Markaris, epilogo della Trilogia della crisi

Chi sono i misteriosi "Greci degli anni ’50" che compiono omicidi da Atene a Kalamata? Una nuova sfida per il commissario Kostas Charitos, il popolare personaggio dei romanzi noir dello scrittore Petros Markaris che chiude con questo libro la sua "Trilogia della crisi greca"

19/11/2014, Gilda Lyghounis -

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Petros Markaris (wikipedia )

Chi sono i misteriosi ‘Greci degli anni ’50"? E perché per uccidere da Atene a Kalamata, nella Grecia sconvolta dalla crisi, impugnano un vecchio fucile Smith & Wesson, usato un tempo sia dalle forze governative di destra appoggiate dagli angloamericani, sia dai partigiani di sinistra nella guerra civile che insanguinò il Paese fra il 1945 e il 1950?

E’ il dilemma che tormenta il commissario Kostas Charitos, il protagonista di tanti romanzi del popolare giallista Petros Markaris, che ha voluto aggiungere questo volume con l’eloquente titolo Titoli di coda. Epilogo (in corso di traduzione in Italia da Bompiani) alla sua ‘Trilogia della crisi’.

Un dilemma non da poco, perché questi "Greci degli anni ’50", a meno che non abbiano scelto questa sigla per fuorviare le indagini, devono essere una banda di agguerriti e rancorosi ultraottantenni che nell’infuocata estate del 2014 non ammazzano loro coetanei, ma uomini dai trenta ai cinquant’anni nel pieno delle loro forze.

A cominciare dal dirigente di un Frontistirion, le scuole private che da decenni impartiscono lezioni private, a caro prezzo, ai ragazzi che ambiscono a superare i difficili esami di ammissione alle università, in Grecia a numero chiuso.

Il volantino di rivendicazione dell’omicidio sembra arrivare dal passato remoto: "Noi i nostri figli li abbiamo fatti studiare con sangue e sacrifici. Allora esistevano però scuole vere. Oggi le scuole non esistono più e i ragazzi imparano a leggere e a scrivere nei frontistiria. Genitori poveri, come eravamo noi, pagano soldi che non hanno, per iscrivere i propri figli in queste scuole pomeridiane private e farli così entrare all’università. I frontistiria sono l’inizio di un percorso di vita fatto di lauree, pezzi di carta, raccomandazioni per trovare un lavoro e scambi di favori. Chiediamo che le scuole pubbliche diventino scuole vere e che i frontistiria smettano di lucrare". E cosi via a ogni nuovo assassinio.

Un certo Vranas, ufficialmente disoccupato, viene trovato ucciso nella sua macchina, una confortevole Ford Laguna: il volantino continua la requisitoria contro i mali della Grecia odierna: "Indossa una maglietta firmata Ralph Lauren, pantaloni Armani, mocassini Gucci. Guida una Ford Laguna. Prima domanda: cosa avevano di male i tessuti Tria Delta e le scarpe Sevastaki [vecchie marche elleniche doc ormai fuori mercato, ndr] che le avete buttate via per indossare capi targati Armani e Gucci? Seconda domanda: come può un disoccupato vestirsi così e guidare una Ford Laguna? Ricominciate le indagini da capo, ma questa volta fatele bene. Firmato: i Greci degli anni ’50".

Markaris impugna il bisturi e lo affonda nelle magagne del suo Paese. “Ho il dovere di far sì che i greci si pongano domande, per cercare di capire perché siamo finiti in questo baratro sociale”, ha dichiarato in un recente incontro all’Istituto italiano di cultura di Atene all’uscita di quello che lui definisce l’ultimo e definitivo suo libro sulla crisi “poi mi occupero di altro”. Rabbia? Disillusione?

“Io la penso come quel francese che diceva che l’ottimismo è mancanza di informazioni. Dunque non sono un ottimista ideologico. Ma sarò sempre pronto a combattere, a spendermi, se si combatte davvero”.

Nel suo addio alla propria ‘Trilogia sulla crisi’, Markaris combatte anche – ma non solo – puntando il dito in questo suo Epilogo sull’ascesa che sembra irrefrenabile di Alba dorata, il partito neonazista risultato terza forza del Paese alle ultime elezioni, nonostante siano conclusi col verdetto di colpevolezza i processi contro i suoi capi.

Un’ascesa che equivale a un sintomo di una società malata. Markaris fa cadere, nel primo capitolo del romanzo (per Markaris il genere noir discende direttamente dalla grande narrativa del romanzo a sfondo sociale, e a questo proposito cita i Miserabili di Victor Hugo), la bella Katerina, di professione avvocato difensore degli immigrati malmenati dai neonazisti di Alba Dorata, nonché figlia del commissario Charitos, vittima di un pestaggio da parte di nerboruti giovani con la svastica che spicca sulle loro magliette nere.

Un agguato teso a Katerina davanti al Tribunale di Atene, proprio nel giorno in cui doveva presenziare al processo che avrebbe dovuto indagare sulle minacce e sui danni subiti da tre suoi clienti africani. “La cosa peggiore è che mi hanno aggredita davanti ai passanti e nessuno si è fermato!" racconta Katerina ancora stesa a terra con la testa sanguinante, al padre accorso in tutta fretta. Altrettanto indifferente è il poliziotto di guardia al Tribunale: "Non ho visto niente".

Sarà utile qui ricordare che alle ultime elezioni politiche elleniche, che hanno visto Alba dorata confermarsi terzo partito, i poliziotti ateniesi, i reali colleghi del commissario Charitos, hanno votato nell’impressionante percentuale di uno su due proprio il partito neonazista, che non accenna a vedere diminuire il proprio fascino fra moltissimi greci anche negli ultimi sondaggi fatti in vista di eventuali elezioni anticipate a marzo 2015, quando il Parlamento voterà per il nuovo Presidente della Repubblica.

Forse a vincere alle prossime urne sarà Syriza, il partito della sinistra che vuole sì la Grecia nell’euro, ma fuori dalle imposizioni di tagli agli stipendi e alle pensioni volute dalla troika, formata dai rappresentanti della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale. Ma i neonazisti rimarranno con il loro 10% circa fra i seggi della Boule (il parlamento di Atene) e fra le vie delle città greche, con le loro azioni razziste e la loro propaganda ultranazionalista condotta anche fuori delle scuole.

Ai lettori di Epilogo scoprire se i misteriosi "Greci degli anni ’50" hanno qualcosa da spartire con Alba Dorata o se la loro sigla allude ad altro. Markaris lancia un suggerimento a questo rompicapo con una citazione dell’antico retore ateniese Isocrate, del IV secolo a.C.: “Chiamiamo Elleni non coloro accomunati dall’origine, dal ghenos, ma coloro che condividono la nostra cultura”. Buona lettura.

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