Macedonia: tappa verso la fortezza Europa

E’ pieno di insidie e tragedie il viaggio della speranza dei migranti verso l’Unione europea. In quest’approfondimento i 200 chilometri che attraversano la Macedonia

30/06/2015, Ilcho Cvetanoski -

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Migranti a Kumanovo - (TekstPetersen/flickr)

“I rifugiati sono persone come le altre, come voi e come me. Conducevano delle vite ordinarie prima di doversi spostare, e il loro sogno più grande è poter tornare a vivere normalmente”, ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, lo scorso 20 giugno.

Della strada che i migranti provenienti da Siria, Afghanistan, Pakistan o da nazioni africane percorrono verso l’Europa, lunga migliaia di chilometri, i duecento che attraversano la Macedonia sono particolarmente estenuanti e pericolosi.

Da anni la Macedonia è, e continua ad essere, un paese di transito per i migranti che sognano di arrivare nell’Unione Europea. Ma solo dopo un servizio televisivo andato in onda sul britannico Channel 4, dove si è affermato che “gruppi di centinaia di migranti sono trattenuti in Macedonia da una banda di sequestratori”, il loro destino è tornato ad essere oggetto dell’attenzione dei media locali e delle ONG. Secondo il servizio televisivo circa 300 migranti erano chiusi a chiave e tenuti in ostaggio in una casa situata su territorio macedone, “dalle stanze piccole e dalle finestre oscurate”. Se volevano continuare il loro viaggio verso i confini dell’UE erano forzati a pagare tra i 500 e i 1000 euro di riscatto. “La casa era pattugliata da guardie armate 24 ore su 24. I pestaggi erano frequenti e il cibo scarso”, ha raccontato una delle persone rinchiuse che è riuscita a scappare.

Una delle principali ragioni che ha portato a queste drammatiche violazioni dei diritti umani dei migranti è stata la legge sulla richiesta di asilo in vigore sino a poche settimane fa e per fortuna – dopo la grande pressione del pubblico, degli attivisti per i diritti umani e delle ONG – modificata dal governo lo scorso 18 giugno.

Secondo la vecchia legge, i migranti non avevano il permesso di usare il trasporto pubblico e i cittadini non potevano offrire loro passaggi a meno che non avessero fatto richiesta di asilo. Non essendo però la Macedonia la loro destinazione finale, i migranti erano recalcitranti a farlo. Temevano che facendo richiesta in Macedonia, sarebbero poi svanite, o diminuite, le possibilità di ottenere asilo nell’UE. Sotto queste circostanze, l’unica soluzione rimasta loro era il transito illegale attraverso il paese, che li rendeva vulnerabili a gruppi criminali e ai pericoli lungo la strada.

La nuova normativa permette ora ai migranti di fare richiesta di asilo temporaneo, direttamente al confine o nella stazione di polizia più vicina.

I 200 chilometri più lunghi

Fino ad ora, tre erano le vie per attraversare il paese. La prima era seguire il tracciato della ferrovia dal confine meridionale con la Grecia verso nord, fino al confine con la Serbia. Fino ad oggi questa rappresenta la via più pericolosa: secondo quanto riportato dai media, dal gennaio 2015 almeno 28 persone sono morte investite dai treni. Due mesi fa, vicino alla cittadina di Veles, sono stati 14 i migranti migranti, che facevano parte di un gruppo di circa 40 persone, che sono stati investiti da un treno mentre camminavano lungo i binari. Questo incidente è il più grave sino ad ora registrato.

Stanchi, ignari della configurazione del terreno, o semplicemente addormentatisi sulla ferrovia: i treni erano un incubo costante e molti migranti hanno terminato tragicamente il loro viaggio sui binari. “Guidare il treno qui è diventato un incubo… Spesso, mi sveglio di notte, sudando, dopo aver sognato di avere investito qualcuno”, commenta Daniel, un macchinista a un giornalista di BIRN, mentre riavvia lentamente il treno dopo la fermata nella stazione della città centrale di Veles. “Stiamo andando a 30 chilometri orari”, dice Daniel, “anche se normalmente, in questo punto avremmo già raggiunto i 60, se non addirittura gli 80. Se aumentiamo la velocità, rischiamo di colpirli. Se guidiamo però troppo lentamente, rischiamo che alcuni di loro saltino a bordo.”

La seconda opzione è pagare i trafficanti che traggono guadagno dalla disperazione dei migranti. Questo, però, li lascia vulnerabili alle bande di criminali, come è avvenuto nel caso riportato da Channel 4. Qualche settimana fa, la polizia ha scoperto 160 migranti in un vagone ferroviario sigillato a Skopje. Avevano pagato 50 euro a testa per essere trasportati dalla Grecia alla Serbia.

Nei gironi scorsi inoltre la polizia ha arrestato 12 persone e ne sta cercano altre 5 sospettate di traffico illegale di persone. In perquisizioni condotte in 11 case nei paesi alla periferia di Kumanovo la polizia ha trovato circa 150 migranti, tra cui un bambino di un anno e mezzo. Secondo le autorità i trafficanti, 16 originari della Macedonia e uno del Bangladesh, facevano pagare tra i 600 e i 1000 euro a testa. Durante la ricerca, le autorità hanno inoltre requisito due pistole e circa 20.000 euro in contanti. “Il numero di rapine fatte ai migranti è in costante aumento. Nei primi cinque mesi di quest’anno sono stati riportati 12 furti, metà dei quali avvenuti nell’area di Kumanovo”, dichiara il Ministro dell’Interno Mitko Cavkov. Facendo un paragone, sono stati otto i furti ai danni dei migranti registrati nell’intero arco dello scorso anno.

L’ultima via, la più popolare negli ultimi mesi, prima che la legge venisse modificata, era attraversare la Macedonia in bicicletta. Secondo la legge, infatti, i migranti non potevano fare uso dei mezzi pubblici. Ciò non impediva loro, tuttavia, di camminare fino alla loro meta. Vedere i migranti “pedalare verso una vita migliore” era diventata una scena quotidiana.

La Madre Teresa dei giorni nostri

Ci sono stati alcuni ufficiali di polizia sospettati di essere coinvolti nel traffico di persone, ma nella maggior parte dei casi la polizia ha chiuso un occhio o ha addirittura aiutato i migranti ad attraversare il paese per le vie più sicure. Ciononostante non è mai stato previsto nessun tipo di aiuto organizzato a livello statale. Se le autorità statali sono state cieche e indifferenti di fronte alle difficoltà dei migranti, non lo sono state, però, le persone comuni.

Lence Zdravkin, di Veles, definita da alcuni media come la Madre Teresa dei giorni nostri, ha aiutato i migranti che passavano per casa sua. Vive infatti di fronte alla stazione centrale di Veles, da qualche anno sulla rotta principale del transito migratorio, e non poteva rimanere indifferente di fronte alla sofferenza dell’umanità che le passava davanti. Per più di un anno, prima che qualsiasi grande canale di informazione fosse a conoscenza o raccontasse dei problemi dei migranti in Macedonia, ha aiutato i migranti offrendo cibo, da bere, assistenza medica e un posto in cui dormire.

Lence ora commenta positivamente la nuova legge sull’asilo che permetterà ai migranti di ottenere un asilo temporaneo di 72 ore, tempo sufficiente per attraversare legalmente il paese. Con le modifiche apportate, infatti, viene riconosciuto loro il diritto di usare trasporti pubblici, treni e autobus per raggiungere la loro destinazione.

“Ripensando a tutte le storie e le difficoltà delle persone che sono passate in questa casa, posso solo dire che è nostro dovere aiutarli. Ricordo che una famiglia mi ha raccontato di aver perso tutti i figli, uccisi in Siria, o il caso di una famiglia che era stata divisa e che abbiamo aiutato a riunire. Ci sono molte vicende di questo tipo, mi ci vorrebbe una settimana solo per raccontarle tutte”, racconta Lence. Dalle storie che ha ascoltato, conferma anche lei il fatto che molte persone stanno sfruttando le difficoltà dei migranti per trarne un profitto personale. “Vengono derubati, attaccati e picchiati dalle bande.”

Il governo macedone, travolto dalla crisi politica, dalle proteste e dagli attacchi a Kumanovo, si è completamente dimenticato, o ha ignorato, i problemi dei migranti. Suad Missini, un attivista per i diritti umani, ha protestato con lo sciopero della fame di fronte al parlamento per alcuni giorni, richiedendo l’applicazione urgente delle modifiche alla legge sull’asilo e delle misure concrete annunciate pubblicamente dal ministro dell’Interno per salvaguardare la vita, la sicurezza e i beni dei rifugiati in transito in Macedonia. Suad ha inoltre chiesto la liberazione immediata di tutti i rifugiati e i migranti detenuti nel centro di Gazi Baba, oltre che l’immediata chiusura del centro stesso. Due delle tre richieste sono state accolte e realizzate, ma l’ultima è ancora una questione aperta.

Il tema era stata sollevata anche alcuni mesi fa, durante la presentazione presso le Nazioni Unite da parte della Macedonia del terzo rapporto periodico sull’applicazione delle disposizioni della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti.

Il Centro di ricezione per stranieri di Gazi Baba, situato nella capitale Skopje, è una struttura in pessime condizioni ed una delle istituzioni più problematiche del paese. Un esperto di diritti umani, dopo la visita al centro, ha riportato che “i richiedenti asilo sono tenuti in stanze scure e fatiscenti. Bambini non accompagnati vengono messi nelle stesse stanze degli adulti e sono lasciati a loro stessi. Il centro presentava dormitori eccessivamente sovraffollati con, alle volte, fino a 200 persone in più; i letti erano pochi e molti erano costretti a dormire per terra senza un materasso. Non mancavano rapporti di violenze tra i migranti, scontri tra diversi gruppi e una serie di accuse di maltrattamento a carico del personale del centro”.

“Il centro è stato parzialmente ristrutturato. E’ stato tinteggiato e sono state adottate misure per migliorare i servizi igienici”, ha dichiarato a proposito Ilija Ristovski, Segretario di stato al ministero della Giustizia, sottolineando che il governo è alla ricerca di un’altra struttura che possa essere usata come centro di ricezione e possa soddisfare tutti gli standard internazionali in materia.

Fortezza Europa

Secondo dati ufficiali, nel 2012 vi sono state 638 persone che hanno fatto richiesta di asilo i Macedonia ed a nessuna è stato concesso. Nel 2013 la Repubblica di Macedonia ha ricevuto 1323 richieste, di cui ancora nessuna è andata a buon fine. Nel 2014, delle 1246 richieste inoltrate, 11 persone provenienti dalla Siria hanno ottenuto l’asilo e una persona dall’Ucraina è stata messa sotto protezione sussidiaria.

Il ministro dell’Interno Mitko Cavkov ha dichiarato che il numero dei migranti è triplicato nel 2015 se si considera come riferimento l’anno precedente. 2000-3000 persone entrerebbero in Macedonia quotidianamente.

Questa, tuttavia, non è la fine delle difficoltà e delle sofferenze dei migranti sulla strada verso l’UE. Forse quei 200 chilometri, ora, sono più sicuri e possono essere percorsi più velocemente. Tuttavia, tenendo a mente le ultime informazioni provenienti dall’Ungheria, secondo le quali il governo ha ordinato la chiusura del confine nazionale ed europeo con la Serbia e la costruzione di un muro lungo la frontiera per impedire l’accesso ai migranti, ci troveremo di fronte ad altre tristi storie di vite che si dovranno scontrare con il muro della Fortezza Europa.

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