Grecia, i rifugiati e la crisi
Continuano ad arrivare, e a morire in mare, i rifugiati che attraversano l’Egeo per raggiungere le coste greche. E ora la questione migranti si intreccia anche con i difficili negoziati sul debito ellenico
Da un lato il primo trasferimento di migranti dalla Grecia in Lussemburgo, solo una goccia nel mare purtroppo; dall’altro le continue morti, con ancora protagonisti bambini, che scuotono la Grecia e in modo particolare l’isola di Lesbo, le cui acque hanno sempre più l’aspetto di un vero e proprio cimitero umano.
Non si placa la crisi dei rifugiati nell’Egeo, con arrivi praticamente continui nell’isola che diede i natali alla poetessa Saffo nel VII secolo avanti Cristo. Pochi giorni fa nuovo record, con ben 25 gommoni giunti in appena venti ore e con una nuova conta dei morti tra cui altre piccole vite, mentre lo sciopero nazionale dei portuali di fatto ha bloccato per alcuni giorni gli spostamenti dei migranti e mentre il governo Tsipras vorrebbe che Bruxelles ricompensasse (tramite un taglio del debito) la disponibilità di Atene nella gestione della crisi rifugiati.
Il ruolo turco
Nei giorni scorsi, proprio mentre trenta persone provenienti da Siria e Iraq, venivano trasferite da Atene al Lussemburgo nel quadro del piano UE per condividere il peso della crisi dei rifugiati, in Grecia giungevano il presidente del Parlamento europeo Martin Schultz, il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos e il ministro degli Esteri lussemburghese Jean Asselborn (presidenza di turno del Consiglio Ue). Il premier Alexis Tsipras, in occasione di una cerimonia ufficiale con il gruppo che ha fatto rotta in Lussemburgo, ha messo l’accento sul ruolo della Turchia e sulle strategia di cooperazione per fermare l’emorragia di esseri umani e collaborare alla loro accoglienza. "La Grecia non è il punto di ingresso sulla rotta dei profughi dalla Siria verso l’Ue. Il vero cancello è la Turchia, il nostro vicino".
L’obiettivo, secondo il premier ellenico, "è passare dai ricollocamenti ai reinsediamenti". Si tratta secondo il capo del governo della soluzione meno pericolosa per i profughi e più efficace in quanto ha alla base proprio la cooperazione Ue – Turchia, "in modo che il processo di identificazione e ricollocamenti inizi già sulle coste turche". Tsipras si mostra comunque consapevole che questo primo viaggio dei trenta è solo una goccia nell’oceano di fronte ai numeri imponenti degli ultimi mesi, "ma vogliamo che questa goccia diventi un ruscello e un fiume di responsabilità e solidarietà condivisa".
Ancora naufragi
Il bilancio di vite spezzate purtroppo non si ferma. L’ultimo tragico aggiornamento risale a poche ore fa, quando quattordici persone, tra cui sette bambini, sono morti annegati mentre tentavano di raggiungere le coste greche dalla vicina Turchia. A Mitilene, una delle isole obiettivo di chi attraversa il mare, erano giunti in visita il premier greco insieme a Schulz: i due sono stati accolti da una protesta pacifica e simbolica da parte di un gruppo di migranti che ha occupato il municipio dell’isola, chiedendo aiuto e sostegno per raggiungere il nord Europa.
Anche a Lesbo l’emergenza non cessa di essere tale, come dimostrano le difficoltà ormai croniche del primo cittadino Spyros Galeno. Il sindaco non solo deve tentare di organizzare lo smistamento dei migranti provenienti di Siria e Iraq, ma ora ha un altro problema: non sa dove seppellire i cadaveri recuperati dal mar Egeo. Al momento nell’obitorio della cittadina ci sono cinquanta salme senza luogo di sepoltura. Per questo il sindaco ha avviato le pratiche per ingrandire il cimitero locale, ma non è un’operazione che si potrà concretizzare in pochi giorni.
Analisi
"La Turchia sta giocando un ruolo significativo in questa partita con i rifugiati", dichiara all’ Osservatorio Balcani Caucaso l’analista Vasilis Dalianis, esperto di questioni europee per il magazine greco Proto Thema. La sua tesi è che il presidente turco Recep Tayyp Erdoğan stia utilizzando la crisi profughi. Erdoğan cercava il sostegno dell’UE prima delle elezioni in Turchia al fine di provare agli elettori "kemalisti" che il governo del suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) non sta portando la Turchia lontano dall’Europa. Per questo sia Jean Claude Juncker che Angela Merkel gli hanno "offerto un dono di pubbliche relazioni" ma solo perché l’Ue, come entità politica, e la Germania come il più importante Stato dell’Ue, hanno paura della crisi dei rifugiati.
Come ha detto il presidente Juncker nel Parlamento europeo “in una dichiarazione scioccante”, l’Unione non dovrebbe premere sulla Turchia per le questioni relative ai diritti umani, perché la stessa Ue dipende dalla Turchia per risolvere il tema dei rifugiati. "Si tratta di un assegno in bianco", sottolinea critico Dalianis.
Scambio migranti-haircut?
La Grecia, già azzoppata dalla crisi economica, sta portando di fatto un peso superiore alle sue forze. In questo il premier Tsipras punta a convincere gli elettori greci che si sta comportando da "vero combattente" e, precisa Dalianis, intende recitare un ruolo di primo piano nella crisi dei migranti al fine di modificare il calcolo politico per le regole di salvataggio dell’economia greca o per una riduzione del debito.
"Dal mio punto di vista, si tratta di una vera sciocchezza. Il presidente Juncker, in una seduta plenaria del Parlamento nello scorso luglio, si era detto a favore di un’interpretazione più flessibile del Patto di stabilità e di crescita per quegli Stati membri che avessero fatto uno sforzo straordinario per far fronte ai costi di ricovero e gestione dei rifugiati. Ma non della Grecia, perché Atene è sotto il controllo del cosiddetto Six-Pack". Secondo Dalianis un’interpretazione più flessibile del Patto potrebbe essere applicata solo agli stati membri che possono pagare di più per i disavanzi come Italia, Austria e Francia. Non alla Grecia. "Per cui Tsipras non sta dicendo la verità e cerca nell’Ue solo un capro espiatorio".