Kosovo: se le minoranze rimangono a piedi

Lo scorso anno il ministero delle Infrastrutture del Kosovo ha ridotto le linee di trasporto umanitario. L’Osce ha reagito invitando le istituzioni a non privare le minoranze di un importante servizio di accesso ai diritti fondamentali come sanità e istruzione

27/03/2015, Violeta Hyseni Kelmendi - Pristina

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L'autobus umanitario (foto OSCE )

 

A seguito della soppressione di tutte le linee di trasporto umanitario, avvenuta nel settembre dell’anno scorso con una decisione del ministero delle Infrastrutture del Kosovo di introdurre cambiamenti all’interno di questo servizio pubblico, l’Osce ha reagito invitato le istituzioni kosovare a continuare ad assicurare i servizi di trasporto gratuito in modo che le minoranze e gli altri gruppi vulnerabili possano spostarsi liberamente e accedere ai vari servizi pubblici, inclusa istruzione, sanità e servizi erogati dall’amministrazione comunale.

L’Osce si è impegnata a prevenire la soppressione definitiva del trasporto umanitario attraverso una serie di attività di advocacy volte a sensibilizzare le istituzioni centrali. Come risposta a tale iniziativa, il ministero delle Infrastrutture ha indetto una gara d’appalto per l’affidamento dell’intero servizio di trasporto umanitario (costituito da 13 linee di autobus) per il periodo di un anno a partire dal gennaio 2015.

“Tuttavia, il monitoraggio condotto dall’Osce ha rivelato che almeno sei di queste linee sono tuttora inattive a causa dei ricorsi contro l’assegnazione degli appalti. Data la natura temporanea della nuova gestione di queste 13 linee, il futuro del servizio di trasporto umanitario resta incerto dopo il 2015“, ha spiegato ad OBC Fabiana Ortugno, consulente senior per le politiche in tema di minoranze presso la missione Osce in Kosovo.

L’autobus umanitario

Il programma del servizio di autobus umanitario venne instaurato in Kosovo dall’Unhcr al termine del conflitto del 1999 allo scopo di fornire alle comunità di minoranza un servizio di trasporto sicuro e gratuito, collegando villaggi e città isolate con grandi centri urbani delle diverse regioni del paese.

Come indicato nel rapporto dell’Osce, di questo servizio umanitario usufruisce principalmente la comunità serba e, in misura minore, quelle rom, bosgnacca, ashkali e egiziana, ma anche quella albanese presente nelle municipalità del nord (Mitrovica nord, Zvečan, Zubin Potok e Leposavić). La maggior parte dei beneficiari del trasporto gratuito appartengono alle seguenti categorie: rientranti, studenti, funzionari pubblici, anziani e insegnati.

“Il trasporto umanitario significa per questi cittadini innanzitutto la possibilità di godere dei diritti fondamentali in quanto facilita loro l’accesso ai servizi di base, così che tra i passeggeri sono soprattutto gli studenti e gli insegnati, i pubblici ufficiali, i disoccupati e/o pensionati che hanno bisogno di cure mediche e/o di assistenza sociale ed amministrativa, nonché i cittadini che devono spostarsi per poter usufruire dei vantaggi dell’ambiente socio-economico delle grandi città (banche, aziende di pubblica utilità e mercati, particolarmente importanti per gli agricoltori delle zone rurali), o semplicemente per visitare parenti ed amici”, spiega la rappresentante dell’Osce Fabiana Ortugno.

Linee di trasporto commerciali

Dal ministero delle Infrastrutture hanno confermato che il servizio di trasporto gratuito destinato alle comunità di minoranza continuerà a funzionare, seppur adattato ai bisogni attuali e alle risorse disponibili per questo programma. Tuttavia, l’anno scorso alcune linee di trasporto umanitario sono state soppresse e sostituite da quelle commerciali.

Alla nostra domanda di spiegare perché sia stata presa tale decisione, Xheme Veseli, capo del Dipartimento per il trasporto stradale presso il ministero delle Infrastrutture, ha risposto che i contratti di appalto di questo servizio, stipulati per un periodo di 12 mesi, erano scaduti.

“È in corso una nuova gara d’appalto per una parte di queste linee, indetta in base alla valutazione dei bisogni e alla disponibilità di risorse statali allocate per questa categoria”, ha spiegato Veseli, aggiungendo che le comunità di minoranza e gli altri gruppi vulnerabili non sono stati privati dei servizi di autotrasporto in nessuna area del paese.

“In tutte le municipalità dove è cessata l’attività del trasporto umanitario, esistono regolari linee commerciali che facilitano la libertà di movimento di tutti i cittadini kosovari, comprese le minoranze, le quali, quindi, hanno pieno acceso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e ad altri servizi pubblici“, ha precisato Veseli.

La preoccupazione dell’Osce

La situazione di incertezza creatasi intorno al futuro del progetto di trasporto umanitario minaccia di compromettere il progresso raggiunto nel periodo post-bellico nell’ambito dell’integrazione delle minoranze nelle istituzioni nazionali e locali, suscitando la preoccupazione dell’Osce, i cui ufficiali sostengono che la cessazione o riduzione del trasporto umanitario potrebbero avere un impatto negativo sull’accesso delle comunità di minoranza a servizi ed opportunità economiche.

 “La posizione espressa dall’Osce nella relazione sul proseguimento delle linee di trasporto umanitario è che l’attuale quadro giuridico non deve necessariamente continuare all’infinito, ma che prima di ridurre i servizi (attualmente obbligatori per legge), venga effettuata una corretta valutazione delle esigenze al fine di sviluppare una politica sostenibile dei trasporti speciali o sovvenzionati. Il monitoraggio Osce indica che un certo numero di comunità che continuano a fare affidamento su queste linee di autotrasporto per accedere ai servizi e diritti di base, sarebbero certamente influenzate se tutte le linee degli  autobus umanitari cessassero di funzionare ", sottolinea Fabiana Ortugno.

Secondo quando rilevato nell’indagine dell’Osce, le linee interrotte da parte del ministero delle Infrastrutture hanno escluso molti villaggi, in particolare abitati da comunità minoritarie ed altri gruppi vulnerabili, che rischiano secondo l’organizzazione internazionale l’isolamento nel caso questi servizi non venissero ripristinati. Inoltre, in alcune aree specifiche, la gente teme ancora per la propria incolumità e per questo la presenza di trasporti organizzati dalle istituzioni governative sarebbe importante.

L’Osce ha chiesto alle istituzioni kosovare di continuare ad implementare completamente l’attuale legislazione esistente in merito al trasporto delle minoranze; condurre una valutazione dei bisogni in modo da formulare proposte concrete per andare a sostenere le comunità più disagiate e favorirle, al pari degli altri cittadini del Kosovo, nella fruizione dei servizi; definire ed implementare una politica sostenibile di trasporti pubblici o sostenuti dal pubblico a favore di queste comunità.

Da parte sua, il ministro per le Infrastrutture del Kosovo, ha affermato che sta valutando tutte le richieste pervenute di nuove linee di trasporto, incluse quelle relative ad aree dove abitano minoranze. Ma anche se nessuno lo sta dicendo pubblicamente, i funzionari di Pristina sembrano spingere per l’utilizzo, da parte delle minoranze, dei trasporti commerciali, assieme alla comunità di maggioranza, per farle così emergere dal loro pluriennale isolamento.

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