In Bulgaria l’aria più inquinata d’Europa
Migliaia di morti ogni anno, la maggior parte dei quali sono bambini. Il paese ha il primato in Europa per danni causati da polveri sottili. E il principale nemico sono le centrali a carbone
Lente, silenziose e invisibili, talmente piccole da poter penetrare ovunque: le polveri sottili sospese in aria ogni anno fanno migliaia di vittime in tutta Europa, molte delle quali sono bambini. Quando si parla di aria inquinata, la Bulgaria è la pecora nera dell’Unione europea, visto che il paese presenta il più alto tasso di inquinamento atmosferico (seguito da Polonia, Slovacchia e Italia), dovuto all’enorme concentrazione dei due principali tipi di particelle tossiche nell’aria, la PM2,5 e la PM10.
I dati, pubblicati lo scorso dicembre dall’Health and Environment Alliance (HEAL) – organizzazione europea non-profit che affronta temi legati all’impatto dell’ambiente sulla salute dei cittadini nell’Unione europea – hanno evidenziato, infatti, come la concentrazione di polveri sottili sospese in aria in Bulgaria vada oltre ai livelli minimi stabiliti dall’Ue e a quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Polveri sottili killer
Il particolato atmosferico, insieme di particelle solide e liquide generate da diversi processi di combustione, viene considerato oggi uno degli inquinanti più pericolosi delle aree urbane, perché capace – considerate le sue dimensioni – di insediarsi nelle zone più profonde del corpo, provocando in poco tempo patologie acute. Le particelle, infatti, hanno un diametro inferiore ai 10 µm (nel caso del particolato PM10) e agli 2,5 µm (PM2,5). Le polveri più fini, inferiori ai 2,5 micron, ossia a un quarto di centesimo di millimetro, sono dette polveri toraciche poiché in grado di penetrare profondamente nel torace, specie durante la respirazione per via orale.
Secondo l’American Thoracic Society, “ad alte concentrazioni di particolato lo sviluppo della funzione polmonare nei bambini viene ridotta”. L’esposizione a questo tipo di inquinanti è in grado di innescare, infatti, casi di asma, peggiorare una malattia respiratoria precedentemente esistente e provocare lo sviluppo o la progressione di malattie croniche, tra cui la BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva), l’enfisema e il cancro ai polmoni. Nel mondo, secondo la European COPD Coalition – il numero di decessi per BPCO sarebbe aumentato di più del 60% nel corso degli ultimi 20 anni.
Nel dettaglio le misurazioni chimiche hanno evidenziato che i livelli di PM2,5 e PM10 in Bulgaria superano di molto la media a livello europeo, come sottolineato nell’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria in Europa dell’Agenzia europea dell’ambiente, AEA (European Environmental Agency) i cui dati vengono aggiornati online grazie ad AirBase, database interattivo che tiene sotto controllo i livelli di concentrazione di diversi inquinanti sospesi in aria e prende provvedimenti in caso di gravi anomalie.
La concentrazione annua di PM2,5 e PM10 nell’aria bulgara è rispettivamente di 23 e 43 μg/m3, quindi vicino e superiore al valore limite stabilito dall’UE che è di 25 μg/m3 nel caso di PM2,5 e di 40 μg/m3 per il PM10. Di gran lunga superiore invece a quello raccomandato dall’OMS: di 10 μg/m3 per il PM2,5 e 20 μg/m3 per il PM10.
Il prezzo da pagare
Una delle principali cause dell’alta concentrazione di polveri sottili in Bulgaria sono le centrali a carbone che ogni anno emettono diverse migliaia di tonnellate di sostanze inquinanti nell’aria, rendendo la situazione sempre più critica. La centrale termica Maritsa Iztok, situata nel villaggio di Kovachevo, nel sud-ovest del paese, rappresenta il più grande complesso energetico, non solo nazionale, ma anche dell’Europa sud-orientale. Ed è considerata anche la centrale a carbone più inquinante d’Europa. Con le sue tre stazioni a lignite, Maritsa Iztok rilascia nell’aria notevoli quantità di particolato, diossido di zolfo e ossido di azoto, quest’ultimo protagonista nella formazione dell’ozono.
Altre sostanze pericolose emesse dalle ciminiere delle centrali elettriche a carbone sono metalli pesanti, come il mercurio, gli inquinanti organici persistenti (POP) come le diossine, e le sostanze chimiche policicliche aromatiche (IPA). Preoccupazione maggiore per la salute, in particolare quella dei bambini, nasce dalle grandi emissioni di mercurio, potente neurotossina che può danneggiare seriamente il cervello e il sistema nervoso in via di sviluppo, con conseguenze sul pensiero cognitivo, la memoria, l’attenzione e il linguaggio.
La pubblicazione The Unpaid Health Bill, How coal power plants make us sick indica che ogni anno in Europa ci sono circa 18.200 morti premature dovute all’aria inquinata emessa dalle centrali a carbone, 2.000 delle quali (si stima) riguardino la Bulgaria.
Recentemente è stata annunciata la chiusura provvisoria di una delle centrali elettriche a carbone, quella di Varna, situata nel nord-est del paese, la seconda più grande della Bulgaria, di proprietà della società energetica ceca CEZ. Le ragioni sono ovvie: causa il mancato rispetto delle norme ambientali stabilite dall’Unione europea la centrale non potrà riprendere la propria attività fino al fattivo adeguamento alle norme.