Rifugiati in Grecia: la tragedia siriana in piazza Syntagma

Da più di 15 giorni 300 rifugiati siriani stanno accampati di fronte al parlamento greco, in piazza Syntagma. Denunciano condizioni di vita drammatiche. Un reportage dal cuore di un dramma post-moderno

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Una famiglia di migranti, poco dopo aver passato il confine tra Turchia e Grecia, Unhcr

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 6 dicembre 2014)

Due settimane di proteste, 12 giorni di sciopero della fame, 17 persone ospedalizzate e più di 300 persone sedute, giorno e notte, in piazza Syntagma, di fronte al Parlamento greco. Ecco il bilancio provvisorio del grande movimento di protesta avviato a metà novembre da alcuni rifugiati siriani per denunciare l’inazione delle autorità rispetto alla loro drammatica situazione.

“La maggior parte di loro è venuta per mare. Hanno rischiato la vita per arrivare sino a qui ma purtroppo hanno trovato l’inferno”, denuncia un rifugiato siriano che vive in Grecia da qualche anno, riferendosi alla sorte dei compatrioti arrivati da poco. “Sono stati immediatamente arrestati e si sono ritrovati in mano solo una carta che ne sospendeva l’espulsione per sei mesi”.

Dopo la chiusura dello stretto passaggio terrestre che lega la Grecia alla Turchia sono riprese le rischiose attraversate del mare Egeo.

E’ da più di quattro anni che la Siria è sprofondata nella violenza estrema. La Grecia risente pesantemente dei suoi effetti in particolare dalla fine dell’estate. Solo in ottobre, è stato registrato l’ingresso su territorio ellenico di 5000 rifugiati siriani, la maggior parte dei quali arrivati via mare.

Se la cifra può sembrare rilevante, resta minima rispetto all’ampiezza della crisi umanitaria che ha colpito la Siria. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) 6,5 milioni di siriani, cioè la metà della popolazione, sono “sfollati interni” ed altri 4 milioni avrebbero trovato asilo nei paesi vicini. Turchia e Libia, da parte loro, hanno accolto quasi 2,1 milioni di rifugiati. Mentre sarebbero “solo” 150.000 i rifugiati siriani in Europa. Quasi la metà dei siriani che sono fuggiti dai combattimenti hanno meno di 18 anni.

“Siamo medici, ingegneri, avvocati, infermieri. Non vogliamo divenire un fardello per la Grecia. Se la Grecia non è in grado di coprire i nostri bisogni di base, che si accordino almeno con l’Ue per trovare una soluzione”, sottolinea A., sulla trentina, uno dei manifestanti di piazza Syntagma. “Famiglie intere, a volte con bambini, sono costretti a dormire nel parco Pedion tou Areos. Le condizioni sanitarie sono catastrofiche e estremamente pericolose per la loro salute”, si indigna.

I rifugiati siriani chiedono un alloggio e un aiuto per le loro necessità di base. Molti di loro confidano di essere pronti, se venissero alloggiati e i loro figli fatti entrare nelle scuole, a chiedere asilo in Grecia.

Una situazione politico-giuridica complessa

La situazione dei rifugiati siriani è divenuto oggetto di scontro politico tra il governo di Samaras e Syriza, principale partito d’opposizione. Il governo, in un comunicato ufficiale distribuito tra i rifugiati, si dice incapace di aiutarli sino a quando non depositano domanda di asilo presso gli uffici competenti, senza omettere di ricordare che in Grecia vi sono più di 1,5 milioni di disoccupati corrispondenti a più di un quarto della popolazione attiva. Alcuni esponenti politici vanno oltre e domandano lo sgombero dei rifugiati da piazza Syntagma perché “rovinano lo spirito natalizio.. e le attività commerciali”.

La loro situazione giuridica è però molto complessa. Anche se la maggior parte di loro non ha depositato domanda di asilo nella speranza di poterlo fare in qualche stato del nord Europa, non possono essere espulsi verso il loro paese d’origine ma allo stesso tempo non vengono regolarizzati. Rimangono solo in possesso di una lettera di sospensione dell’espulsione senza diritto a lavorare o a qualsiasi diritto sociale.

L’Unhcr, il Consiglio greco per i rifugiati e molte altre Ong sostengono che indipendentemente da qualsiasi domanda d’asilo la Grecia ha l’obbligo giuridico di offrire minime condizioni di accoglienza ai siriani che sono de facto dei rifugiati. Le Ong si dicono soddisfatte del sistema di valutazione di domande d’asilo che è stato messo in piedi da un anno a questa parte ma insistono sul fatto che la crisi economica non può servire costantemente da pretesto per l’assenza di una politica di integrazione a favore dei rifugiati.

Secondo il responsabile dell’ufficio Unhcr in Grecia il caso dei rifugiati siriani in Grecia pone alla discussione il tema della gestione europea dei flussi migratori. Le Ong denunciano inoltre la repressione sistematica di cui sono oggetto i migranti e la durata della detenzione nei centri di permanenza temporanea.

Come accade sovente nella Grecia in crisi sono spesso i volontari che, a scapito dei loro stessi problemi, organizzano la solidarietà al posto dello stato.

La solidarietà della sinistra greca

Il 24 novembre scorso, mentre i siriani erano in sciopero della fame, la manifestazione organizzata nel contesto della giornata mondiale contro la violenza alle donne è terminata davanti al loro accampamento, per dimostrare la solidarietà nei confronti di questi rifugiati. Questa manifestazione ha visto come particolari protagoniste le donne delle pulizie licenziate dal ministero dell’Economia, anche loro accampate da mesi davanti all’entrata del ministero, dall’altra parte della piazza.

Il 25 novembre, su iniziativa della Rete di sostegno sociale ai migranti e rifugiati è stato creato un ampio collettivo di sostegno ai manifestanti siriani. Quest’ultimo ha messo in atto una campagna di solidarietà concreta e multiforme: raccolgono e distribuiscono vestiti, forniscono cibo per i bambini e tutti gli altri che non stanno facendo lo sciopero della fame. Allo stesso tempo viene condotta una campagna d’informazione e mobilitazione a favore dei rifugiati. Il messaggio dei siriani è inequivocabile: “Siamo rifugiati di guerra, non vogliamo essere un peso per la società greca e se volete vederci partire sappiate che non domandiamo di meglio”.

Durante lo sciopero generale dello scorso 27 novembre, dopo che i siriani si sono aggiunti al corteo sindacale, i rifugiati hanno preso la parola, chiedendo ai greci di sostenere le loro rivendicazioni. Queste ultime sono state presentate ai media il giorno successivo, in piazza Syntagma, durante una conferenza stampa dove sono intervenuti i rappresentanti dei rifugiati siriani e rappresentanti di movimenti antirazzisti, partiti politici di sinistra e Ong.

Centinaia di persone hanno poi sfilato il 30 novembre ad Atene in modo che le rivendicazioni dei siriani potessero essere maggiormente diffuse. Seguiranno altre manifestazioni, distribuzione di vestiti e cibo, conferenze stampa e assemblee generali. Per quanto tempo ancora?

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