Macedonia: migrazione sud

Quelli che in passato erano, in Grecia, tipici lavori estivi per studenti sono oggi diventati, per molti macedoni, un modo per guadagnarsi da vivere. Un reportage

24/02/2015, Marija Mitevska -

Macedonia-migrazione-sud

Skiathos (Woodlet/flickr)

(Pubblicato originariamente da Balkan Insight il 4 dicembre 2014, titolo originale Macedonians Migrate South for Illegal Tourism Work)

Per la quinta lunga estate di fila, la piccola isola greca di Skiathos è la seconda casa di Aleksandar. Potrebbe essere una destinazione da sogno per molti giovani: il sole splende e le festa non finiscono mai; le persone sono sempre sorridenti e ogni problema sembra svanire.

Aleksandar, però, non è venuto per godere della bellezza dell’isola, ma per guadagnarsi qualcosa. Il suo “lavoro estivo” presso una società di autonoleggio è il modo che gli permette di mantenere la moglie e la loro bambina, che non ha ancora compiuto due anni, per l’intero anno. Il prezzo da pagare è quello di non vederle per mesi.

"È insopportabile essere separati dalla famiglia, soprattutto da mia figlia, costretta a crescere senza il padre", afferma tristemente, di fronte all’ufficio di autonoleggio in una stradina di Skiathos, la città principale dell’isola.

Aleksandar, 30 anni, è solo uno dei tanti macedoni che, da maggio ad ottobre, lasciano il paese di origine per lavorare in nero nel settore turistico in Grecia (come tutti i macedoni citati solo con il loro nome in questa storia, anche a lui è stato dato uno pseudonimo per proteggerne l’identità, dato che lavora illegalmente).

Una volta questi posti di lavoro erano prevalentemente occupati da studenti e da altri giovani che tentavano, accanto al divertimento in riva al mare, di guadagnare qualche soldo. Ma ora sono anche molti altri che si dirigono a sud per svolgerli.

Le statistiche ufficiali della Repubblica di Macedonia spiegano il perché di tutto ciò: il tasso ufficiale di disoccupazione, tra i più alti in Europa, sfiora qui il 28%. Mediamente, lo stipendio mensile netto è di circa 340 euro. Circa 270.000 persone, quasi la metà di tutti quelli che ricevono uno stipendio, guadagnano però meno di 200 euro al mese.

Una calamita per turisti e lavoratori

I macedoni costituiscono soltanto una fetta della forza lavoro straniera che contribuisce a mantenere in vita l’industria turistica della Grecia: un settore che è rimasto in positivo in mezzo alla profonda crisi economica del paese.

Immersa nel Mar Egeo, la piccola isola di Skiathos si riempie ogni estate di turisti attratti dalle decine di spiagge, dal verdeggiante paesaggio e dalle pittoresche stradine costeggianti file di case a schiera bianche con persiane blu. L’isola ha fatto anche da sfondo ad alcune scene del musical hollywoodiano “Mamma Mia”!

Durante l’estate dello scorso anno sono sbarcati a Skiathos, solo per via aerea, più di 119.000 turisti ed a questi vanno aggiunti i molti altri arrivati con il traghetto. Per un’isola di quasi 6.000 abitanti, vi è una forte richiesta di lavoratori che diano una mano durante la stagione turistica.

Aleksandar lavora presso la stessa società di noleggio auto dalla prima volta che è venuto a Skiathos. Tra giugno e agosto, in alta stagione, trascorre quotidianamente al lavoro tra le 10 e le 12 ore, senza giorno di riposo. Guadagna 800 € al mese, con cui deve anche pagarsi vitto ed alloggio.

Il suo stipendio è un po’ più alto del salario minimo ufficiale in Grecia, corrispondente a 683 € – anche se quest’ultimo è destinato a essere corrisposto a fronte di una settimana lavorativa di 40 ore. Aleksandar lavora quasi il doppio di quelle ore.

Ma la sua busta paga è decisamente molto meglio di qualsiasi cosa che avrebbe potuto guadagnare a casa: "Posso solo sognare di guadagnare così tanto in Macedonia", dice Aleksandar.

Negli ultimi anni è riuscito a trovare lavoro un’unica volta, a Skopje: guadagnava solo 170 euro al mese, in una piccola azienda.

Anche un altro macedone di Skopje, il 32enne Igor, lavora sempre a Skiathos in un’altra azienda di autonoleggio. Questo è il suo settimo anno di fila da lavoratore in nero sull’isola.

Come molti altri macedoni, che lavorano nel settore turistico greco, Igor e Aleksandar attribuiscono la colpa del loro status di “illegali” ai cattivi rapporti tra Atene e Skopje, che affondano le loro radici in una disputa decennale sull’uso del nome “Macedonia”. Essi credono che i datori di lavoro dell’isola non sarebbero in grado di ottenere un permesso regolare di lavoro per quelli come loro, perché lo stato greco discrimina i macedoni: "Non è giusto" dice Igor arrabbiato, sedendo con gli amici dopo il lavoro.

Gli esperti in materia di diritto del lavoro greco, tuttavia, dicono di non ritenere che i lavoratori macedoni vengano stigmatizzati quando si tratta della loro condizione lavorativa. I macedoni stanno lavorando illegalmente nel settore turistico perché, dicono, ottenere un permesso di lavoro per lavoratori extracomunitari (quindi cittadini di paesi ancora al di fuori dell’Unione europea) è un processo tanto lungo e complesso da spingere generalmente i datori di lavoro a non provarci nemmeno.

Ma non è difficile capire perché i lavoratori macedoni ritengono di essere discriminati.

Tensioni a lungo termine

La Grecia e la Macedonia sono ai ferri corti da quando quest’ultima ha votato di lasciare la Jugoslavia nel 1991. Poiché una regione del nord della Grecia si chiama Macedonia, Atene sostiene che l’uso da parte di Skopje del termine “Macedonia” per identificare il proprio Stato implichi una rivendicazione sul proprio territorio.

I greci sono, inoltre, arrabbiati perché Skopje rivendica a sé figure come Filippo di Macedonia e Alessandro Magno, storicamente considerati da parte ellenica essere parte della cultura greca.

La disputa ha raggiunto il culmine nel 2008, quando la Grecia ha bloccato l’adesione della Macedonia alla NATO. In seguito ha anche posto il proprio veto vietando alla Macedonia di aderire all’Unione europea fino a quando il problema del nome non sia stato definitivamente risolto.

I macedoni che si recano in Grecia sbattono contro le conseguenze pratiche di questa situazione di stallo.

La polizia di frontiera greca scansiona i passaporti macedoni, ma non li timbra, in quanto i documenti non sono ufficialmente riconosciuti da Atene. Invece, la polizia timbra un modulo a parte con i dati personali del titolare del passaporto.

Normalmente, poi, i macedoni possono vivere esperienze in prima persona sulla suscettibilità dei greci in merito al nome “Macedonia” oppure sulla lingua macedone. "Ci è stato proibito di parlare nella nostra lingua di fronte al nostro manager e si sono raccomandati che dobbiamo dire di venire da Skopje e non dalla Macedonia", dice Elena, 24 anni, originaria della cittadina di Makedonski Brod, ricordando il suo primo giorno da promoter di una discoteca sull’isola di Mykonos.

"Una volta il direttore ci ha sentiti parlare in macedone. Era molto arrabbiato e ci ha iniziato ad urlare contro. Dobbiamo stare molto attenti da allora", dice, seduta in un bar sulla spiaggia in una giornata di giugno.

Ma l’Associazione delle Aziende di Turismo Greche (SETE) sostiene che i macedoni siano nella stessa situazione giuridica degli altri lavoratori extracomunitari. E gli esperti affermano di non aver visto alcuna prova evidente del fatto che le ampie tensioni tra Atene e Skopje siano il motivo per il quale i macedoni finiscano a lavorare illegalmente nel settore turistico.

"La maggior parte dei lavoratori stranieri lavorano illegalmente in Grecia… perché è difficile ottenere un permesso di lavoro", dice Costas Papadimitriou, professore di Diritto presso l’Università di Atene.

Secondo il meccanismo ufficiale, spiega Papadimitriou, il datore di lavoro deve formalmente invitare una determinata persona (lavoratore extracomunitario) a far ingresso nel paese per motivi di lavoro e presentare una richiesta al fine di farle ottenere un permesso di lavoro dal ministero dell’Interno – un processo che può trascinarsi per mesi. "Molti datori di lavoro non vogliono seguire questa procedura, perché è troppo complessa. Così preferiscono impiegarli illegalmente", dice.

Zoran Kocovski, proprietario di Kouzon, un’agenzia macedone di collocamento per l’occupazione a breve termine all’estero, afferma che una volta era relativamente facile per i macedoni lavorare legalmente in Grecia. Ma dopo la crisi economica greca, iniziata nel 2010, dice, le autorità hanno reso più difficile ottenere i permessi ed hanno cercato così di incoraggiare i greci ad accettare di fare quei lavori che una volta venivano fatti dagli stranieri.

Kocovski sostiene che i due governi potrebbero trovare un accordo per legalizzare la situazione dei cittadini macedoni che lavorano in Grecia, anche senza risolvere i loro contrasti più grandi: "A prescindere dal contenzioso sul nome, le autorità macedoni potrebbero firmare un accordo bilaterale in materia di forza lavoro migrante con la Grecia", dice.

Il passaporto bulgaro è un grande bonus

In assenza di un tale accordo, i macedoni guardano con invidia i loro connazionali che sono riusciti ad entrare in possesso del passaporto di un paese dell’Unione europea.

Darko, un 41enne di Skopje, che lavora alla reception di un hotel a cinque stelle, ha lavorato illegalmente a Skiathos per tre anni, ma le cose sono cambiate dopo che ha ottenuto il passaporto bulgaro.

Negli ultimi anni, i macedoni sono stati in grado di ottenere passaporti bulgari in modo relativamente facile, sostenendo una loro discendenza bulgara. Molti macedoni, però, considerano quest’opzione come anti-patriottica, anche se potrebbe dare loro la cittadinanza dell’Unione europea.

Ora, ogni anno, durante i cinque mesi o più di lavoro a Skiathos, per Darko è previsto tutto: un appartamento, l’assicurazione sociale e sanitaria, ed un salario superiore a quello dei lavoratori stagionali con passaporto macedone. Lavora otto ore al giorno e guadagna 1400 € al mese. "Mi dispiace per tutti i macedoni che lavorano in Grecia e non possono ottenere tali benefici", dice Darko.

Come ogni altro lavoratore di un paese dell’Unione Europea, Darko gode, inoltre, di altri vantaggi, anche quando l’estate è finita. Se ha lavorato per più di un certo numero di giorni, riceve un sussidio di disoccupazione per il resto dell’anno.

Molti dei datori di lavoro di Skiathos si rifiutato di parlare dell’assunzione dei lavoratori macedoni. Ma Kusios Christos, che possiede un ristorante, un albergo ed un supermercato, spiega che le aziende non solo non assumono i lavoratori stranieri irregolari per contenere i costi ma anche perché caratteristica dei luoghi di vacanza è proprio quella di avere semplicemente bisogno di tutto l’aiuto possibile in alta stagione, in modo rapido. "Le destinazioni turistiche hanno sempre bisogno di qualche mano in più", dice, seduto nel suo ristorante, che dispone della piscina e di un campo da tennis.

Christos, che ha trascorso nel villaggio turistico più di 20 anni, scherza dicendo che è responsabile per l’arrivo di molti macedoni sull’isola, poiché avendo vissuto per un po’ a Skopje ha incoraggiato la gente a venire a Skiathos.

L’uomo afferma di aver assunto illegalmente macedoni in passato, quando ancora le sanzioni per l’impiego di lavoratori irregolari erano relativamente miti. Ma, dice, che ora la posta in gioco è ormai troppo alta. Anche ora ci sono macedoni che lavorano nel suo ristorante, ma si tratta soltanto di quelli in possesso di un passaporto di uno stato membro dell’UE, che solitamente è la Bulgaria.

"La legge greca per i lavoratori stagionali è molto restrittiva per chi viene a lavorare in Grecia da fuori dell’Ue e questo non vale solo per i macedoni ma anche per tutti gli altri", afferma Christos, chiacchierando in un fluente macedone. I datori di lavoro greci rischiano sanzioni molto salate se vengono sorpresi ad usufruire del lavoro di qualcuno illegalmente. I lavoratori stessi possono rischiare una multa, la detenzione o l’espulsione.

Tornare a casa

Per i lavoratori stagionali macedoni, tuttavia, vale la pena rischiare.

Sanno di guadagnare molto più di quanto riuscirebbero a fare a casa. Mentre lavorano molte ore senza i diritti né i benefici di cui godono i greci o gli altri cittadini dell’Ue, le loro condizioni sono molto migliori rispetto a quelle in cui si trovano altri migranti in Grecia, come ad esempio quelli che lavorano nel settore agricolo.

I lavoratori macedoni entrano Grecia come turisti, ma poi rimangono oltre il limite di 90 giorni consentito dalle norme comunitarie. Ciò significa che si trovano ad affrontare un altro rischio nel momento in cui devono rientrare a casa: devono attraversare il confine illegalmente, il cui costo organizzativo arriva attorno ai 300 euro.

Un 34enne di Skopje, che ha lavorato per otto anni come DJ a Skiathos, dice che un anno aveva fatto un accordo con un’agente di polizia in pensione, affinché lo aiutasse ad oltrepassare il confine. Ma gli amici della polizia di frontiera di quest’uomo non erano in servizio quel giorno per potergli far attraversare il confine, così hanno dovuto trovare un’altra soluzione.

"Siamo saliti su per la montagna, vicino al confine con la Macedonia… ero con una ragazza macedone. Abbiamo pensato che avremmo attraversato il confine con una macchina, ma l’uomo che aveva organizzato le cose si è presentato con un trattore. Quello era il nostro mezzo di trasporto", racconta.

"Abbiamo oltrepassato la montagna mentre pioveva – bagnati ma felici di essere di nuovo nel nostro paese", ricorda.

Un’altra volta, dice, si è invece nascosto in un camion con tre amici. Un’altra volta ancora, ha attraversato il confine a piedi senza venire notato dalla polizia di frontiera.

Un altro uomo di Skopje, Zoran, che ha trascorso nove estati lavorando in una discoteca a Mykonos, dice che una volta ha attraversato il confine nascosto nel bagagliaio di una macchina con altre due persone. Ognuno di loro ha pagato 250 euro. "Una ragazza che era con me nel bagagliaio ha cominciato a farsi prendere dal panico e voleva uscire dalla macchina mentre eravamo al confine. Ho dovuto calmarla. Il bagagliaio era così piccolo per noi tre, e non c’era abbastanza aria. Per fortuna non c’erano code alla frontiera e siamo passati velocemente", dice.

Aleksandar, il lavoratore dell’autonoleggio, ha già attraversato il confine a piedi e nascosto in un camion. Quest’anno potrebbe servire un metodo diverso. Ma per questo non si lamenterà. Sarà solo felice di tornare a casa dalla sua famiglia, finalmente. "Sarò a casa per il compleanno di mia figlia e cercherò di recuperare il tempo perduto in qualche modo", dice Aleksandar. Ma il maggio successivo, preparerà nuovamente le valigie e tornerà a Skiathos.

Agenzie

Negli ultimi anni gli annunci per posti di lavoro in Grecia sono diventati sempre più diffusi sui siti web macedoni e sui social network. Si offrono posizioni per camerieri, cameriere di sala, addetti alla cucina e molto altro ancora. Gli stipendi variano da 600 a 1.000 euro e possono includere o meno vitto ed alloggio.

Gli annunci sono pubblicati sia da agenzie macedoni che greche. Balkan Investigative Report Network si è messo in contatto con alcune di queste agenzie per capire come funziona. Ai giornalisti sotto copertura è stato richiesto un CV ed è stato spiegato che i datori di lavoro li avrebbero contattati per fare un colloquio via Skype, qualora fossero stati considerati lavoratori adeguati per svolgere la mansione richiesta ed il posto di lavoro fosse stato ancora disponibile.

"Quando si viene scelti per un posto di lavoro, si dovrebbe poi andare fino ad Atene, dove un dipendente dell’agenzia del partner greco vi attenderà e poi potrete organizzare il viaggio verso il luogo di destinazione finale", chiarisce una dipendente di un’agenzia che offre posti di lavoro in Grecia.

Le agenzie si prendono una "tassa di servizio", da parte dei dipendenti che ottengono un posto di lavoro attraverso di loro, di un massimo di 250 €.

Loro garantiscono il lavoro fino a tre mesi, tempo massimo che i macedoni sono legalmente autorizzati a rimanere in Grecia come turisti.

"Se poi un lavoratore vuole rimanere più a lungo, dipende tutto da lui. Se il datore di lavoro concorda sul fatto che rimanga a lavorare, non avrà alcun problema…" aggiunge la donna.

Marija, una 32enne, madre di due bambini e originaria di Skopje, ha lavorato per due estati come domestica sull’isola di Kos lasciando i suoi figli con il padre. Ha trovato il lavoro tramite un’agenzia macedone, pagando loro 100 € per il servizio. "Loro ti promettono le migliori condizioni, e finisci per fare le pulizia di 25 camere al giorno, lavorando almeno 12 ore", dice.

Quest’anno si è organizzata per andare a lavorare sull’isola di Skopelos attraverso un’agenzia greca. Il giorno prima di lasciar Skopje, però, l’offerta di lavoro è stata ritirata: "Volevano più soldi, perché c’erano un sacco di persone interessate al lavoro", dice lei.

 

Marija Mitevska è corrispondente per il servizio macedone di Radio Free Europe. Quest’articolo è stato prodotto grazie al programma Balkan Fellowship for Journalistic Excellence sostenuto da ERSTE Foundation e Open Society Foundations, in cooperazione con Balkan Investigative Reporting Network.

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta