Romania: la piaga dell’evasione fiscale
Quasi un terzo dei lavoratori rumeni lavora in nero ed emergono reti fraudolente sempre più specializzate nel nascondere al fisco ingenti capitali. Una rassegna
(Articolo pubblicato originariamente su Les Nouvelles de Roumanie)
Si va dal ragazzo che lavora in nero alle reti della criminalità finanziaria: l’evasione fiscale fiorisce in Romania privando le casse dello stato di decine di miliardi di euro. Secondo il Comitato del Consiglio d’Europa contro il riciclaggio di denaro sporco l’economia sommersa rappresentava, nel 2013, il 28,4% del prodotto interno lordo rumeno, e cioè circa 40 miliardi di euro.
L’intera Unione europea perde tasse su circa 1000 miliardi d’euro all’anno per colpa dell’evasione fiscale, sottolinea il Parlamento europeo e Bulgaria e Romania sarebbero, in termini relativi, i paesi più colpiti dal fenomeno. Secondo l’economista Ionut Dumitru, presidente del Consiglio fiscale rumeno “l’evasione fiscale è in aumento in Romania e rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale”.
Le entrate mancate si traducono in ospedali fatiscenti, malati privati di cure o scuole senza acqua corrente dato che i fondi pubblici sono insufficienti a fornire risposte a questi bisogni fondamentali. “Sacrificare la salute e l’educazione di un popolo significa sacrificare il suo futuro”, sottolinea Dumitru.
Uno dei casi tra i più clamorosi emersi nel 2014 è relativo all’evasione di circa 24 milioni di euro nel campo del commercio di frutta e verdura. Sono stati inquisiti una trentina di cittadini turchi, giordani e rumeni, 12 dei quali arrestati, che avevano creato 58 aziende fantasma per sfuggire al pagamento dell’Iva (24%) su merci commerciate di un valore di 100 milioni di euro.
“In un altro caso 22 cittadini rumeni e cinesi hanno messo in pratica una catena fraudolenta formata da 15 società che effettuavano transazioni una successiva all’altra omettendo di dichiarare e pagare l’Iva. In questo caso la perdita fiscale per lo stato si è aggirata attorno ai 12 milioni di euro”, ricorda il vice-presidente della DGAF, Romeo Nicolae.
Colletti bianchi
I metodi per evadere le tasse si dimostrano sempre più sofisticati. Lo conferma Alina Bica, procuratrice capo dell’ufficio in carico di criminalità organizzata e t[]ismo (DIICOT): “Doppia contabilità, società fantasma utilizzate per 30-40 giorni e che poi finiscono nel nulla, riciclaggio di denaro proveniente da affari illeciti (…) constatiamo quotidianamente una sempre maggiore specializzazione di questi criminali dal colletto bianco”.
Il DIICOT ha portato davanti alla giustizia 659 persone e rilevato frodi fiscali per più di 200 milioni di euro nel solo 2013. A volte le frodi si originano all’interno delle stesse strutture che dovrebbero combatterle. L’ex responsabile del fisco Sorin Blenjar è stato portato a rispondere alla giustizia per due vicende legate a frode fiscale. E’ accusato di aver favorito l’attività di due reti specializzate in attività fraudolente legate alla vendita di prodotti petroliferi. La perdita per le casse dello stato supererebbe i 60 milioni di euro.
Un terzo dei lavoratori rumeni è in nero
La maggior parte dei casi di evasione però non sono così clamorosi. Mihai Iancu è operaio ed ha 31 anni. Lavora in nero per una ditta edile. Guadagna circa 380 euro al mese, cioè il salario medio in Romania, ma non gli vengono pagati i contributi e non vengono pagate le tasse dovute. Mihai sbarca il lunario aiutando poi i vicini a dipingere casa o a posare i pavimenti. “Ma non ho nessuna assicurazione medica e se il mio datore di lavoro decide di lasciarmi a casa non avrò diritto ad alcuna indennità di disoccupazione”, afferma preoccupato.
Secondo il Consiglio fiscale 1 milione e 450 persone in Romania lavoravano in nero nel 2012, una cifra equivalente al 23% del totale dei salariati. Il campo dell’edilizia è il settore dove il lavoro nero è più diffuso: il 60% di chi vi lavora non è in regola.
Le promesse di Bucarest di lotta all’evasione tardano a materializzarsi e intanto la Romania ha ottenuto un finanziamento dalla Banca mondiale di 70 milioni di euro per migliorare il settore della raccolta delle imposte e per dotare il fisco di un sistema informatico integrato.
Secondo Ionut Dumitru le istituzioni pubbliche dovrebbero iniziare con lo spendere i loro soldi in modo più trasparente e questo spingerebbe a suo avviso i contribuenti a pagare il dovuto. “Quando percepiscono la qualità desolante dei servizi sociali i cittadini si chiedono: perché pagare le imposte se non ho nulla come contropartita?”.