Il grande esodo: la Bosnia Erzegovina si svuota

E’ un vero e proprio esodo, dagli esiti drammatici per il paese. Famiglie intere tentano l’espatrio. I primi a partire sono coloro muniti di titoli di studio, in particolare in ambito sanitario

31/03/2015, Mirha Dedić -

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(FLASHFLOOD®/fickr)

(Pubblicato originariamente da Slobodna Bosna il 5 marzo 2015, selezionato e tradotto da Le Courrier des Balkans e Osservatorio Balcani e Caucaso)

Sono sempre più le domande d’asilo politico depositate nei paesi occidentali da parte di cittadini provenienti dai Balcani. Secondo l’eurodeputata slovena Tanja Fajon il fenomeno potrebbe portare alla sospensione della liberalizzazione dei visti di cui beneficia, ad esempio, la Bosnia Erzegovina.

Secondo la Commissione europea, il numero di domande d’asilo politico nell’Unione europea e nell’area Schengen è in effetti in continua crescita: nel 2013 è stato raggiunto il numero record di 53.705 domande. Secondo dati recenti, nei primi nove mesi del 2014, vi sarebbe stata una crescita del 40% rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente.

Se l’attenzione dei media recentemente si è focalizzata sul Kosovo, dove in questi ultimi mesi almeno 50.000 suoi cittadini hanno intrapreso la strada verso l’Europa, la situazione non è certo migliore in Bosnia Erzegovina. Sempre più nostri concittadini se ne vanno all’estero per trovare una vita migliore.

Attualmente i bosniaci che emigrano lo possono fare legalmente. Sono le persone più istruite a tentare di fuggire dalla povertà. La disoccupazione in effetti raggiunge in Bosnia percentuali allarmanti. Secondo alcune stime il 30% dei giovani sarebbe senza lavoro, ma secondo l’Organizzazione mondiale del lavoro (ILO) la percentuale sarebbe del 59%. Per la Banca mondiale la Bosnia Erzegovina è uno dei paesi d’Europa dove è più difficile trovare lavoro e uno dei meno attraenti per le imprese. Ecco perché un numero crescente di medici e ingegneri decidono di trasferirsi in Germania, Austria, Svizzera o Svezia.

Fuga di cervelli

Un mese fa, l’ambasciatore inglese a Sarajevo, Edward Ferguson, ha lanciato l’allarme per la fuga di cervelli dal paese. A suo avviso in Bosnia Erzegovina vive molta gente di talento e brillante, ma non hanno la possibilità di lavorare. Per lui l’unica soluzione possibile è quella di riformare radicalmente il paese.

In Bosnia Erzegovina sono 538.558 le persone iscritte alle liste delle agenzie di collocamento, 391.942 nella Federazione e 146.616 in Republika Srpska. Di questi 66.969 sono reduci di guerra.

Per le autorità bosniache però non sembra una priorità trattenere i migliori specialisti nel paese, anche se per la loro formazione le istituzioni hanno investito milioni di euro. Al contrario, vengono stretti accordi con paesi dell’Europa occidentale per facilitare la partenza dei lavoratori più qualificati. L’anno scorso, grazie all’Agenzia del lavoro della Bosnia Erzegovina, hanno trovato lavoro all’estero 2300 persone. Ad esempio è stato pubblicato un bando per assunzioni di medici in Germania, ad un salario medio di 2000 euro al mese, cifra cinque volte superiore a quella corrisposta in Bosnia Erzegovina. Nel maggio 2013 le agenzie del lavoro tedesche e bosniache avevano sottoscritto un altro accordo per l’assunzione di personale medico per l’assistenza a domicilio. Per partire per la Germania bastava aver terminato la Facoltà di Medicina e parlare correttamente l’inglese. Siniša Veselinović, dell’Agenzia per l’impiego bosniaca, sottolinea che quest’accordo garantiva un salario iniziale di 1.900 euro lordi per il primo anno, che salivano a 2000 euro dopo aver passato un esame di abilitazione per l’aiuto a domicilio. E se un lavoratore riteneva che il datore di lavoro non rispettava il contratto, poteva ricorrere all’Agenzia del lavoro tedesca. In Germania più di 900 bosniaci già lavorano nel settore dell’assistenza domiciliare.

Le istituzioni di Sarajevo hanno sottoscritto accordi anche con la Serbia e la Slovenia. L’anno scorso 1700 bosniaci hanno trovato lavoro proprio in Slovenia in settori che vanno dai trasporti, all’edilizia, alla ristorazione e in ambito sanitario. 1000 bosniaci inoltre hanno trovato lavoro in Austria, a seguito della firma di un partenariato nel 2011.

I risultati di questa situazione sono che i migliori medici bosniaci lasciano il paese. Si stima che nel 2020 la Germania impiegherà 56.000 infermieri e 26.000 tecnici sanitari stranieri. E tra loro vi saranno sicuramente nostri concittadini.

In Bosnia Erzegovina il salario di un medico è di 650 euro. In Germania, chi è all’inizio della professione è pagato 4000 euro al mese che poi salgono sino a 6700 euro per gli specialisti con più di 12 anni di esperienza. Il nostro paese soffre già ora di penuria di personale medico. In alcune zone della Bosnia Erzegovina mancano cardiologi, anestesisti, pediatri, oculisti… Secondo un sindacato della Republika Srpska sarebbero ben 100 i chirurghi che l’anno scorso hanno lasciato il paese e mancherebbero ben 2000 infermieri. Secondo alcune stime la Bosnia Erzegovina sarebbe il quinto paese al mondo più toccato dalla fuga di cervelli, dopo la Serbia, Haïti, il Burundi e l’Algeria!

80.000 persone hanno già lasciato la Bosnia orientale

L’anno scorso, secondo l’associazione Unione per un ritorno sostenibile e l’integrazione in Bosnia Erzegovina – 68.000 persone hanno lasciato in via definitiva la Bosnia. Sono dati però parziali, che si riferiscono esclusivamente alle regioni del nord-ovest e del sud-est del paese. Se nel XX secolo erano in particolare gli uomini a partire, ora partono famiglie intere.

“Abbiamo effettuato la nostra ricerca in 52 comuni con l’aiuto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). La situazione è drammatica in tutta la Bosnia orientale. Da Zvornik, Milići, Bratunac, Rogatica e Nova Kasaba, sono partite per l’Unione europea 80.000 persone. La maggior parte di loro sono restati solo 3 mesi, ma 30.000 sono riusciti ad ottenere un visto”, sottolinea Dženan Masetić, uno dei membri dell’associazione.

La situazione è molto preoccupante anche nel Cantone 10. Molti infatti stanno lasciando Livno, Tomislavgrad e Glamoč, in particolare appartenenti alla comunità croata in possesso del doppio passaporto.

Numerosi sono anche coloro i quali se ne vanno dopo essere rientrati dopo il conflitto. La maggioranza dei serbi rientrati ad esempio a Grahovo ha deciso di emigrare in Serbia o in paesi dell’Unione europea. “Se continuiamo a questi ritmi, la Bosnia orientale presto si svuoterà. Per esempio, la maggior parte degli abitanti di Čajniče adesso sono in Danimarca. Secondo le nostre stime in questi ultimi 20 anni, dopo la fine della guerra, 200.000 cittadini bosniaci hanno lasciato il paese”.

La sola città i cui abitanti stanno aumentando è Goražde, una regione dove la situazione economica è migliore che nel resto del paese. Ma se la tendenza non s’invertirà la Bosnia si troverà ad affrontare una vera e propria catastrofe demografica. Da qui ad una ventina d’anni il numero di medici ed infermieri potrebbe diminuire dell’80%.

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