informazione è spesso citata come una delle caratteristiche distintive dei media in Bulgaria, soprattutto negli ultimi anni. In che modo questo problema si riflette nel panorama mediatico bulgaro?
La diagnosi è chiara a tutti: ci sono legami non regolamentati tra media, denaro e potere, che producono limitazioni alla libertà di stampa e di espressione e un giornalismo servile. Così i media si ritirano dalla loro missione di informare le persone, trasformandosi piuttosto in uno strumento di competizione nella lotto politica per mettere all’angolo gli oppositori.
Non può esserci giornalismo professionale e responsabile se i cittadini non sanno chi è che sta parlando e se i media non sono responsabili per le informazioni scorrette e le manipolazioni mediatiche che a volte attuano. I cittadini bulgari non hanno idea di chi realmente possiede e controlla i media. L’origine del problema è il desiderio delle persone al potere di usare i media per i propri interessi politici ed economici, di intervenire nella loro gestione e di esercitare diverse forme di controllo sui contenuti. Questo avviene perché non c’è la volontà politica di prendere misure concrete per assicurare la trasparenza nella proprietà dei media.
Sono molte le modalità per aggirare la regolamentazione formale delle strutture proprietarie degli organi di informazione. E’ un segreto di Pulcinella in Bulgaria che Krasimir Georgev, ex agente dei servizi segreti comunisti e proprietario di diverse agenzie pubblicitarie, conservi forme di influenza su alcune televisioni e stazioni radio dove apparentemente lavora come mero "consulente". Un altro segreto pubblico è che Delyan Peevski, parlamentare del Movimento per i diritti e le libertà, un partito a maggioranza turca, controlla un gruppo editoriale attivo nel settore della carta stampata, mentre ufficialmente la proprietà risulta essere intestata alla madre del parlamentare.
Non è un segreto nemmeno che Tsvetan Vassilev, l’azionista di maggioranza dell’istituto di credito Corpbank è legato ad aziende che detengono diritti del digitale terrestre, aziende che sono registrate offshore. Altri proprietari dei media utilizzano aziende off-shore per fare in modo che la proprietà non venga chiaramente individuata.
Alcuni professionisti del mondo dell’informazione sostengono che sia importante conoscere non solo l’identità dei veri proprietari dei media, ma anche le fonti di finanziamento che raggiungono giornali, stazioni TV e media online. E’ d’accordo con questa affermazione?
Certo. Non basta sapere chi sono i proprietari dei media, ma è essenziale monitorare anche le fonti di finanziamento perché gli accordi finanziari possono aprire le porte all’esercizio del controllo sui contenuti. Secondo il registro delle proprietà dei media in Bulgaria, i quotidiani 24 Chasa (24 Ore) e Trud (Lavoro) sono di proprietà della giornalista Venelina Gocheva, ma di fatto sono alcune aziende – legate alla banca commerciale Corpbank – a finanziare le due testate. Questo caso di finanziamento indiretto, che è stato portato alla luce soltanto di recente, ha sicuramente influito sulla pubblicazione recente di alcuni articoli nei quali si elogiavano i dirigenti della banca e altre personalità ad essa vicine.
Era un segreto di Pulcinella che le televisioni TV7 e NEWS7 erano state fondate da Corpbank. Questa è una vicenda interessante perché per la seconda volta nella storia recente della Bulgaria abbiamo un nuovo partito politico, Bulgaria Senza Censura, che cresce e guadagna consensi partendo da una trasmissione televisiva, di cui ha lo stesso nome. Il conduttore di quel programma, Nikolay Barekov, che di conseguenza è anche il leader del partito politico, ha ripetutamente negato che il suo partito o TV7 fossero legate a Corpbank. Ciononostante è stato il direttore della banca, Tsvetan Vassiliev, a confermare l’esistenza di legami in interviste recenti. Ancora una volta, come nel caso di Krasimir Gergov, Vassiliev è consulente finanziario dell’azienda che formalmente è proprietaria di TV7.
I registri legali dai quali si deduce la proprietà dei media in Bulgaria si basano su dichiarazioni degli stessi proprietari. Nessuna istituzione ha sino ad ora intrapreso passi effettivi per verificare la veridicità di qualsiasi di questi “segreti di pulcinella” che ho nominato poc’anzi. Ma questi ultimi dimostrano di essere veri ogni qualvolta emerga un conflitto tra proprietari o nel caso di un passaggio di proprietà.
Allo stesso tempo vi sono media che sono stati sanzionati per pubblicazioni nelle quali gli autori non sono riusciti a sostanziare le congetture in merito ai proprietari occulti dei media. La Deutsche Welle ha pubblicato numerosi articoli del genere nel 2013 per poi annunciare che interrompeva i contratti di due corrispondenti in Bulgaria per “violazione di standard giornalistici”. E’ stato solo di recente che Tsvetan Vassiliev ha ammesso in una delle ultime interviste rilasciate che “vi sono una serie di aziende di cui si serve Corpbank i cui proprietari sono solo nominali. E il proprietario effettivo non è identificabile”.
Il gruppo editoriale News Bulgarian Media Group Holding di Irena Krasteva molti anni fa ha acquistato numerosi media della carta stampata ed elettronici. Quale l’effetto di questa concentrazione di media nelle mani di un solo individuo o di un piccolo gruppo di individui?
La concentrazione della proprietà dei media è uno dei principali ostacoli al pluralismo e una delle principali cause della limitazione della libertà di stampa. Secondo la legge bulgara le concentrazioni dei media rientrano sotto la legge sulla concorrenza e l’organismo di controllo è la Commissione per la difesa della concorrenza. La legge sui media pone invece solo un principio generale secondo il quale la concessione di licenze ai media non deve avvenire in violazione della legge sulla concorrenza. Sfortunatamente limitarsi esclusivamente a questa previsione generale nella legge sulla radio e la televisione si è rivelato inadeguato.
Altri paesi Ue hanno adottato una legislazione specifica mirata a impedire e limitare le concentrazioni nel campo dei media e quindi la questione viene gestita separatamente rispetto ad altre tipologie di aziende.
Concludendo, vi sono due ostacoli principali per avere una riduzione della concentrazione dei media in Bulgaria: la non-trasparenza nella proprietà, che rende impossibile capire con accuratezza le influenze nel campo dei media; l’assenza di una legislazione specifica che regola la concentrazione nel campo dei media. Nessuno di questi ostacoli può essere rimosso se non vi è la volontà politica di farlo.
La mancanza di trasparenza è dovuta ad ambiguità nelle previsioni legislative o ad altri motivi?
La normativa bulgara, in particolare la legge sulla radio e la televisione e quella sulla deposizione obbligatoria di membri della stampa obbligano alla consegna di dichiarazioni identificative dei proprietari dei media elettronici e stampati. Sono a disposizione registri pubblici in versione elettronica. Molti mesi fa è stata approvata una legge che impone restrizioni alle società off-shore. Oltre a questo i media sono obbligati, a richiesta, a fornire ulteriori informazioni, in conformità con le previsioni della Legge sull’accesso alle pubbliche informazioni.
Ma nonostante questi obblighi di trasparenza vi sono media di cui non si conosce la proprietà e di cui le informazioni fornite ufficialmente generano sospetti. Le norme sulla trasparenza vengono regolarmente trasgredite, senza che vi sia alcuna sanzione
All’apparenza quindi il problema riguarda l’applicazione delle norme esistenti, ma, se si guarda con attenzione, sono le stesse norme a creare problemi, in quanto gli strumenti previsti dalla legge per controllare e rivelare i veri proprietari dei media non sono efficaci. Le norme dovrebbero predisporre un meccanismo per un esame approfondito non solo degli assetti proprietari, ma delle origini dei flussi di finanziamento destinati ai media.
Quali passi è necessario compiere per affrontare il problema della concentrazione e della proprietà dei media in Bulgaria?
Le questioni importanti da affrontare sono: assicurare l’indipendenza degli organismi di monitoraggio e controllo, sia dalla politica che dagli interessi privati; l’imposizione del divieto di nomina di oligarchi dei media a posizioni di alto livello nell’amministrazione pubblica; l’introduzione di sistemi di monitoraggio regolare e la promozione di modello di business sostenibile per i media indipendenti e il servizio pubblico. L’obiettivo deve essere quello di evitare che singoli individui ottengano, attraverso il controllo proprietario, un’influenza esagerata sull’opinione pubblica e l’agenda politica degli organi di stampa.
I problemi che affliggono il settore dei media possono essere risolti attraverso emendamenti alle leggi esistenti o è necessaria la predisposizione di una nuova legge?
Sempre più persone in Bulgaria discutono della necessità di una legge sui media completamente nuova che includa regole condivise sia per la carta stampata che per i media digitali, e che offra soluzioni ai problemi di cui abbiamo discusso.
L’esperienza di altri paesi ha dimostrato che la concentrazione dei media è regolamentata meglio laddove esiste un organismo che regola la concorrenza, come in Norvegia. Il monitoraggio è importante anche nella fase post-concentrazione al fine di evitare che singoli individui acquisiscano troppo controllo. Il focus dovrebbe tuttavia essere sulla valutazione e prevenzione anche durante le fasi del consolidamento di imprese mediatiche, e non soltanto in risposta a prospettive di fusione ed acquisizioni. Si tratta di misure che devono essere introdotte per legge.
Se c’è la volontà politica, i media possono trovarsi ad operare in un quadro legale adeguato. In poche parole, lo sviluppo di media liberi e democratici è anche funzione della volontà del Parlamento bulgaro e della sua spinta verso la democrazia.
In questo processo qual è il ruolo degli stessi organi di informazione?
L’autoregolamentazione gioca un ruolo importante nella definizione degli standard per la libertà e il pluralismo. Le associazioni dei giornalisti sono un fattore chiave per l’adozione di un orizzonte legale adeguato e per la protezione della libertà e del pluralismo. Ma alcune questioni non possono essere risolte senza l’intervento della politica e del governo. I codici di condotta etici non possono costitute uno strumento per prevenire le concentrazioni proprietarie nel domino dei media, e men che meno per ridurre il numero e la portata delle concentrazioni già in atto.
La Commissione europea ha avvertito che la concentrazione mediatica può portare ad uno squilibrio nel meccanismo di autoregolamentazione del mercato dei media a favore dei grandi player. Un processo simile è già osservabile in Bulgaria.
E’ altrettanto importante richiamare le conclusioni di uno studio condotto dalla Open Society Foundation/Bulgaria secondo cui lo stato dei media in un paese è strettamente connesso allo stato dell’educazione, piuttosto che al livello di democrazia e alla qualità della vita. E’ per questa ragione che la battaglia per la libertà e l’indipendenza dei media non si risolve in un singolo atto, che sia legislativo o di altra natura, ma è un processo continuo che ha come obiettivo non solo lo sviluppo di un giornalismo professionale e responsabile, ma anche di un pubblico libero e consapevole.