Grecia, Tsipras sfida gli oligarchi sulle frequenze tv
Ridefinire il settore tv, oggi segnato da confusione, concentrazione di proprietà e conflitti di interessi. Questo l’obiettivo del nuovo governo Tsipras con un disegno di legge ad hoc. Ma non mancano le polemiche
"Con il disegno di legge presentato in parlamento, si avrà la piena trasparenza nelle frequenze televisive". Questo lo slogan con cui il governo Syriza-Anel si appresta a mettere mani ad un settore, quello delle telecomunicazioni, oggi praticamente senza norme.
“Tsipras contro gli oligarchi”, si potrebbe sintetizzare. Ecco come cambierà il sistema radiotelevisivo con la nuova legge sulle licenze tv, fino ad oggi concesse a pochi noti e a canoni irrisori: il decreto prevede limiti alle licenze, parametri su target europei e una normativa che limiti i conflitti di interesse. Sino a ieri i proprietari delle maggiori reti private lo erano anche di radio e squadre di calcio, insieme ad armatori e realizzatori di lavori pubblici. Insomma, un quadro confuso e spesso fuori dalle logiche europee, che Alexis Tsipras promette di sanare, anche se non mancano le polemiche sui tempi di consegna della bozza.
Il progetto di legge
Il progetto legislativo prevede un vademecum di regole di concorrenza, trasparenza e corretto funzionamento dello spazio di trasmissione: è la prima volta in 25 anni che l’attuale disegno di legge per i media, depositato due giorni fa e da ieri in discussione nel parlamento di Atene, intende fare ordine nella controversa materia. Le licenze per ogni stazione televisiva (tra le cinque e le otto) saranno conferite dalla ESR (una società a responsabilità limitata nata per lo sviluppo della rete digitale terrestre) dopo un concorso internazionale, la cui partecipazione richiede canoni fiscali, assicurativi e la necessaria copertura bancaria, ovvero essere in regola con tasse ed eventuali debiti, dal momento che molte sono oggi le testate televisive e giornalistiche altamente esposte con l’erario.
La trasparenza, secondo fonti di Syriza, si tradurrà innanzitutto nella registrazione dell’identità degli azionisti: per ogni singolo caso di società registrate in Grecia e di azionisti con quota superiore all’1% per le società con sede in paesi terzi. In questo modo il governo punta ad eliminare completamente il rischio off-shore nella proprietà dei media e la conseguente concentrazione in poche mani, come avviene oggi. A ciò si aggiungerà l’obbligo di criteri di opportunità e di metodo per la concessione delle licenze. Il governo procederà all’istituzione del Centro nazionale per gli audiovisivi e del Registro di Comunicazione e Business di media elettronici, modificando le disposizioni presenti nell’attuale normativa (la 4070/2012) che non risolve la questione dei conflitti di interessi.
Su questo specifico punto la speaker del governo, Olga Gerovasili, si è fatta più volte portavoce negli ultimi giorni della direttrice di marcia seguita dall’esecutivo: approvare la legge sulle frequenze "al fine di ripristinare un contesto pulito e trasparente, per la gestione di un bene pubblico".
A dimostrazione di una reale discontinuità, e contro eventuali rischi di aggiramento della norma, l’esecutivo ha espresso la volontà di ridurre il numero delle licenze per "adattarle alle condizioni del mercato greco". Le difficoltà parlamentari e politiche, però, non mancano. Il disegno di legge conta 300 pagine, che i membri della commissione stanno leggendo in tutta fretta per essere a conoscenza di tutti gli elementi, come quelli delicatissimi sugli equilibri tra richiedenti e potenziali concorrenti anche esteri che tentino di aggirare il conflitto di interessi.
Non mancano le polemiche
Nella seduta preliminare la tensione si è fatta alta, con il deputato di Syriza Stathis Panagoulis che ha lasciato la sala assieme alle opposizioni in segno di protesta contro le procedure adottate dalla commissione. "Ieri siamo stati informati via email della riunione”, ha dichiarato Panagoulis ai giornalisti, “e oggi un quarto d’ora prima di iniziare il nostro incontro ci è stata inviata una proposta di legge di 342 pagine". In segno di protesta contro un procedimento che definisce "inaccettabile", il deputato del partito di governo ha quindi deciso di abbandonare i lavori.
Getta acqua sul fuoco il ministro per le Comunicazioni Nikos Pappas, uno dei più stretti collaboratori di Tsipras, secondo cui nessuno è stato colto di sorpresa, dal momento che la bozza del disegno di legge era stata inviata per una prima visione già nel mese di agosto. Ma le polemiche non si placano, anche sul merito della riforma. I conservatori di Nuova Democrazia puntano il dito contro la diminuzione delle frequenze, come sostenuto dal relatore in commissione Lefteris Avgenakis, che ha definito l’azione del governo "un quadro soffocante". Proprio alla voce pluralismo spicca la richiesta del presidente della Commissione, Ianis Kafantari, che ha chiesto al governo di evitare la presentazione degli emendamenti. Un passaggio che ha suscitato la reazione delle opposizioni, desiderose di influenzare il progetto di Tsipras: nell’ordine, hanno protestato Ioannis Gioka del Partito comunista ellenico (che ha chiesto spiegazioni sulla fretta del governo) e Iorgos Amyras di “Potami”, secondo cui ci sono "disposizioni irrilevanti" nel disegno di legge.
Conflitto di interessi
Attualmente il sistema radiotelevisivo greco è in mano a tre famiglie: Bobolas, Alafouzos e Lambrakis. Iorgos Bobolas ha interessi nell’edilizia, nell’energia, nei media e nei programmi di difesa. E’ poi il fondatore del quotidiano Ethnos e della Pegasus Publishing, che possiede il canale televisivo Mega Channel e la piattaforma satellitare Nova. Mega Channel fu fondato nel 1989 assieme agli imprenditori Tegopulos, Vardinoyannis (già patron della squadra di calcio ateniese del Panathinaikos), Lambrakis, Alafouzos, e fu la prima azienda dotata della licenza per operare come stazione televisiva privata. Da quando, nel 2009, fu presentata la prima timida legge sui trust, Bobolas fondò la società DOL, azienda a conduzione familiare di cui deteneva solo l’11,23%. Le restanti azioni, però, erano controllate dai figli.
Aristides Alafouzos è proprietario del canale tv Skai, ma le sue radici imprenditoriali sono come armatore: possiede infatti sei compagnie di navigazione sotto il controllo della società-madre Argonautis che controlla Shell Sea, Sea Pearl Enterprises, Zenith Maritime, Corporation Bigael, Kyklades marittime. Alafouzos possiede il quotidiano Kathimerinì, le stazioni radiofoniche Melody e RED 96,3. Per finire la famiglia Lambrakis, il cui capostipite è scomparso cinque anni fa, possiede i principali quotidiani To Vima, Ta Nea e Vima FM radio, oltre a partecipare al canale Mega.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto