Diaspore in Italia: il Natale romeno
I regali del Vecchio Nicola, la tradizione del digiuno, i canti tradizionali. La comunità romena in Italia sente molto le festività legate al Natale. Una rassegna
Canti, presepi itineranti, Mos Nicolae, colinde, sarmale, “Irod-ul “e “Viflaim-ul”. Le tradizioni del Natale romeno ogni anno risuonano da inizio dicembre fino al 6 gennaio. A renderle ogni anno vive non sono però solo i cittadini che non hanno lasciato la Romania ma anche coloro che per lavoro, studio o per stare con la loro famiglia vivono all’estero.
Un esempio di tradizioni difese e tramandate è quello della diaspora romena in Italia, la più grande nel nostro paese per numero di cittadini, oltre un milione e mezzo, che ogni anno rievocano le usanze tipiche romene portandole nelle piazze e nelle strade dei centri d’Italia. Dall’inizio di dicembre e in particolare dal 6 dicembre, giorno del “Vecchio Nicola” (Mos Nicolae) fino al Natale ortodosso i romeni d’Italia praticano le loro tradizioni, anche grazie all’aiuto delle associazioni in cui si riuniscono, dell’ambasciata romena in Italia e della chiesa ortodossa.
Per molti, anche bambini – anche se ormai più italiani che romeni per vita vissuta – è Mos Nicolae a rappresentare il giorno dei doni. E’ l’equivalente del nostro Babbo Natale che, assieme al Santa Claus anglosassone (termine che deriva dall’olandese Sinterkloos) è legato alla figura storica di San Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, città situata nell’odierna Turchia). Su quest’ultimo si narrano storie e leggende: una di queste, quella secondo cui schiaffeggiò l’eretico Ario durante il Concilio Ecumenico di Nicea nel 325, ne fa derivare la tradizione secondo cui la notte del 5 dicembre ai bambini romeni disobbedienti e pigri Mos Nicolae porterà un’asta come monito, mentre a quelli rispettosi e obbedienti i regali (di solito dolci o giocattoli). Una tradizione che in qualche modo sopravvisse anche al periodo comunista, quando nella Romania atea, Babbo Natale e San Nicola vennero ribattezzati “Babbo Gelo”. E quest’anno in diverse parti d’Italia si è voluto ricordare il Santo, in particolare a Bari, dove San Nicola è anche il patrono.
Nostalgia delle tradizioni
“Una volta all’anno nei romeni che abitano in Italia cresce una nostalgia che nemmeno le meraviglie di questo Paese riescono a placare: sono le tradizioni collegate alle feste invernali romene – ha confermato l’ambasciatrice Dana Constantinescu, presente a molte delle celebrazioni e degli eventi di dicembre – l’emozione della prima nevicata, l’entusiasmo che riscalda corpo e spirito del poter passeggiare a bassissime temperature, i pupazzi di neve, i canti natalizi che risuonano da ogni parte, in strada, alla tv, le ricette ereditate dalle proprie nonne per le feste, le porzioni esagerate, le visite agli amici. Se per i romeni che abitano nelle regioni del nord Italia, il cui meteo si avvicina di più al clima romeno, le cose sono più facili, per quelli che abitano al centro e al sud, la nostalgia è un nemico temibile. Ecco spiegata la ragione per cui i romeni del Lazio ci tengono ad ogni costo a ricreare queste atmosfere con ogni mezzo, malgrado l’ambiente mediterraneo, così contrastante”.
“Chi non riesce a tornare in Romania in questa occasione ritrova questa magia all’interno delle associazioni di romeni, della chiesa ortodossa e delle scuole italiane che organizzano i corsi LCCR (Corsi lingua, cultura e civiltà romena, ndr), ambienti nei quali le tradizioni degli inverni romeni sono perpetuate da un anno all’altro, da una generazione all’altra – ha aggiunto l’ambasciatrice – e poi la gioia di ricevere un regalo o la minaccia di qualche simbolica punizione per i bambini rappresentano forti motivazioni per il rispetto delle regole e il ‘Vecchio Nicola’ o la Befana sono quelli che, nell’immaginario dei bimbi, premiano o meno i loro comportamenti. Certo, assieme all’aumentare della prosperità ed agli stimoli del consumismo, il ‘Vecchio’ diventa sempre più generoso”.
Gli eventi in Italia
Parole che rispecchiano il sentore della comunità romena in Italia dove da inizio dicembre si sono susseguiti e si susseguiranno moltissimi eventi natalizi in tutta la Penisola, il concerto dei cantori Corul Symbol, della parrocchia di "Botezul Domnului " di Fonte Nuova che hanno intonato le colinde, oppure il Coro “Sfântul Dionisie Exiguul” della Chiesa ortodossa in Italia (qui in un concerto natalizio nel 2013). E ancora i concerti che si terranno a Roma il 14 e il 21 dicembre , rispettivamente alla chiesa di San Vitale e alla Basilica di Santa Cecilia in Trastevere.
E nei centri dove la diaspora è più numerosa si svolgeranno anche i tipici presepi viventi itineranti come gli “Irod-ul “e “Viflaim-ul” (nomi carichi di significati per tutti i cristiani, che derivano da Erode e Betlemme) nei quali si narrano le vicende bibliche dell’uccisione dei bambini e della nascita di Gesù Cristo. E poi la veglia di Capodanno e la mattina dopo risuoneranno le “colinde” – i canti natalizi romeni. Cortei di maschere che si muovono al suono di campane e campanelli, di fruste e tamburi, con i cavalli addobbati a festa ed i buoi che portano sulle corna asciugamani ricamati a mano e ciambelle e trascinano aratri, simboli di fertilità e speranza.
Se per i bambini la tradizione viene rispettata con i regali del “Vecchio Nicola”, che si uniscono alle tradizioni del Natale italiano, raddoppiando di fatto i doni, per i grandi invece, il fattore di equilibrio, sia fisico che spirituale, è rappresentato dall’autoimposizione: il digiuno, uno dei cardini della religione ortodossa. Lo ha spiegato la stessa ambasciatrice che ha voluto poi aggiungere che una volta concluso il digiuno, anche la gastronomia rientra a pieno titolo tra le tradizioni più amate: “Le ‘sarmale’ nazionali, quei saporitissimi involtini di carne e riso in foglie di verza, le salsicce, i particolari insaccati, un vero brand del paese, una specie di ‘Made in Romania’. Solo pochi anni fa questi prodotti si potevano trovare solo nei negozi con specialità romene. Ultimamente invece hanno fatto la loro apparizione anche sui ripiani dei supermercati italiani diventando alla portata anche dei consumatori italiani. Allo stesso tempo questo rappresenta un chiaro indicatore della forte presenza dei romeni in tutta la penisola”.
E uno dei momenti ufficiali che si affiancherà alle tante giornate di festeggiamenti in piazza sarà la Giornata a porte aperte organizzata dall’Ambasciata di Romania a Roma il 18 dicembre “quando romeni ed italiani potranno venire a cantare o ascoltare i canti tradizionali e apprezzare la bellezza dei costumi nazionali romeni”.