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Romania, spettatrice della rotta balcanica
Confina per centinaia di chilometri sia con la Serbia che con l’Ungheria. La Romania non è per ora paese di transito per le migliaia di persone in fuga dal Medio oriente. Ma potrebbe diventarlo
La Romania ha recentemente annunciato che adotterà misure speciali nel contesto della crisi umanitaria migratoria attualmente in atto.
Il governo di Bucarest avrebbe infatti deciso di aumentare i sussidi giornalieri destinati ai rifugiati ed aumentare i controlli di sicurezza alle frontiere. Ad esporre le nuove misure è stato Gabriel Oprea, vicepremier alla guida del Comitato Nazionale per le Situazioni Speciali di Emergenza. I controlli romeni per 2070 km rappresentano la frontiera esterna dell’UE. Tra questi 546 chilometri di confine con la Serbia.
Il primo ministro Ponta è intervenuto sulla questione solo di recente, dichiarando che sono aberranti le posizioni espresse da qualche politico romeno, tra cui l’ex presidente Traian Băsescu, di chiudere le frontiere e non ricevere eventuali rifugiati per poi aggiungere che "il governo non sta con le mani in mano, siamo preparati".
La Romania è uno dei paesi più poveri dell’Unione europea e non è per il momento una destinazione per le migliaia di persone che ogni giorno transitano nei paesi vicini. Tra l’altro la Romania – come ricordato ai suoi concittadini dallo stesso Ponta – è ancora oggi un paese di migrazione verso altri paesi europei: negli ultimi vent’anni quasi 3 milioni di romeni hanno scelto di andare a vivere in altri stati dell’UE.
Accoglienza
Già mesi fa le istituzioni europee avevano chiesto alla Romania di adoperarsi per ospitare 2632 persone ma ad oggi il paese dispone di soli 950 posti nei centri di accoglienza, già occupati per un 20% (circa 200 persone).
Per far fronte invece alle nuove emergenze migratorie, le autorità romene considerano sia necessario aumentare i posti a disposizione nei centri di Galați, Rădăuţi e Maramureș; ammodernare i centri di Bucarest e Giurgiu e costruire un nuovo centro a Timișoara, che potrebbe avere una capacità di oltre 1000 posti.
Secondo quanto dichiarato a Radio Europa FM dal consigliere presidenziale per le politiche europee, Leonard Orban, l’UE chiederà di ospitare i primi rifugiati da novembre. Secondo Orban (un ex commissario europeo) in Romania arriveranno circa 1700 persone, in più tappe, che saranno distribuite in 6 centri d’accoglienza. Per ogni rifugiato la Romania riceverà dall’UE, sempre secondo Orban, 6000 euro. "Chi non avrà diritto all’asilo non potrà restare", ha aggiunto il consigliere presidenziale. Lo stesso Orban ha tenuto precisare che a suo avviso la Romania non è preparata a ricevere profughi, che i soldi garantiti dall’UE non sono sufficienti ma che ha assunto questo impegno per essere solidale con altri paesi dell’Unione.
Il governo ha anche annunciato di voler aumentare il sussidio giornaliero per il cibo a favore dei richiedenti asilo: da 3 a 10 lei, 2,20 euro (i media locali hanno subito sottolineato in modo polemico come si tratti della stessa cifra spesa per un cane randagio vaccinato e accolto in un canile). I richiedenti asilo in Romania inoltre ricevono per acquistare vestiti estivi 67 lei (circa 15 euro), per l’inverno 100 lei (22 euro). Meno di un euro e mezzo al giorno invece (6 lei) per “trasporto, servizi culturali e prodotti di igiene personale”. A Bucarest una corsa con l’autobus costa 1,3 lei.
In questo contesto, purtroppo, c’è anche da sottolineare il coinvolgimento di numerosi cittadini romeni nelle reti di trafficking lungo la rotta balcanica. Solo negli ultimi giorni del mese di agosto ben 27 cittadini romeni sono stati arrestati in Ungheria con l’accusa di traffico di persone ed altri due in Austria, guidavano camion che trasportavano profughi. I dati sono stati forniti dal ministero degli Esteri romeno.
Reazioni
Il ministro degli Esteri romeno, Bogdan Aurescu ha dichiarato ieri che "le soluzioni per il problema dell’immigrazione devono essere trovate alla sua fonte, nei paesi di origine, perché soluzioni di tipo unilaterale o nazionale non possono portare a risultati durevoli, così come nemmeno la distribuzione di quote di profughi tra gli stati dell’UE non è sufficiente a dare risposte adeguate al problema".
Sulla stessa linea molti analisti politici sui media romeni che hanno sottolineato in queste settimane che il problema non può essere risolto se tutt’attorno all’Europa vi sono regioni in conflitto che generano insicurezza e migrazioni in massa. Dure critiche inoltre all’UE sulla stampa: queste ultime vengono accusate di mancanza di una visione comune e di una politica che sia in grado di anticipare le grandi sfide che si pongono in chiave di sicurezza.
Che il sistema Schengen rischi di essere una vittima collaterale nella crisi dei migranti ne è convinto Mircea Geoană, ex ministro degli Esteri romeno, che spiega ai microfoni della sezione romena di Radio France International che vi è il concreto rischio che alcuni paesi istituiscano nuovamente il controllo nazionale alle frontiere. Geoană si chiede come sia stato possibile che la Romania sia stata tenuta alle porte dello spazio Schengen quando "noi siamo in realtà uno degli attori che più può collaborare ad uno spazio Schengen più protetto”.
Andando oltre le posizioni più estreme, di chi ad esempio grida ad "un’invasione musulmana dell’Europa cristiana", si fa sempre più spazio la voce di chi, in Romania, si sta mobilitando per accogliere e raccogliere sostegno a chi sta scappando dalla propria terra per salvare sé ed i propri famigliari.