Oana Cătălina Chiţu e il tango di Bucarest

Dai dischi del padre e dello zio ha potuto conoscere la meravigliosa Bucarest degli anni ’30 che si muoveva al ritmo del tango. Ed ora, partendo dai teatri di Berlino, la cantante Oana Cătălinaha ripropone con passione i tanghi dei tempi che furono

31/10/2014, Gianluca Grossi -

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Oana Cătălina Chiţu

Bucarest ha perso gran parte del fascino che aveva verso la metà degli anni Trenta del secolo scorso, quando veniva chiamata la Parigi d’Oriente. Le strade principali assomigliavano a eleganti boulevard parigini e nei caffè, fra gli aromi di leccornie tipiche della Grande Valacchia, si respirava un’aria cosmopolita, con un collettivo desiderio di crescita e voglia di relazionarsi con culture lontane dell’est e dell’ovest.

Letteratura, storia, musica, erano appannaggio del grande pubblico e non solo di pochi membri dell’intellighenzia del paese. Fu merito di validi artisti come Cristian Vasile (soprannominato "l’ultimo troubadour"), Titi Botez (stella del Teatrul Carabus), Dorel Livianu (portavoce della cultura ebraica), Petre Alexandru, o lo "zingaro" Zavaidoc, gigante musicale del periodo interbellico. Avevano la musica nel sangue, ma non era un sound qualunque: era soprattutto tango.

A Bucarest suona strano, perché, di fatto, nessuno può immaginare che decenni fa anche in Romania si proponesse per bar, stamberghe e teatri di classe, un genere così distante dai paradigmi pentagrammati dell’est europeo, con orchestre di prestigio e primattori di gran talento.

Poi le cose sono drasticamente cambiate. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, il tramonto della monarchia di Michele I e l’affiancamento ideologico-politico al regime sovietico.

Gli antichi fasti ritornano

Ma oggi c’è ancora chi non può fare a meno di tornare a respirare gli antichi fasti della capitale romena: è Oana Cătălina Chiţu, suadente e potente voce dell’est, atteggiamento statuario e portamento da grande diva (qui in un’esuberante performance).

Humulesti è il piccolo centro che le ha dato i natali, fra Bacău e Suceava. E’ qui che si avvicina alla musica, cantando presso la chiesa di San Giorgio, strimpellando la chitarra e insegnando musica ai più piccini. Nessuno, forse, più di lei, sa oggi raccontare a suon di versi e note come si viveva a Bucarest a cavallo fra le due guerre mondiali, e soprattutto cosa significasse fare musica a quei tempi.

"Cambiò tutto con la fine del secondo conflitto mondiale, quando i vecchi generi musicali vennero messi al bando", racconta Oana Cătălina, con una punta di amarezza, "ma io per fortuna ho avuto modo di conoscere a fondo l’esuberanza artistica di quel periodo, e quindi di preservarla nel mio immaginario, anche grazie ai suggerimenti di mio padre e mio zio". Entrambi erano appassionati di una delle più grandi interpreti del tango di Bucarest: Maria Tanase.

La figlia del fioraio

Nata a Bucarest nel 1913, Maria Tanase era figlia di un fioraio innamorato della musica tradizionale romena. Spinse la figlia a cantare e lei non se lo fece ripetere due volte: nel 1938, dopo aver trascorso anni a proporre in modo più o meno professionale tanghi, folk song, musiche sgangherate dei sobborghi, spesso accompagnata da superlativi ma sconosciutissimi musicisti rom, incise il suo primo disco per la Società Romena Radiofonica. Nello stesso anno, a Parigi, con Constantin Brancusi, partecipò all’Esposizione Mondiale: il suo nome entrò di filata nel gotha della musica popolare romena, tanto che, lo scorso anno, in occasione del centenario della nascita, Google Romania le ha dedicato un doodle personalizzato. "Mio padre tornava a casa dal lavoro canticchiando le sue canzoni e mio zio aveva un negozio di antiquariato non lontano dalla stazione", precisa Oana Cătălina. "Ebbi modo di ascoltare dischi in grado di evocare atmosfere uniche, 78 giri di Maria Tanase e di tanti altri artisti del suo calibro".

Oana Cătălina non rimane a lungo in Romania e sul finire degli anni Ottanta, in concomitanza con la caduta del Muro e del regime di Ceaușescu, migra in Germania. L’accoglie la febbricitante Berlino, da sempre attenta alle musiche provenienti dall’est. Frequenta una scuola di musica a Kreuzberg, sobborgo berlinese storicamente legato alla cultura punk e in generale ai più avanguardistici movimenti d’arte (è qui che i Depeche Mode hanno girato il video del brano "Everything Counts", nel 1983).

Si sposta poi a Schoneberg, altro quartiere berlinese, dove prende lezioni di canto e di piano. Incontra Eiko Horikoshi Atalay, talentuoso musicista berlinese e, poco dopo, la cantante soprano Verena Rein. Nel 2000 è la volta del fisarmonicista serbo Dejan Jovanovic, col quale fonda il suo primo ensemble musicale: i Romenca group. Suonano insieme in Germania, Romania, Austria, e Serbia. Nel 2002 lavora anche come insegnante di canto presso la "Zukunftsmusik", la scuola di musica per bimbi rom e sinti.

Fantasmi

Ma il fantasma di Maria torna presto a stuzzicarla e con esso quello di Zavaidoc, Vasile, ma anche di figure meno "ortodosse" come Jena Moscopol, migrato in Usa nel 1945, epigono della cosiddetta "musica usoara" (in pratica l’easy listening romeno).

"Fu per via di uno scritto pubblicato in Romania da Mircea Cărtărescu (autore postmoderno tradotto in Italia da Voland) che mi si riaccese la scintilla per tutto ciò che ebbe a che vedere con il tango di Bucarest", rivela l’artista, ormai adottata dalla capitale tedesca. "Cărtărescu parlava della bellissima ragazza zingara, Zaraza, e dell’eterna rivalità fra Cristian Vasile e Zavaidoc. Tutto, in un attimo, mi riportò ai miei passati amori musicali".

"Zaraza" era anche una bellissima canzone cantata da Vasile, ispirata a un brano originale uruguaiano composto nel 1929 da Benjamin Alfonso Tagle Lara, vincitore del Concurso del Disco Nacional di Montevideo (qui interpretata dalla stessa Oana Cătălina). Il testo è opera di Nicolae Kiritescu, che ha mantenuto alcuni passaggi in castigliano. Nel suo volume di racconti De ce iubim femeile (Perché amiamo le donne), Cărtărescu dice che "un giorno Zaraza morì e la canzone in suo onore divenne di lì a poco la ‘Lili Marlene’ di Bucarest, cantata nei bar, nei rifugi antiaerei, nelle trincee".

Tango Bukarester

Arriva il 2007 e Oana Cătălina, con il sostegno dell’Istituto culturale romeno di Berlino, porta a termine le sue prime performance musicali nei principali teatri della capitale tedesca. "Tango Bukarester", questo il nome dello spettacolo, coinvolge il popolo romeno e tedesco, ma anche molti appassionati di tango provenienti da altri paesi europei, increduli di fronte all’enorme bagaglio musicale made in Romania. Per i critici Oana è un’eclettica musicista che "rende giustizia alla Tanase e ai tanghi dei tempi che furono, con arrangiamenti originali in grado di arricchire lo spirito tradizionale".

Il disco esce nel 2013 per la fresca e lungimirante Asphalt Tango Records (di cui abbiamo trattato nei mesi scorsi Cigdem Aslan e Fanfare Ciocarlia). Si intitola Divine, Romanian songs from the repertoire of Maria Tanase. Sono dodici canzoni d’amore, intrise di jazz, swing, musica sinti e, naturalmente, tango. Bellissimo l’esempio fornito da "Daca nu te cunosteam", la quinta traccia, che qui possiamo assaporare in tutto il suo splendore. 

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